Luca Guercilena: «Trek Segafredo, un gruppo vincente»

di Alessandro Brambilla

Il Gruppo Trek Segafredo ha come general manager un quarantottenne dinamico e sapiente: Luca Guercilena. Giusto definirlo “Gruppo” in quanto hanno catalogazione World Tour sia i professionisti uomini che le donne.
«Tra corridori, funzionari, meccanici, direttori sportivi, massaggiatori, meccanici e incarichi vari gestisco qualcosa come 105 persone - sottolinea Luca -: cioè una vera azienda. Il mio incarico richiede grande impegno».   
Lei è stato anche commissario tecnico della nazionale della Svizzera. Che esperienza è stata da “avversario” dell’Italia?
Magnifica! Quattro anni bellissimi in cui ho vinto da ct anche l’oro olimpico della crono di Rio con Cancellara. La Svizzera è una nazione più piccola dell’I­talia e ha meno abitanti della Lombardia. Di conseguenza la Fe­de­razione elvetica ha una struttura più snella rispetto alla nostra. Una struttura comunque ben organizzata».
Oltre a Fabian Cancellara, qual è il più grande campione che ha gestito tra Ma­pei, Leopard e gli atri team poi confluiti nella Trek Segafredo?
«In effetti Cancellara è quello che mi sono goduto al 100 % fin da quando aveva 17 anni e correva tra gli juniores. Inizialmente gli prestavo assistenza come tecnico del Mapei Sport, poi col trascorrere degli anni gli ho fatto da direttore sportivo e manager. Ogni passo della sua carriera da junior in poi è legata a me. Riguardo gli altri campioni che ho gestito per periodi più limitati metto in primo piano Paolino Bettini come italiano e naturalmente aggiungo Alberto Contador come straniero».
Nella gestione Trek Segafredo ha un grosso vantaggio: è stato corridore, preparatore, direttore sportivo, team manager e ge­neral manager. Conosce ogni aspetto del ciclismo.
«Diciamo che quello in cui sono andato meno bene è da corridore. Riguardo i nostri, la squadra maschile è più difficile da gestire ma si tratta solo di un fattore numerico. Abbiamo 31 uomini e 14 donne».
Avete un grosso merito: il coinvolgimento nel ciclismo in grande stile di un brand come Pirelli.
«Dà prestigio alla nostra squadra: e già da diversi anni ci forniva i pneumatici. Da quest’anno Pirelli ha uno spazio superiore, compare sui pantaloncini, sui berretti premiazione e altro. È un attestato di fiducia che una grande multinazionale ci dà».
Vi manca Vincenzo Nibali?  
«È un grande campione e i suoi meriti atletici e morali sono indiscutibili. Pe­rò noi ora abbiamo impostato le strategie in modo diverso, per cui non ci man­ca. Auguriamo a Vincenzo altre belle soddisfazioni nel ciclismo».
A livello internazionale vanno per la maggiore Pogacar, Van Aert, Van der Poel, Roglic e per le cronometro Ganna. Alla sua Trek Segafredo forse manca l’uomo faro…
«Però abbiamo un corridore co­me Ja­sper Stu­y­ven che l’anno scor­so ha vinto la San­remo che è un immenso monumento. E poi Mads Pedersen, già vincitore del Mondiale su strada. Sap­piate che entro 2 o 3 anni si vedrà il vero va­lore del nostro ragazzo danese. No­nostante la vittoria nel Campionato del Mondo 2019, Pedersen le sue vere qualità nelle classiche in linea non le ha ancora mostrate. Mads sarà la vera rivelazione dei prossimi anni, può scalare diversi gradini nella scala dei valori. Riguardo la vera rivelazione, pe­scando tra i corridori che ancora non godono di grandissima notorietà, ho molta fiducia nello statunitense Quinn Simmons. È della leva 2001, si farà valere. E poi c’è Antonio Tiberi, pure lui del 2001, in bella crescita».
È più veloce Stuyven o Pedersen ?
«Negli sprint molto affollati Pedersen è meglio, tuttavia Stuyven con successi del calibro della Het Nieuwsblad ha dimostrato punte di velocità e istinto da killer notevoli. Jasper è da temere sempre».
Nel 2021 Giulio Ciccone è stato sfortunato. È pronto a riemergere in grande stile?
«Giulio è un grande corridore e con lui quest’anno puntiamo a fare bella figura al Giro d’Italia e al Tour de France. Ol­tre a vincere tappe importanti, come in passato ha fatto per esempio a Pon­te di Le­gno, contiamo grazie a Giulio di arrivare tra i primi in classifica generale. In ottime condizioni Giulio può riuscirci».
Ha l’impressione di aver creato la squadra femminile con un paio d’anni di ritardo alla luce di quanto si sta vedendo?  
«Alla luce del ciclo evolutivo del movimento femminile in Casa Trek Sega­fredo riteniamo di esserci entrati al momento giusto».
È più difficile gestire i programmi agonistici degli uomini o delle donne?
«Nello stilare i programmi con gli uo­mini si lavora con maggiore facilità. Da molti anni ormai i corridori maschi so­no abituati ad osservare delle pause, se serve rinunciando anche a corse a lo­ro congeniali. Storicamente il ciclismo femminile è quello delle atlete che han­no sempre disputato praticamente senza pause corse in linea, gare a tap­pe, attività su pista. Nel caso di alcune, anche di ciclocross. E così è più difficile dire a una ragazza di partecipare alla gara “X” anziché alla corsa “Y”. L’uomo vive questo genere di situazioni con spirito diverso».  
Per mentalità a quale campione del ciclismo maschile assomiglia Elisa Longo Borghini?
«Per determinazione, voglia di vincere, meticolosità ad Alberto Contador».
E attitudinalmente la Balsamo, che qualcuno in riferimento al ciclismo rosa viene accomunata alla Vos, a quale campione del maschile la paragonerebbe?
«Per lo spunto veloce, abilità in mi­schia e istinto vincente, tra quelli che ho avuto, dico a Oscar Freire».
Letizia Paternoster è Campionessa del Mondo in carica dell’eliminazione in pista, però su strada l’ultima sua vittoria risale al 9 agosto 2019. Era l’Europeo under 23, parliamo di una lunga astinenza dal successo.
«Letizia ha lavorato molto in funzione della pista nel 2020 e 2021. Il piano di rilancio della Paternoster stradista prevede la partecipazione a tante semiclassiche in Benelux. Abbiamo fiducia nelle sue potenzialità».
Tra le portacolori Trek Segafredo c’è El­len Van Dijk, che è Cam­pio­nessa d’Eu­ro­pa in linea, tuttavia più quo­tata nelle corse a cronometro. Recen­te­mente è andata forte al Trofeo Binda, a La Panne e alla Gand-Wevelgem fornendo un aiuto notevole ad Elisa Balsamo che ha vinto quelle corse. Ellen ha 35 an­ni: è in tempo a battere il record dell’ora.
«Potenzialmente Ellen può stabilire il nuovo record sui 60 minuti».
Cosa renderà contento Guercilena a fine ottobre 2022?
«La riconquista del titolo Mondiale su strada e i successi in due classiche mo­numento. Poi ci metto anche dei piazzamenti tra i primi 5 nei grandi Giri a tappe».
Giustamente il manager nel 2022 pretende molto anche dalle ragazze.
«Vorrei vedere la Trek Segafredo al vertice della graduatoria Uci World Tour a fine stagione: abbiamo tutto per riuscirci».

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