ROUBAIX. Tra quei 5.500, ci siamo anche noi

AMATORI | 09/04/2016 | 12:20
Lo capisci dall'aria fredda che arriva dal mare. Lo capisci dai mattoni rossi. Dalla gente che quando passi ti saluta e ti grida Bon courage. Lo capisci dal Picol e dal vin blanche che bevono nei Café parlando di ciclismo e di campioni del passato. Lo capisci così che sei finito nella terra della Parigi-Roubaix.  27 settori di pavé che quando ci passi sopra la prima volta con la bici ti sembra di essere sull'ottovolante. Tra schizzi di fango, acrobazie per restare su e tutto che vibra. Soffri e ridi dentro di te, di gioia, perché ripensi a queste pietre storte che hanno fatto la storia del ciclismo. Ripensi a Coppi, a Moser infangato, a Roger de Vlaeminck con la maglia della Brooklyn, a Merckx e a Ballerini che ci volava sul pavé, a Cancellara che ci passerà domani e a te che, nel tuo piccolo, ci stai passando ora. Benvenuti nel nord della Francia, tra Picardie e Pas de Calais, regione appena ribattezzata Eau de France, dove la bicicletta è una religione.

5.500 ciclisti provenienti da tutto il mondo oggi affrontano i mitici 27 settori di pave per 172 km. Vengono da ogni dove per provare l'emozione del pavé. Questo anno è l'edizione da record con 5.500 persone al via, di più motivi di sicurezza non si può. Nel nostro piccolo hotel, la Maison de Papidan a Bohain, eravamo 10 italiani, un belga, uno di Hong Kong e due australiani. Nei Café con gli articoli delle Roubaix attaccati sui muri, i vecchietti con i baffi e le pacche sulle spalle, si sono dati appuntamento domenica alle 13, per quando passeranno i ciclisti veri. Noi passiamo oggi, lo facciamo per passione e per amore verso questo sport e le sue mitiche pietre.

Riccardo Barlaam

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