SPORCHI GIOCHI

PROFESSIONISTI | 13/02/2016 | 07:25
Ci fu un periodo, neanche tanto lontano, in cui certe sacerdotesse isteriche lanciarono la proposta di eliminare il ciclismo dalle Olimpiadi, ovviamente per indegnità morale. I fatti del doping, invero reiterati e vergognosi, avevano alimentato alla grande la nuova idea, casualmente buona an­che per liberare posti ad altri sport più o meno emergenti, certo piuttosto succulenti in termini di nuovo business. Ai giorni nostri, mi sembra normale richiamare a gran voce quei puristi indignati, quelle anime belle dell’etica sportiva, per porre un paio di do­man­de. Primo: dove siete spariti? Secondo: siete pronti a fare la lista di chi bisogna cancellare dal gotha olimpico? Terzo: non è che siete spariti proprio perché la crociata contro il ciclismo era troppo facile e i doverosi aggiornamenti sugli indegni troppo difficili?

Nessuna intenzione da parte mia di avviare trattati interminabili sull’attuale situazione dello sport. Più che altro, sul livello di integrità delle singole discipline. Mi limito a un rapido riassunto, comunque sufficiente per capirci meglio. Il ci­clismo, certo: vent’anni di scan­dali sarebbero una base logica e giustificata per pensare all’espulsione. Va bene, fuori il ciclismo. Poi però, ma tu guarda la sorpresa, bisogna porsi il problema del tennis: come possiamo lasciare alle Olimpiadi un mondo che trucca le partite causa scommesse, con l’aggravante tra l’al­tro di ammettere in pubblico i tentativi di taroccamento senza però averli de­nunciati? A seguire, inevitabile: scommesse per scommesse, come si fa a parlare del ten­nis e ignorare lo sconcio del calcio, che ha molteplici cen­trali del crimine sparse ovunque, capace di incidere su così diversi campionati? E se poi vogliamo tornare al do­ping, qualcosa bisognerà dire sull’atletica leggera, sempre più travolta e dilaniata dagli scandali. E il nuoto, possiamo ignorare il nuoto? Più i minori, ma non per questo meno sporchi, tipo sollevamento pe­si, sci di fondo, persino tiro al piattello e tiro con l’arco, che si servono a piene mani di betabloccanti…

Evidentemente è parziale, limitativo, decisamente un po’ carogna fermarsi al ciclismo. Fermarsi a questo solo sport presta su­bi­to il fianco al sospetto di ac­canimento. Diciamo le cose come stanno: se cominciamo a fare l’esame di integrità a tutte le discipline olimpiche, per un motivo o per l’altro fi­nisce che alle Olimpiadi non ci va più nessuno. Tanto me­no gli alti vertici della dirigenza, se possibile ancora più impresentabili degli atleti, co­me dimostrano gli specifici casi di corruzione - a tanti zeri - per le assegnazioni dei Gio­chi.

E allora calma, signori Torquemada che volevate escludere il ciclismo. Molta calma e anche una bella retromarcia. Le re­centi rivelazioni sugli angeli bianchi del tennis - inguaiatissimi nel torbido mondo del­le scommesse, vera metastasi dello sport moderno, prima ancora del doping -, nonché le vicende di Blatter e Platini, nonché i retroscena sui baccanali alle assemblee mondiali del Cio per scegliere le sedi dei Giochi, tutto quanto messo assieme consente di dire che tutto sommato il ci­clismo può tranquillamente restare nella nobile cerchia dei cinque cerchi. Non che questo attenui o cancelli le macchie del settore, ma certo non ne fa una pecora nera in mezzo al gregge bianco. Quan­to agli integerrimi giustizialisti che ne proponevano l’esclusione, sarà meglio che si mettano il cuore in pace e restino nell’ombra, dove si so­no prontamente nascosti negli ultimi tempi.

Converrà dire a tutti quanti che purtroppo lo sport è l’esatto specchio della realtà, con i suoi pregi e le sue piaghe. E che dunque le Olimpiadi non possono più illudersi d’essere isola felice, porto franco dove non arrivano sporcizie e miserie, all’insegna di ideali ormai morti e sepolti. Il più pulito ha la rogna, direbbero a Ro­ma. Mai come oggi vale nel mondo delle discipline olimpiche. Meglio non porsi più il problema di chi escludere. Al massimo, si può soltanto cercare di escludere i singoli atleti, il singolo Paese, la singola federazione nazionale. Il resto è solo bugia. Tra le Olimpiadi di De Coubertin e Paperopoli non esiste più alcuna differenza: sono entrambi luoghi del­la fantasia.

Cristiano Gatti, da tuttoBICI di febbraio
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COMMENTI
13 febbraio 2016 10:57 BARRUSCOTTO
BRAVO CRISTIANO CHISSA SE ANCHE LA TELEVISIONE TEDESCA ARD CHE AVEVA BOICOTTATO IL TOUR PER ANNI ADESSO COSA TRASMETTERA DI SPORT I PURI DEL CALCIO ATLETICA ECC.CIAO

Attenzione
13 febbraio 2016 11:06 foxmulder
Le riflessioni sono del tutto condivisibili. Solo che non vorrei venissero interpretate da qualcuno come un: tutti sporchi, nessuno sporco.

Bravo!
13 febbraio 2016 12:01 gianni
Questo è giornalismo. Stesura ben articolata, chiara, convincente. Un quotidiano pubblicherebbe mai una articolo della stessa tonalità?
saluti
gianni cometti

Articoli giornalistici e post di blogger
13 febbraio 2016 21:55 Bartoli64
Sono pienamente concorde con i contenuti espressi dal Dr. Gatti in questo suo pungente (ma difficilmente opinabile) scritto.

Bell'articolo dunque, ma decisamente opportuno anche l'intervento di Foxmulder che benissimo ha fatto ad esprimere quella sacrosanta perplessità.

Bartoli64


14 febbraio 2016 09:23 lluca
Tutto vero, tutto attuale, tutto condiviso, ma bisognerebbe essere più diretti, sbattere i nomi i prima pagina, magari dirgli che non ci avevano capito un c..o !!!. Mi da l'idea che altre federazioni si affidino a bracci armati per difendersi energicamente, mentre il ciclismo ha troppe anime !!

La gazzetta dello sport
14 febbraio 2016 11:05 Monti1970
Non pubblicherebbe mai un articolo cosi

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