| 30/10/2006 | 00:00 La decisone è stata presa. Irrevocabile. Il futuro di Enrico Franzoi non sarà nel cross. Vedere la maglia tricolore che ancora oggi, e probabilmente per l'ultima volta sabato prossimo in Coppa alle Bandie, fa bella mostra in prima fila nelle griglie di partenza delle internazionali diventerà ricordo. Come il fatto che il plurititolato moglianese, ormai vicentino d'adozione per motivi sentimentali, diventi in tutto e per tutto il successore di Daniele Pontoni, l'ultimo grande "puro" italiano del ciclopratismo.
«È difficile, se non impossibile - spiega il professionista della Lampre - fare conciliare strada e cross ad alti livelli. Specialmente a livello mentale. Non lo fanno neppure i belgi, neppure Nijs che è l'Armstrong del cross. Nel periodo di maggio-giugno servirebbe parecchio riposo. Ma col Pro Tour questo non è possibile. A meno che non ci sia un team che ti permetta un certo tipo di lavoro. Così, dopo due stagioni su strada, mi sono accorto che dovevo prendere una decisione. In Italia col cross non si vive ed i tracciati attuali non mi favoriscono affatto. Se fossero più impegnativi, se mi permettessero di sviluppare una certa potenza, potrei esprimermi al meglio ed avere più chance. Allora qualcosa potrebbe cambiare per me. Oggi invece ci troviamo ad affrontare percorsi troppo tecnici, simili a quelli del bmx, con tante gimkane da superare. Prendiamo il mondiale dello scorso anno a Zeddam, in Olanda, allucinante».
Per arrivare a questo "cambio di pelle", ci sono state particolari pressioni in Lampre?
«No. È stata una decisione presa questa estate di comune accordo. Saronni ha visto che su strada vado bene e posso crescere. Sono giovane. E poi sono sempre stato uno stradista. Non lo scopro certo ora. Il cross diventerà complementare alla strada».
Franzoi dunque, classe '82, ex iridato U23 del cross, dopo due stagioni da professionista punterà tutto sulla strada. A partire dalle classiche del Nord e la Roubaix.
«Il mio sogno è da sempre la Roubaix. Quest'anno sono rimasto con i migliori fino a 40 km dal traguardo. Sono andato in crisi solo dopo aver superato i settori più difficili. E venivo da una stagione tiratissima nel cross. Nel 2007 sarò più fresco e andrà sicuramente meglio. Paradossalmente per me, tutto poteva e potrebbe terminare anche dopo la Roubaix. Poi guardo favorevolmente alle classiche col pavè e per completare una ipotetica stagione anche al Tour, piuttosto che al Giro».
Punta in alto dunque Enrico. Intanto è concentrato sulla prova di Coppa delle Bandie.
«Si, sono abbastanza preparato, ma ci arrivo un po' stanco. Il percorso delle Bandie, spettacolare, con molti strappi e taglia-gambe, in cui serve anche pedalare di potenza, può salvarmi. Spero che si appesantisca. Dalla stagione su strada non ho affatto staccato. Lo farò dopo sabato, per un mesetto e mezzo. Quindici giorni di riposo assoluto e poi riprenderò per essere competitivo ai tricolori di Lucca (6-7 gennaio) e al mondiale di Hooglede in Belgio (27-28 gennaio). Sarà ogni anno così, anche se oggi non posso sottoscriverlo».
Resterebbe incompiuto il record di tricolori. Ne hai già 8, Pontoni non così è distante.
«Non ci penso. Sarà sempre importante, ma conquistare il titolo italiano non è così semplice. Non è scontato che correndo solo quella gara io la vinca. Rispetto a me, Daniele ha avuto sempre altri obiettivi».
Franzoi ha deciso, Zampedri ha già salutato il cross. Non è un gran momento per le "vocazioni" crossistiche, nonostante Coppa e Mondiali a Treviso.
«Calma. Io non mollo completamente. Poi stanno crescendo Marco Aurelio Fontana e Cominelli».
Massimo Bolognini
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