ELIA VIVIANI. «SOGNO DOHA, POI UNA BELLA VACANZA». VOTATELO
PROFESSIONISTI | 24/08/2016 | 15:37 La medaglia è lì, in bella mostra, sul comodino. «Me la sono tenuta al collo o in tasca per tre giorni: non l’ho mollata un attimo, ma ora voglio averla lì vicino a me, da guardare prima di prendere sonno e al mio risveglio. In attesa che il Coni mi faccia avere la custodia dove custodirla» dice a tuttobiciweb.it il veronese.
Elia, ti sei reso conto di quello che hai fatto? «Ora si, e anche bene. Sto davvero vivendo un momento magico. Ho lavorato tantissimo per arrivare a questo e ora mi sento a posto anche se non appagato».
C’è un mondiale da preparare… «Esatto. Forse è capitato nell’anno meno indicato, però non voglio farmi sfuggire neanche questa occasione e farò tutto il possibile per arrivare a Doha in grande condizione».
Hai visto che gli organizzatori hanno deciso di modificare nuovamente il tracciato iridato? «Ho letto, anche se ne so ancora poco. Mi pare di aver capito che il tratto in linea non sarà più di 70 km ma di 150 e saranno meno i giri del circuito. Bisognerà vedere se ci sarà vento: i ventagli potrebbero essere davvero determinanti. Il vento da quelle parti fa davvero dei macelli».
Sarà una nazionale a due punte: pronto alla convivenza con Giacomo Nizzolo? «Certo che si, con Giacomo vado assolutamente d’accordo. E per una prova come quella del 16 ottobre è bene avere due punte. Poi starà al Ct Davide Cassani fare tutte le valutazioni del caso e modellare una squadra capace di tenere testa a tanti velocisti di livello mondiale. Una cosa è certa: come squadra potremmo essere tra le più forti. Non abbiamo il velocista più forte del mondo ma come team potremmo essere appena sotto la Gran Bretagna».
Guarnieri, Sabatini, Oss, Bennati, Trentin, Quinziato, Tosatto tanto per fare qualche nome, potrebbero andare a costituire un’ossatura di “treno azzurro” di assoluto livello. «Credo che Cassani abbia le idee ben chiare, ma è anche vero che i nomi che hai fatto sono di assoluto livello. Basta vedere il ruolo che ciascuno di loro ricopre nelle rispettive squadre di club. È gente di esperienza, che sa muoversi in certe situazioni».
Torniamo alla medaglia d’oro: come te la cavi con gli autografi? «Bene. È bello essere riconosciuti al ristorante, in spiaggia o per strada. Tantissimi mi fermano quasi con pudore e mi chiedono: “Ma sei tu Viviani, quello che ha vinto l’oro…”. Si sono io, rispondo. E via con autografi e selfie».
Che regalo ti sei fatto? «L’oro di Rio è il regalo più grande che potessi farmi. Poi a fine stagione mi regalerò una bella vacanza con Elena (Cecchini, ndr). Abbiamo cominciato a parlarne proprio ieri. Le mete? Zanzibar, Maldive, Isole Figi: dobbiamo ancora chiarirci bene le idee».
Quanti giorni senza bicicletta dopo l’oro olimpico? «Tre. Poi ho ripreso a pedalare. Rientro al Tour of Britain, poi correrò anche Agostoni e Bernocchi con la maglia azzurra e sarò al via anche dell’Eneco Tour».
Quanto c’è del team Sky nel tuo successo olimpico? «Tanto, molto, mi hanno consentito di lavorare in tutta tranquillità. E la tranquillità è la cosa più preziosa, quanto una medaglia d'oro».
a cura della redazione di tuttobiciweb.it
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