
di Francesca Monzone
Da due mesi è il nuovo commissario tecnico della nazionale professionisti e proprio in questi giorni Daniele Bennati inaugura la sua prima stagione alla guida dell’ammiralia azzurra, mette nel mirino i primi obiettivi, dà corpo ai primi programmi.
«Inizieremo la stagione azzurra con il Trofeo Laigueglia il 2 marzo prossimo, parteciperemo a diverse altre corse importanti come la Coppi & Bartali e il Tour of the Alps per preparare gli appuntamenti principali della stagione che saranno gli Europei in Germania e i Mondiali in Australia, sempre che il Covid ci permetta di volare dall’altra parte del mondo per disputare le sfide iridate».
Che ct sarà Daniele Bennati?
«Potrei dire che... non lo so. Certamente cercherò di dare la mia impronta alla nazionale ispirandosmi in particolare a due miei predecessori, a due maestri non solo di sport ma anche di vita come Alfredo Martini e Franco Ballerini. Cercherò di mettere in pratica i loro insegnamenti e di trasmetterli ai miei corridori».
Quali sono stati i suoi primi passi?
«Ovviamente hanno riguardato l’organizzazone dello staff e degli appuntamenti, naturalmente non ho ancora nomi e numeri sul taccuino, quelli ce li darà la stagione corsa dopo corsa. Abbiamo corridori di valore, anche giovani molto interessanti a cominciare dal campione del mondo Under 23 Filippo Baroncini e quindi sono fiducioso».
A lei l’Italia del pedale chiede naturalmente il titolo mondiale...
«Il fatto che siano passati tanti anni dal successo di Alessandro Ballan, ultimo a vincere il mondiale nel 2008, dimostra quanto sia difficile conquistare il titolo iridato. Tre anni fa ci è andato molto vicino Matteo Trentin che è stato battuto da Mads Pedersen, un corridore dalle indubbie capacità. Ma io pongo sempre questa domanda: quanti Mads Pedersen abbiamo in Italia? Secondo me molti e quindi è giusto guardare al mondiale con grandi ambizioni. Anzi, senza fare nomi, posso dire che per i prossimi due appuntamenti iridati abbiamo l’imbarazzo della scelta e questo è davvero il massimo per un commissario tecnico».
L’Italia continua a pagare il fatto di non avere una formazione WorldTour.
«È un vero peccato il nostro movimento continui a non avere una squadra WorldTour, perché siamo sempre stato un punto di riferimento importante per tutto il mondo del ciclismo. Ne sono testimone diretto perché ho fatto parte della Liquigas che è stato l’ultimo team italiano nella serie A del ciclismo, so bene la considerazione che tutti avevano del nostro team e del nostro ciclismo. So che il mio predecessore Davide Cassani sta lavorando ad un progetto per colmare questa lacuna, penso che abbia tutte le competenze per affrontare un simile compito e gli auguro davvero di riuscirci».
Quali sensazioni all’inizio di questa nuova stagione?
«Sono molto fiducioso, so che tutti si aspettano da me il massimo dei risultati ma sono pronto alla sfida: settimana dopo settimana mi sto calando sempre più in questo nuovo ruolo, dopo un po’ di smarrimento iniziale ho cominciato a muovermi, a tessere contatti, a sentire i corridori, a seguire la loro preparazione. E sono convinto, lo ripeto, che il ciclismo italiano abbia tutte le qualità per fare bene e per puntare ai massimi risultati».