TROFEO LEONI. Gli organizzatori spiegano che...

DILETTANTI | 04/06/2016 | 08:25

Quanto è accaduto il 2 giugno ci rammarica. Siamo dispiaciuti per gli atleti che dopo aver corso oltre tre ore sotto al diluvio non hanno avuto la possibilità di giocarsi le proprie chance, ci dispiace per la città di Rieti che, come ogni anno, risponde con grande entusiasmo quando si corre il Trofeo Adolfo Leoni ma non ci stiamo a diventare il capro espiatorio, vedendoci attribuire responsabilità che, in realtà, non sono nostre, se non per la parte che riguarda la scelta del personale necessario allo svolgimento della gara.


È opportuno fare chiarezza sulle modalità di organizzazione di una gara, che evidentemente non tutti conoscono.


La società organizzatrice cerca di mettere insieme una somma che consenta di coprire tutte le spese necessarie: i direttori di corsa percepiscono un compenso, così come le staffette, chi installa palchi e transenne, chi garantisce il servizio radio-informazioni, lo speaker, il medico e tutti i servizi necessari per il regolare svolgimento della gara.

Una società organizzatrice disegna il percorso, contatta le squadre e si preoccupa, quando necessario, della loro ospitalità.

Fatto tutto ciò, una volta che è partita la corsa, una società organizzatrice non ha alcun modo di intervenire sulle dinamiche della gara. Le decisioni spettano alla direzione di corsa e, visto che il Trofeo Leoni è una gara nazionale, al presidente di giuria.

Veniamo ai fatti di ieri. Inizia l'ultimo giro e gli atleti vengono avvisati con il relativo cartello e il suono della campana. Martin Otonicar e Yuri Colonna, già in fuga, passano sotto al traguardo e percorrono circa un chilometro del circuito cittadino fino all'altezza della rotonda Madonna del Cuore dove invece di svoltare a destra, come hanno fatto per i precedenti otto giri, proseguono dritti in direzione Cantalice, come previsto dal percorso. Poco più di un minuto più tardi ben ottanta atleti, per responsabilità ancora tutte da attribuire ma certamente estranee all'Unione Ciclistica Rieti, svoltano di nuovo a destra e percorrono un intero giro in più rispetto al programma del circuito cittadino.

C'è stata certamente un'errata segnalazione agli atleti da parte di chi presidiava quella rotonda (staffette? Vigili urbani? Personale Asa?) ma nessuna responsabilità può essere attribuita all'Unione Ciclistica Rieti che aveva affidato a queste figure il regolare svolgimento della manifestazione.

A quel punto sarebbero dovuti intervenire il presidente di giuria e la direzione di corsa che, invece, sono rimasti inermi davanti all'errore di percorso. Non hanno fermato il gruppo e gli hanno addirittura consentito di percorrere un giro in più del circuito cittadino, circa 15 chilometri!

C'è, poi, un altro importante aspetto che vogliamo sottolineare. Pur riconoscendo il ruolo di assoluti protagonisti della gara agli atleti e alle loro squadre ci chiediamo come è possibile che corridori pronti ad affacciarsi al mondo del professionismo non si siano minimamente accorti dell'errore? Nessuno aveva studiato e visionato il percorso? Ci interroghiamo sul perché direttori sportivi navigati, come quelli presenti al Leoni, non siano letteralmente “entrati” in gruppo per fermare i propri corridori e farli tornare sul percorso di gara corretto?

L'errore di percorso, da regolamento, è considerato un incidente tecnico. Un incidente che poteva essere recuperato grazie all'intervento di tutto il personale addetto alla gara, della giuria, della direzione di corsa o dall'intervento di qualche direttore sportivo. Gli unici che nulla potevano fare eravamo proprio noi dell'Unione Ciclistica Rieti che, però, ci siamo ritrovati al centro delle polemiche scatenate da articoli giornalistici che hanno stravolto la verità sostanziale dei fatti.

L'Unione Ciclistica Rieti spera che venga ristabilita questa verità sostanziale dei fatti nel rispetto di una manifestazione tra le più prestigiose del centro-sud, degli sponsor che da anni sostengono economicamente la gara e di tutti i suoi dirigenti che, anche a fronte di importanti sacrifici economici, dedicano il loro tempo per la miglior riuscita possibile del Trofeo Adolfo Leoni. Siamo convinti, nel rispetto degli atleti che hanno animato la gara con grande impegno, che chi ha sbagliato debba essere sanzionato. Quello che possiamo fare noi è sceglierci fornitori di servizi (che vengono pagati, vedi sopra) all'altezza di una gara e di un albo d'oro di assoluto prestigio.

N.B. Per tutelare la propria onorabilità e la storia del Trofeo Leoni l'Unione Ciclistica Rieti non esclude azioni legali nei confronti di chi continuerà ad attribuirle impropriamente responsabilità per quanto accaduto ieri, 2 giugno, durante la corsa.


Il presidente dell'Unione Ciclistica Rieti

Giuseppe Peron


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