«Un Tour of the Alps che unisce e stupisce»

di Giulia De Maio

Fin dalla sua concezione, il Tour of the Alps non si è mai ac­contentato di essere un evento sportivo di caratura in­ternazionale. Simbolo della collaborazione euro-regionale fra i popoli e territori di Trentino, Alto Adige e Tirolo, la corsa a tappe 2.HC continua a porsi come veicolo di valori fondamentali e laboratorio di innovazione per il mondo del ciclismo.
Una missione che è riuscita perfettamente alla 43a edizione dell’evento (22-26 Aprile) che ha celebrato il trionfo del russo Pavel Sivakov sul compagno di squadra Tao Geoghegan Hart, perfettamente supportati da Chris Froo­me all’ultimo atto in maglia Sky, e Vincenzo Nibali. Quelli che saranno i protagonisti del prossimo Giro d’Ita­lia non solo si sono testati in vista del­la corsa rosa ma non si sono risparmiati nel corso degli oltre 13.000 metri di dislivello che prevedeva il menù dei cinque giorni di gara da Kufstein (Au­stria) a Bolzano.
Di questo spettacolo hanno potuto go­dere gli appassionati di ciclismo, sulle strade dell’Euregio, davanti ai teleschermi e in diretta streaming su pc e dispositivi mobili in oltre 100 Paesi al mondo. Non può che esserne soddisfatto Maurizio Evangelista, general ma­nager della manifestazione: «Il risultato è sotto gli occhi di tutti, difficilmente avremmo potuto sperare qualcosa di meglio. La vittoria di un giovane non è per niente sminuente, anzi il pr­i­mo e secondo classificato - oltre al ter­zo, che non deve certo dimostrarlo - hanno tutte le carte in regola per diventare dei veri campioni. Siamo felici di essere la rampa di lancio per atleti di spessore: già due anni fa Geraint Tho­mas partì dalle nostre strade verso una crescita vertiginosa. I corridori hanno capito la formula della corsa e l’hanno interpretata con grande personalità. Geoghegan Hart nel modo di porsi mi è sembrato un nuovo Sagan, mi ha colpito la sua personalità; Sivakov è più timido ma ha preso sicurezza giorno dopo giorno sia in corsa che fuori: so­no venuti a galla due protagonisti che hanno un avvenire assicurato».
Le due stelle più attese, Froome e Nibali, hanno onorato al meglio il #TotA.
«Devo dire mille volte grazie a Chris e Vincenzo, sono stati straordinari, ad en­trambi piace la nostra corsa e l’hanno animata rendendola ancora più ap­passionante. Ormai possiamo far leva su un format vincente, ce lo dicono i corridori, il consenso del pubblico, gli ascolti televisivi. Abbiamo a che fare con numeri molti importanti (in tv più persone hanno seguito il Tour of the Alps rispetto alla Freccia Vallone, ndr) - prosegue Evangelista -. Dietro a questi risultati c’è un grande lavoro che dura un anno intero. Il gruppo organizzativo ha una solidità indiscussa e si vede nelle idee, competenze e mezzi messi in campo. Il lavoro paga sempre. Mi è piaciuta particolarmente la risposta sempre più significativa delle aziende. Non mi riferisco solo al valore dei marchi e al loro impegno economico, ma alla loro partecipazione in prima linea. Penso al coinvolgimento nel vivo della corsa di grandi aziende come Vittoria e Suzuki. Detto questo, il valore dell’evento non corrisponde ancora al suo peso economico, possiamo ancora crescere».
Alla base del progetto Tour of the Alps c’è un sistema di valori intimamente condiviso da parte delle tre realtà che compongono l’Euregio, Tirolo-Alto Adige-Trentino, che ispira non solo l’idea stessa dell’evento, ma ogni iniziativa che esso sostiene, tra cui spiccano quelle rivolte alla sicurezza stradale.  Quest’anno sulla Maglia Rossa dei Tra­guardi Volanti spiccava il logo della petizione “Siamo sulla stessa strada” pro­mossa dall’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani. Il ricordo di Michele Scarponi, deceduto sulle strade di allenamento qualche giorno dopo aver vinto la prima - storica - frazione del nuovo progetto euro-regionale a Innsbruck, è indelebilmente legato all’evento organizzato dal G.S. Alto Garda, che anche quest’anno ha confermato il Premio Team Up, destinato alla squadra che ha espresso il miglior impegno corale e a sostenere associazioni benefiche che operano sul territorio attraversato dalla corsa.
«La mia soddisfazione è condivisa con tutto lo staff che ha creduto in questo progetto - continua Evangelista -. Non avete idea di quanto mi gratifichi lavorare con giovani che vedo crescere sul campo e tante donne che portano la lo­ro sensibilità e sentimento, ingredienti che fanno la differenza in un gruppo organizzativo. Sono proprio contento. Detto questo non ci sediamo, alla fine dell’ultima tappa per capirci ero già al tavolo con i rappresentanti dei vari enti per pianificare i prossimi obiettivi. Ci sono tante località che ci chiedono una tappa, questo è un bel segnale. Infine permettetemi di sottolineare un aspetto culturale: abbiamo inventato una cor­sa che unisce tre territori molto di­versi tra loro, non solo per cultura ciclistica, ma da tutti e tre stiamo ricevendo una risposta sorprendente. Il ciclismo crea empatia e unisce».
Gli fa eco il Presidente del GS Alto Gar­da Giacomo Santini: «Stiamo ricevendo dei feedbacks entusiastici da par­te dei nostri tre partner territoriali che compongono l’Euregio. Negli anni, il Tour of the Alps è sempre più riconosciuto per la sua identità e questo per noi è davvero importante. Siamo orgogliosi del modo in cui la nostra corsa vie­ne interpretata dai campioni già af­fermati e di come grandi talenti emergenti continuino a rivelare le loro qualità proprio sulle nostre strade. De­si­dero davvero ringraziare tutti gli elementi che compongono questa grande squadra organizzativa, partendo dal board esecutivo fino a tutti i volontari che ci aiutano a rendere la nostra corsa più sicura e più bella. Questa edizione è stata un altro successo, ora puntiamo lo sguardo verso la numero 44».

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