I musicisti del ciclismo: A tutto ritmo

di Giulia De Maio

Tutti la ascoltano per caricarsi prima di una gara o per rilassarsi dopo un intenso allenamento, ma c’è anche chi la suona. La musica è una delle passioni più comuni tra i ciclisti, gli sportivi e gli uomini in genere. Ci fa compagnia, ci permette di viaggiare con la fantasia ed è in grado persino di influenzare il nostro umore. Per gli atleti, ciclisti compresi, è addirittura classificata come doping perché è dimostrato che può influenzare le prestazioni, quindi è vietata durante le competizioni.
In gruppo abbiamo scoperto che sono in parecchi a non poterne fare a meno e che se radunassimo i corridori in attività che si dilettano con uno strumento potremmo allestire una band niente male, pronta per un tour ma anche per il Tour. Daniel Oss, il più rocker dei corridori italiani, quando non è in giro per il mondo a correre per la Bora-Hans­grohe suona il basso ma “alla buona”, come tiene a precisare. Anche se il fascino da artista non gli manca, per lui decisamente meglio la Milano-Sanremo che il palco del Festival di San­remo.
«Sono un autodidatta e non ho un gran talento, mi piace di più lo strumento in sé. Strimpello canzoni dei The Cure, Er Piotta, Nirvana e Foo Fighters, roba che anche se sbagli va bene, anzi fa fi­go» racconta divertito il trentino che ci suggerisce di contattare Nicola Con­ci, lui sì decisamente più dotato a livello musicale.
Il portacolori della Trek Segafredo in effetti con la chitarra elettrica non se la cava niente male e ha una passione contagiosa.
«Ho iniziato a suonare a 11 anni. Un giorno passai davanti a un negozio con mia mamma e vidi il videogioco Guitar Hero in offerta, arrivato a casa papà storse il naso. Per lui non aveva senso che usassi una simulazione di chitarra alla playstation così il giorno dopo me ne acquistò una vera, elettrica - ci racconta il compagno di Vincenzo Nibali. - Per un anno ho frequentato una scuola di musica, poi tra gli impegni del liceo scientifico e quelli della bici ho mollato e mi sono accontentato dei vi­deo tutorial che si trovano su youtube. A casa suono spesso perché mi rilassa molto. Quando suono entro in un mondo pa­rallelo e il tempo vola. Sono fiero di es­sere riuscito a imparare Com­fortably Numb dei Pink Floyd, considerato insieme a Stairway to Heaven dei Led Zeppelin l’assolo di chitarra più bello della storia. Ne ero innamorato e qualche estate fa, durante un ritiro in solitaria di due settimane sul Passo Fedaia, al po­me­riggio mi sono esercitato finché non so­no riuscito a completare quei 2 minuti e mez­zo stupendi».
Restiamo in Trentino con Gianni Moscon (Ineos Grenadiers), che per rilassarsi non solo guida il trattore per raccogliere le mele nei campi di famiglia ma suona anche la fisarmonica, come ci aveva confidato al passaggio nella massima categoria: «La suono nel tempo libero. Nelle zo­ne di montagna non è uno strumento così raro, nelle sagre non manca mai. Io ho iniziato a suonarla perché ho frequentato un corso in paese da bambino, non ho mai fatto parte di nessuna banda, ma mi piace suonarla anche da solo».
Tra i corridori che hanno sviluppato di recente una passione musicale c’è Mat­teo Fabbro che non si separa mai dal suo ukulele blu, anche quando è in viaggio con Peter Sagan e il resto della Band of Brothers. Così si fanno chiamare i ragazzi della Bora-Hansgrohe che già hanno il nome perfetto per un eventuale gruppo.
«Con due amici ci è capitato di ascoltare alcune canzoni dove c’era questo strumento, vedendo dei video ho pensato “che bello” e, quasi per gioco, me lo sono ritrovato in casa. Un giorno prima di Natale Andrea si è presentato alla mia porta e mostrandomelo mi ha detto: “ora lo proviamo”. Prima non mi ero mai dilettato con altro, quando posso (se ho spazio in valigia) me lo porto dietro. Per me è un divertimento, mi ha affascinato perché permette di stare insieme e sperimentare, è motivo di aggregazione e curiosità. Proprio per questo mi risulta che tutti i musicisti veri ne siano attratti» racconta il giovane friulano, che per un duo po­treb­be chiedere al costaricano Kevin Rivera (Bardiani CSF Faizanè), con l’ukulele sotto braccio fin dai tempi in cui militava alla Androni Giocattoli e viveva in Piemonte con Egan Bernal.
Artista completo quanto corridore com­pleto è Filippo Zaccanti della Bar­diani CSF Faizanè che, oltre a suonare bene la chitarra acustica, si cimenta an­che come cantante e cantautore, come dimostrano i numerosi video che posta sui suoi profili social. Dai colleghi e tifosi è ritenuto unanimamente quello con la voce più interessante: «Ho una grande passione per il cantautorato italiano, da bambino in casa risuonavano le canzoni di Guccini, De André, Rino Gaetano, Battisti e a quel mondo mi ispiro, molto umilmente. Ho iniziato a strimpellare la chitarra elettrica da junior secondo anno, mi arrangiavo con qualche riff rock, ho cominciato con i soliti tormentoni, poi sono passato all’acustica che è entrata nel mio cuore. Come musicista sono un “cane”, conosco giusto qualche giro di accordi, ma mi piace cantare e sentire questi pezzi che hanno fatto la storia del nostro Paese. Amo leggere e questi testi per me sono come un libro in musica. Io scrivo, ma a tempo per­so... Nel cassetto ho una ventina di pez­zi, sono solo una bozza, delle idee che accompagno con la chitarra, a cui forse sbagliando non ho mai dedicato troppo tempo ed energie. Come il ciclismo, quello dell’artista è un percorso che se vuoi intraprendere seriamente e a livello professionale devi iniziare fin dalla tenera età. In sella o davanti a un microfono non si inventa nulla e non si arriva per caso».
Potrebbero prendere spunto dalle sue composizioni Giovanni Aleotti (Bora-Hansgrohe), che assiste regolarmente online a lezioni, e il neopro Alessan­dro Covi (UAE Team Emirates), che ha ereditato la passione di papà e ha iniziato a suonare durante la quarantena impostagli dalla positività al covid.
Un “duro” in sella come Domenico Poz­zovivo si scioglieva al piano. Plu­ri­laureato, esperto di meteorologia, politica e finanza, il Pozzo è davvero un talento senza limiti, ma a causa dell’ultimo pesante infortunio subìto ora non può esibirsi davanti ai compagni della Qhubeka-Assos.
«Purtroppo dall’incidente del 2019 (il 12 agosto mentre si stava allenando in vista della Vuelta fu investito da un automobilista, riportando le fratture di tibia e perone della gamba destra e quelle di omero, clavicola e ulna del braccio sinistro, ndr) non ho più la sensibilità del 4° e 5° dito della mano sinistra» rivela il corridore lucano. «In passato seguivo lezioni a casa, come per la bici serve allenamento e costanza, io avevo raggiunto un livello da quinto anno di conservatorio. Il pianoforte non è uno strumento che puoi portare in giro e, essendo sempre in viaggio, è difficile da praticare. Spero di riacquisire la sensibilità alla mano perché nel post carriera la musica è senza dubbio una delle passioni che voglio coltivare».
In campo femminile avrebbe potuto diventare una buona pianista Elisa Balsamo, che ha abbandonato il conservatorio quando il ciclismo e gli studi universitari sono diventati per lei un lavoro a tempo pieno.
«Alle elementari, visto che i miei genitori lavoravano, frequentavo il doposcuola - ricorda la portacolori della Valcar-Travel&Service, in forza alle Fiamme Oro. - Il ragazzo che si occupava di noi bambini dirigeva la banda del paese e ogni giorno ci portava uno strumento diverso da vedere. Un pomeriggio tornai a casa dicendo a mia mam­ma che volevo suonare la tromba, ma da piccoli non è uno strumento in­dicato perché potrebbe compromettere la crescita della cassa toracica. Mamma mi ha quindi portato in una scuola di musica, nella quale ho “ripiegato” sul piano. Ho la licenza di solfeggio, ma non ho sostenuto l’esame al termine del quinto anno del conservatorio. Mi è dispiacuto lasciarlo però era davvero incompatibile con uno sport praticato ad alti livelli. Se il ciclismo richiede tante ore di allenamento, il pianoforte ne impone altrettante. Mi manca mol­to: quandò smetterò di correre, ricominciare a suonare sarà una delle pri­me cose che farò. Diciamo che non è stato un addio, ma solo un arrivederci».
Tra le sue compagne in maglia azzurra, di team e corpo militare, c’è la chitarrista Vittoria Guazzini, che racconta così una passione coltivata fin da giovanissima: «Ho iniziato a suonare la chitarra quando ero in quinta elementare, pri­ma quella classica poi quella elettrica. L’idea mi è nata vedendo dei film che raccontavano la storia di band nate a scuola. Negli ultimi anni ho dovuto ac­cantonarla un po’ a causa dei tanti viaggi, ma non appena ho un po’ di tempo a casa suono e grazie alla musica “stacco” da tutto. Il mio gruppo preferito? I Coldplay».
Suonano il piano anche la slovena Urška Žigart, compagna del vincitore del Tour de France Tadej Pogacar e professionista della Bike Exchange e la bergamasca Rossella Ratto (Bingoal Casino - Chevalmeire). Da giovane l’austriaco Michael Gogl (Qhubeka-Assos) suonava il violoncello; il ventiduenne sloveno Ziga Jerman (Androni Si­dermec) ha come fedele compagna di vita la fisarmonica da 12 anni; Callum Scotson (Bike Exchange), ci segnala il suo manager Manuel Quinziato, suona molto bene la chitarra, così come il compagno di squadra Jack Bauer. Tay­lor Phinney ha smesso di competere proprio per dedicarsi alla sua arte: continua a pedalare e viaggiare, a sfogarsi con la batteria e ad esprimersi at­traverso la pittura. Matti Breschel che è in gruppo come direttore sportivo della EF Education-Nippo suona più di uno strumento. Jacopo Guarnieri è un rocker mancato: «Ho sempre sognato di suonare la batteria, non ho ancora esaudito questo desiderio ma come qualunque buon genitore che riversa le proprie ambizioni sui figli, ne ho già comprata una ad Adelaide quando ha compiuto 2 anni. Per ora la usa per fare del casino, ma in futuro chissà. Quando avrò smesso di correre, di certo seguirò un corso. Essendo uno strumento molto fisico, sono sicuro che verrà apprezzato sia dal mio corpo che dalla mia testa».
Tra gli addetti ai lavori c’è Raimondo Scimone, procuratore di lungo corso, che dopo aver sviluppato vari progetti musicali negli ultimi 40 anni, oggi ha una sua band, la Jubiband, e suona nei Lodgers, una tribute band a David Bowie, suo idolo assoluto. «Purtroppo al momento il mondo dello spettacolo è completamente fermo - racconta l’agente, vicentino d’origine ma modenese d’adozione, che ha un figlio che la­vora a Milano come produttore musicale. - A parte in questo periodo, in media suono un paio di volte al mese in locali e piccoli club, con una band suoniamo cover di pezzi rock di nicchia mentre con l’altra riproduciamo le canzoni del Duca Bianco, per il quale ho da sempre una venerazione. Tra i miei corridori l’amore per la musica serpeggia, tanto che parliamo di contratti e questioni di lavoro, ma più di frequente di tracce da registrare. Mi piace molto questa contaminazione, an­che perché ho sempre voluto presentare i miei atleti non solo come ciclisti ma come uomini a 360° che possono diventare testimonial di marchi extra settore».
Guardando al passato ricordiamo tutti Alfredo Binda, la cui mitica cornetta che suonava nella banda musicale di Cittiglio è conservata al museo che ce­lebra il campione varesino, insieme alle due biciclette Legnano che contribuirono ai suoi trionfi nei campionati del mondo. Figlio di un musicista di talento che disapprovava la sua passione per le due ruote, suonava il violino il tedesco Albert Richter, iridato della velocità tra i dilettanti nel 1932 a Roma.
Italo Zilioli, che negli anni Sessanta porta nel mondo solitamente muscolare e operaio del ciclismo una connotazione intellettuale e quasi filosofica, è un buon fisarmonicista che non disdegna altri strumenti e studia musica con applicazione. Non sarà un caso che Casnigo, località dalla Val Seriana da cui provengono i suoi genitori, è conosciuta come il paese dei “baghèt”, ossia la cornamusa bergamasca, e an­che con quella ci risulta non se la cavi niente male. A proposito di fisarmonica c’è chi come Gianni Motta da ragazzo la suonava persino ai matrimoni e ora la tira fuori la sera quando fa festa con gli amici. In tempi più recenti ci viene in mente Giuliano Figueras che, ai tempi della Mapei, nel ritiro a Sierra Nevada con Aldo Sassi dava vita a uno show imperdibile chitarra e voce, ma anche Riccardo Magrini, crooner che ama esibirsi come sa chiunque ha potuto viverlo quando era corridore, direttore sportivo e anche ora che è voce tecnica di Eurosport.
Tra i corridori stranieri, l’attitude e lo stile da artista maledetto non manca di certo a Sir Bradley Wiggins che all’apice della sua carriera si è esibito in concerto con Paul Weller, cantante, chitarrista e compositore britannico, leader, in epoche diverse, dei Jam e degli Style Council. Sebastian Donadio, pistard argentino classe 1972, per anni alla Sei Giorni di Fiorenzuola si è esibito al pianoforte cantando le sue canzoni. Risale al 2008 il suo primo album Lo que quieras de mí.
Una menzione la merita Giuliano Ca­lore, inventore e campione mondiale di ciclismo estremo, che tra il 1981 e il 2011 ha stabilito 13 record entrati ufficialmente nel famoso libro dei Guinnes dei Primati. L’ultimo risale al 2015, quando è sceso dal passo dello Stelvio con la sua bici senza manubrio e senza freni, di notte e (dato non indifferente) a 77 anni d’età. Oltre ad andare in bicicletta senza mani, affrontando le salite e le discese più impegnative delle Alpi, qui lo ricordiamo come tastierista negli anni ’60 del complesso I Vortici e Gildo Fattori e i suoi Strangers. Con i suoi gruppi ottenne un modesto successo nell’ambiente pop di Padova esibendosi in molti locali e provando con cantanti del calibro di Patty Pravo.
Le vere sorprese riguardano però i professionisti di domani, da quel vivaio formidabile che si sta dimostrando il Cycling Team Friuli, ci segnalano tre promesse che paiono davvero avere l’X-Factor. Non è servito un reality a Davide De Cassan per pubblicare il disco Call me Dave, che potete ascoltare su Spotify. Artista a tutto tondo, compone musiche e testi, canta, suona la chitarra e la batteria. «Sin da quando ero piccolo, bicicletta e musica sono le mie due più grandi passioni. A otto an­ni ho iniziato a studiare e a impratichirmi sempre di più con la batteria, il mio strumento principale che a intervalli non regolari ho studiato per un totale di 7 anni. Con il ciclismo ho iniziato da esordiente e per i primi tempi è stato solo un gioco - racconta il diciannovenne veronese. - Fino a un paio di anni fa prendevo lezioni private così da gestirmi con gli allenamenti e gli impegni scolastici, ultimamente studio un po’ meno e mi dedico di più alla composizione e scrittura di canzoni. Da cinque anni sono il batterista e cantante della band Moom (con loro ha pubblicato un album nel 2018, ndr) e grazie agli influssi ricevuti dai miei compagni ho iniziato a comporre anche con la chitarra e sviluppato un progetto nuovo. Nel dicembre 2019 è uscito il mio primo album da solista, composto da sei tracce. Attual­mente sto lavorando al secondo che sarà decisamente più corposo».
E ancora: «La musica la vivo come uno sfogo, proprio come andare in bici. Non si può pedalare ventiquattrore su ventiquattro, una passione non esclude l’altra e per ora non ho motivo per dover compiere una scelta. An­dando avan­ti l’impegno del ciclismo, che resta la mia priorità, richiederà sempre più tempo ma non tralascerò la musica. Per me è un arricchimento, nel registrare un al­bum mi diverto, non penso a vendere a tutti i costi o al successo».
Davide non ha an­cora avuto l’occasione di suonare insieme ai compagni Andrea Pietrobon, che si diletta tra batteria, basso, chitarra, piano e chi più ne ha più ne metta, ed Elia Alessio, promettente chitarrista blues, in grado di riprodurre nota per nota un assolo di BB King, come dimostra un vi­deo postato sulla sua pagina instagram.
Se son rose, come si suol dire, fioriranno. Magari non raggiungeranno mai il palco dell’Ariston di Sanremo né taglieranno il traguardo di via Roma a braccia al­zate, ma una bella colonna sonora per i chilometri macinati in bici non mancherà di certo a questi ciclisti-musicisti che con la loro passione rendono il gruppo più vivace e melodico.

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