Antonio Fusi: «Radioline, polemiche, analisi...»

di Pietro Illarietti

Siamo al 13° giro del Mon­diale di Valkenburg 1998. Sono stati percorsi 206 km e al traguardo ne mancano 51,6. Sul Kauberg scatta Lance Armstrong, Michele Bartoli si sfila e scatta l’allarme nel clan azzurro. «Michele come stai?» chiedono alla radio. «Bene. Era una finta». «Ok vai a prendere Armstrong e non mollarlo più. Fai far la tirata a Tafi».
Sono passati 23 anni da Valkenburg 1998 e Antonio Fusi, in quella edizione Commissario Tecnico degli azzurri, ci regala un documento interessante per noi fanatici di ciclismo. La trascrizione integrale dei dialoghi tra ammiraglia e corridori avvenuti via radio: un documento di cinque pagine per sei ore ab­bondanti di corsa.
Nessuno sensazionalismo scandalistico, ma per il tecnico comasco semplicemente la voglia di togliersi un sassolino e dimostrare la bontà delle sue idee. Il quel periodo infatti Fusi subì molti at­tacchi per l’utilizzo delle radio in cor­sa: in pratica gli venne fatta una guerra sen­za esclusione di colpi perché qualcuno, esperto solo di ciclismo parlato, aveva deciso che era giusto così.
La storia delle trasmittenti ha però un percorso molto interessante che merita di essere raccontato: «Se posso partire un po’ da lontano - racconta Fusi - devo fare una piccola premessa. Ho iniziato la mia carriera da allenatore al VC Men­drisio dove ho lavorato dal 1981 al 1988. In questo team arrivarono anche due giapponesi che lavorano per Shi­mano. Ce lo chiese Amedeo Co­lom­bo della MIC. Uno dei due era Daimon Hi­roshi che attualmente è ancora con la Nippo, il cui marchio appare sulle ma­glie della EF. Correvano a Mendrisio perché in Italia non potevano essere tesserati per una questione di regolamenti. Si occupavano di ricerche di mercato, oltre a fare gli atleti. Venivano alle corse e segnavano tutto: quante bici c’erano e quali gruppi montavano. Hi­roshi rimase, il suo connazionale ben presto tornò in Giappone: furono loro a mostrarmi in anteprima le radioline Alin­co che vennero poi usate per la prima volta ad un Campionato del Mon­do di ciclismo nel 1996».
«Le avevamo utilizzate con successo durante tutto l’anno nei vari appuntamenti - spiega Fusi - e avevamo ritenuto fossero uno strumento valido. A Lu­gano fecero il debutto nella categoria Under 23. Le videro anche i prof e Chiap­pucci la volle usare il giorno se­guente».
L’ex CT è solito approfondire le tematiche: «Voglio espandere il concetto. In tutti gli sport c’è la comunicazione. Avendo io insegnato per tanti anni a scuola, avevo un mio amico caro che giocava a football americano. All’epoca era trasmesso da Mediaset e lo commentava Dan Peterson. Ecco, in quello sport gli osservatori si posizionano sugli spalti per trasmettere agli allenatori in panchina la disposizione delle squadre avversarie. Dall’alto si percepisce meglio, ovviamente e le informazioni ve­nivano comunicate via radio. Con questo esempio voglio solo dire che in tutti gli sport si comunica durante la competizione, e allora perché non farlo anche con il ciclismo?».
Il prodotto si è miniaturizzato nel tem­po: inizialmente grande come un pacchetto di sigarette, ora è poco più di una carta di credito.
Fusi si appassiona nel suo racconto e ag­giunge: «La radiolina è utile. Serve a dare indicazioni all’atleta, i distacchi e in­formazioni relative alla sicurezza. Pen­siamo al caso di un’auto contromano, oppure a una semplice situazione di gara in cui uno ha bucato e qualcuno si deve fermare ad aspettarlo».
L’ex CT aggiunge dettagli alla ricostruzione: «Si posizionava un collarino con due bottoni che andava a toccare la la­ringe. Non c’era un vero microfono. È più semplice vederlo che non spiegarlo. Nella crono, invece di stare a urlare con il megafono, noi posizionavamo il tutto nella coda del casco, tanto l’atleta doveva solo sentire e non parlare. Ci abbiamo lavorato tanto. I ragazzi hanno capito subito l’utilità dello strumento e hanno collaborato sin dal primo mo­mento».
Da qui sono nate però le polemiche: «Siamo stati i primi ad utilizzarle e han­no iniziato a dire che i ragazzi era­no te­lecomandati, come se il ciclismo fosse un gioco tipo playstation. Arri­varono molte critiche, mi ferirono personalmente. Montò una polemica ed una campagna anti radiolina che andò avanti per molto tempo. Certi giornalisti non compresero per niente la tematica. Non ho mai capito il perché di una tale chiusura mentale verso uno strumento di lavoro che si è poi consolidato. Come tutte le cose, dipende dall’uso che se ne fa. Un coltello può essere usato in cucina oppure per attività delinquenziali».
La chiave di tutto resta la comunicazione. «Una radiolina semplifica il lavoro e ci permetteva in tempo reale di comunicare con i ragazzi. Si tratta di un’evoluzione dei tempi. È come se io chiedessi ad un giornalista di scrivere oggi un pezzo con la Lettera 22 della Olivetti. Il ciclismo su strada è uno sport di situazione, tua e degli avversari. Quanto tempo hai per decidere? Devi avere acume tattico. Fa balà l’occ, non devi tentennare. Quante volte Valverde, che è un campione, ha perso lasciando scappare una avversario? Devi gestire le dinamiche di difesa e di attacco. Il ciclismo è sempre più difficile perché il li­vello si è alzato ancora, hai una sola cartuccia da giocare. Grazie alla radio puoi evitare quindi gli errori».
Il tecnico comasco aggiunge ulteriori dettagli tornando a Valkenburg: «Da un punto di vista tecnologico, alle gare po­tevo contare anche sul supporto del dottor Fagnani che ci dava una mano preziosa ed allestiva il ponte radio e ci permetteva coprire la maggior parte del percorso. A Valkenburg coprivamo il 99% del tracciato: io ero su un camper in cima alla collina, gli altri ai box. Vor­rei far comprendere l’importanza di questo strumento per gestire da bordo gara ogni situazione con immediatezza. Bartoli ruppe le scarpette, cambiò più volte la bici perché i pattini nuovi dei freni si consumarono in maniera anomala, sui cerchi in carbonio con battuta in alluminio, in un solo giro. Eppure il meccanico era Bianchi della Asics, bravissimo».
Alla fine Camenzind beffò comunque tutti: «Camenzind era da solo, inseguito da due corridori, ma andava più forte di Bartoli e Van Petegem as­sieme. E die­tro di loro altri tre (Arm­strong, Boo­gerd e Aebersold). L’ultima mezz’ora di gara di gara è stata una sfida atletica. Questo vuol dire che ha vinto il più forte, con o senza radiolina».
Fusi conclude il nostro incontro con un’ultima riflessione sicuramente utile:  «La radio è indicata anche per i ragazzini, ha un significato didattico. Spieghi al corridore che sta sbagliando: sei all’aria, stai coperto, vai agile e via dicendo... Ritengo che la correzione im­me­diata sia fondamentale per non ripetere l’errore».

Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Dopo aver appeso la bici al chiodo a fine stagione, Alessandro De Marchi rimarrà al Team Jayco AlUla iniziando una nuova avventura come direttore sportivo dal 2026. Il 39enne corridore friulano ha trascorso più di un decennio gareggiando ai vertici...


«Oggi abbiamo scambiato le nostre bici con un tocco e una toga! È stato un onore ricevere una laurea honoris causa dall'Assemblea Nazionale dell'Ecuador. Grazie all'Università Anglo-Ispanica Messicana per questo riconoscimento. Dottor Carapaz». No, Richard Carapaz non è impazzito ma ha...


Un luogo, la taverna di casa e storica sede del sodalizio, tanto caro all'indimenticato Giancarlo Otelli, la celebrazione di un'impresa internazionale di uno dei giovani talenti della squadra, un annuncio importante sul futuro e tante autorità amministrative e del mondo...


Le origini del Trofeo Isaltessari risalgono al 25 marzo 1979. Grazie alle sportività e alla passione dei fratelli Vittorio, Antonio e Vincenzo Tessari la prima edizione fu riservata ai dilettanti di seconda serie e si svolse sulla distanza di 125...


L'Abruzzo è nella storia del Giro d'Italia sin dalla prima edizione, 1909. Il 16 maggio fu arrivo della seconda tappa a Chieti, vinta in volata del piemontese Cuniolo. Due giorni più tardi, il 18, la partenza di nuovo da Chieti...


Se le idee all’ultimo minuto vengono a mancare è decisamente meglio muoversi in anticipo per scegliere il miglior regalo di Natale! Di proposte in casa Ciclo Promo Components ne possiamo trovare molte e per tutte le tasche! per proseguire nella lettura vai su tuttobicitech.it


Per Giacomo Villa sta per iniziare un’avventura tutta nuova in salsa italo messicana, dall’anno prossimo vestirà infatti i colori della Petrolike e proverà a ripartire dopo una stagione estremamente complicata. Il ventitreenne di Monticello Brianza è uno delle “vittime” del...


È stato ufficialmente inaugurato il nuovo punto vendita Decathlon a Como che ha al proprio interno uno store Santini, alla presenza del sindaco Alessandro Rapinese, della Marketing Manager di Santini Cycling Paola Santini, e di Francesco Terrazzani, CEO di Como...


L’unione fa la forza, si suol dire da sempre. E così due realtà del ciclismo giovanile, una bresciana di Castrezzato, l’altra milanese di Senago, hanno deciso di unire le proprie forze e creare una formazione in grado di lasciare il...


"Sono felice di annunciarvi che il nostro staff è al lavoro per far si che nel 2027 la Bassano - Monte Grappa sia inserita nel calendario UCI internazionale". E' con queste parole che, nel corso della cena di ringraziamento ai...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024