Ballan: il Dna? No, è troppo... non siamo criminali

| 23/11/2006 | 00:00
Per diventare un campione a tutto tondo, gli manca solo l'impresa, il risultato altisonante. Quello d'altronde solo accarezzato nell'ultima stagione. Alcuni esempi? Il volo sul Poggio e la Sanremo spianata a Pippo Pozzato; il podio finale della Tirreno-Adriatico (solo perché in una discesa di una tappa decisiva non se l'è sentita di rischiare) e quello della rocambolesca Roubaix, con spettacolare caduta annessa, condizionata dal passaggio a livello chiuso nel finale, poi il quinto al Fiandre e la piazza d'onore nella dodicesima tappa Luchon-Carcassonne del Tour vinta per distacco da Popovych e dulcis in fundo la ciliegina azzurra (dopo la riserva di Madrid 2005) al mondiale di Salisburgo dove ha trionfato Paolino Bettini. «Pensavo fosse impossibile potermi esprimere a certi livelli - dice il 26enne di Castelfranco appena rientrato da 15 gironi di totale relax sul Mar Rosso passati sulle spiagge egiziane di Marsa Alam con la moglie Daniela e la primogenita Stella, il frugoletto portato con orgoglio sul palco nel giorno del trionfo a Laigueglia, rimasto purtroppo l'unico acuto del 2006 -. Invece mi ritrovo addirittura a recriminare su alcuni piazzamenti che invece potevano darmi quelle vittorie in grado di farmi entrare davvero nella storia del ciclismo. Sarà proprio questo l'obiettivo della prossima stagione: le classiche del Nord su tutto, passando ancora per Tirreno-Adriatico e Sanremo. Poi verrà nuovamente il Tour e la conferma in azzurro per Stoccarda dove si correrà su un tracciato non troppo impegnativo. Il Giro difficile, dopo la Campagna del Belgio quasi impossibile». Proverai ancora a decollare sul Poggio? «Sicuro e con maggiore determinazione. Adesso che sono consapevole dei miei mezzi. Sarò super controllato? Ma pure Freire e Zabel si sono ripetuti più volte in fondo a via Roma. Ci proverò, si». Ale è stato investito da un bagno di popolarità senza precedenti ("significa che ho fatto qualcosa di buono, ma a fatica mi sto abituando. In ferie, ad esempio, è stata dura sopportare un appassionato che per una settimana non ha fatto altro che parlare di ciclismo"), toccato con mano sabato sera alla festa che il suo neo nato Fans Club animato dal fratello Andrea gli ha regalato nel giorno del battesimo ufficiale salutato da circa 150 persone. Al Boriccio dove c'erano pure Matteo Tosatto, Bennati e Pozzato, era tutto esaurito. Una gran bella serata. «Un rammarico, purtroppo c'è - si rabbuia un po' Ale che tornerà in bici con costanza da inizio dicembre -. Sarebbe stato bello correre assieme ad Andrea anche tra i professionisti. Ha le mie stesse caratteristiche, era un gran bel passista, ma lo hanno fatto smettere. E' stato sfortunato a passare negli anni sbagliati. Adesso è normale che soffra un po' per i mie risultati». Nel frattempo la Lampre, quinta forza del Pro Tour 2005, si è ulteriormente rafforzata. «Si, con gli ultimi arrivi di Caruso e Mori avremo qualcosa in più sia in salita che in volata per Bennati (arrivati pure Baldato, Bossoni e il tricolore U23 Gavazzi, ndr). Franzoi ridurrà gli impegni nel cross? In questa disciplina ha già futuro. Lui ci tiene da matti a Roubaix e Fiandre. Buona scelta provarsi maggiormente su strada. "Franzo" è forte, però ha bisogno di maturare». È dibattito aperto sull'esame del Dna per fugare i dubbi sul doping. «Giusto che lo facciano i colleghi coinvolti nell'Operacion Puerto per essere totalmente scagionati. Ma renderlo obbligatorio è assurdo. Non siamo mica degli assassini. Noi ciclisti, con gli esami ematici a cui veniamo sottoposti e la reperibilità che garantiamo per i prelievi a qualsiasi ora, siamo già avanti rispetto agli altri sport. Già così ci sentiamo in regime di arresti domiciliari. E poi cosa racconto a mio nipote Riccardo già Allievo (figlio della sorella Miriam in Michieletto, ndr). Che per essere bravi professionisti bisogna fare l'esame Dna? No, è troppo». Massimo Bolognini
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