Tinkoff:inizio buono,invito al Giro e un regolamento che non c'è

| 20/02/2007 | 00:00
Il team Tinkoff Credit Systems ha ottenuto delle ottime prestazioni tra la Malesia e la Francia dove ha conquistato due vittorie, prima con Pavel Brutt al Tour di Langkawi e poi con Mikahil Ignatyev al Giro del Mediterraneo: in quest’ultima gara a tappe, la formazione del banchiere Oleg Tinkov, ha ottenuto il secondo posto in classifica generale con lo spagnolo Ricardo Serrano, il quinto e il sesto con i russi Ivan Rovny ed Evgeny Petrov vincendo anche la classifica generale riservata ai giovani con Ivan Rovny. Un avvio di stagione decisamente valido e gratificante per la squadra del team manager Omar Piscina a conferma di uno sforzo compiuto da tutto l’entourage russo-italiano: «Il bilancio di questa prima parte della stagione non può che essere favorevole - afferma Piscina -. Abbiamo lasciato il segno in tutte le gare a cui abbiamo partecipato, dimostrando di avere una solida squadra e atleti che emergeranno ancora di più in futuro. Ma soprattutto siamo felicissimi per come i ragazzi stanno lavorando a testimonianza della grande armonia che si respira nella Tinkoff Credit Systems». Intanto oggi la formazione torna a respirare l’aria di casa schierandosi alla partenza del Trofeo Laigueglia con otto corridori: Hamilton, Brutt, Commesso, Ignatyev, Rovny, Kiryenka, Petrov e Serrano. Alle prestazioni della squadra si aggiunge la grande soddisfazione di poter correre il Giro d’Italia e le maggiori corse organizzate da Rcs Sport, un po’ meno per le dichiarazioni poco eleganti nei confronti di un team che ritiene di non aver rubato nulla, come ha confermato Stefano Feltrin, general manager della società italo-russa. «La nostra felicità, come l’amarezza di chi è stato escluso, è più che comprensibile, ma trovo inadeguate e poco signorili le parole del presidente dell’UCI Pat Mc Quaid, il quale punta il dito solo su due corridori, Hamilton e Hondo, che in passato sono stati fermati per vicende di doping. Vorrei precisare che noi ci siamo comportati nel rispetto dei regolamenti vigenti che l’Uci e lo stesso Mc Quaid hanno varato. Secondo noi le sentenze vanno sempre rispettate, ma una volta scontata la squalifica, un atleta deve poter tornare a svolgere la sua professione di ciclista professionista, a condizione di rispettare le regole. Fin quando questa sarà la regola, ognuno è tenuto a rispettarla: noi della Tinkov per primi». Non meno chiaro, ma per certi versi anche più forte, il richiamo del patron Oleg Tinkov. «Sono felicissimo di sapere che il mio team è stato ben accolto dagli organizzatori della seconda più importante corsa a tappe del mondo. Questo per me e per tutti i miei collaboratori è motivo di grande soddisfazione ma anche di grande responsabilità. Sono altresì dispiaciuto che il presidente dell’Uci si sia preoccupato per talune squadre e per altre no. Capisco la posizione imbarazzante da parte del massimo organismo mondiale per la questione Unibet, team di Pro Tour che non ha ricevuto una wild-card per partecipare al Giro, ma vorrei semplicemente ricordare che questo non è un problema del mio team, ma di un regolamento troppo evasivo e pasticciato. Quando i regolamenti sono poco chiari, la confusione regna sovrana. Mi preme segnalare un ultima cosa. Alla vigilia del mio ingresso nel ciclismo parlai personalmente con il presidente Mc Quaid, e gli chiesi semplicemente: “Presidente cosa devo fare per poter essere riconosciuto team di Pro Tour?” La risposta è stata in linea con i regolamenti: evasiva, vaga, priva di garanzie. Davanti agli occhi abbiamo la sconcerto di un team forte e qualificato come quello della Barloworld che ha fatto domanda e non è stato accettato e, dall’altra, quella dell’Unibet che è stata accettata ma oggi si trova nella posizione di chi non è stata nemmeno presa in considerazione. Questo per chiarezza e per riportare il discorso e la discussione lontano dalla Tinkov e più vicino al quartier general dell’Uci ad Aigle».
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