L'ORA DEL PASTO. Le volate? Battaglie. I velocisti? Guerrieri
DILETTANTI | 23/12/2015 | 07:19 Xhuliano – ormai Giuliano - Kamberaj è un soldato-sprinter di 21 anni, albanese di Verat, papà meccanico e mamma casalinga, una sorella maggiore nata in Albania e un fratello minore nato in Italia, il trasferimento 16 anni fa, destinazione Cles, Val di Non, Trentino, le strade di Maurizio Fondriest. Dal 2016 sarà professionista, con la SkyDive, direttore sportivo Alberto Volpi, compagni di squadra Ivan Santaromita e Andrea Palini.
La prima bici a tre anni (“Un regalo di papà, la volevo a tutti i costi, tipo mountain bike, colore blu con le scritte gialle: pronti-via, subito senza rotelle”), pronti-via subito anche la seconda bici (“Non solo volevo andare senza rotelle, ma anche senza mani: finito contro un palo, rotto i denti davanti, meno male che erano di latte”), la prima bici da corsa a sette anni (“Una Fondriest”), pronti-via la prima corsa (“Sesto, una fatica boia, ero senza fiato, però contento”), fino alla prima vittoria (“In pista, a Mori, da G4”).
Licenza di terza media (“Ma che fatica: ginnastica la materia preferita, tutte le altre erano una salita, il tedesco duro come il Mortirolo”), un anno da cameriere (“Dodici-tredici ore al giorno, impossibile conciliarlo non solo con la bici, ma con il resto della vita”), poi solo e sempre bici e ciclismo (“La bici è una maestra di vita, perché te la fa conoscere dentro e fuori, il ciclismo è una fatica, ma se hai gambe, cuore e volontà, e se sei un po’ portato, diventa anche un piacere”), due sole vittorie da dilettante (“Ma un’infinità di piazzamenti”), le due ruote non solo come agonismo ma anche come filosofia (“Ma in Italia, quando finalmente lo capiremo, sarà troppo tardi”).
Giuliano sostiene che “le radici albanesi mi hanno regalato grinta, decisione, voglia, insomma: fame, ed è quella che farà la differenza”, dichiara che “i miei maestri sono stati Alessandro Coden, specialmente per la pista e la volata, poi ho cercato di guardare e imparare da tutti, consigli buoni sono arrivati anche da Fondriest e da Gibo Simoni, infine devo ringraziare Fausto Pinarello e il Cycling Team Friuli di Roberto Bressan”, ricorda che “giocavo a calcio, centrocampista, sciavo, discesa e fondo, e facevo anche atletica, campestri, poi il ciclismo si è impadronito di tutto il mio tempo”, confessa che “i miei eroi sono Cancellara e Sagan”, confida che “i miei sogni sono la Milano-Sanremo, certe tappe del Giro e del Tour, magari anche il Fiandre”, spiega che “è vero che sono un velocista, ma quando sto bene, tengo anche sugli strappi e, chissà, anche sui muri”, di sé dice che “sono troppo buono, e temo che non sia una qualità”, aggiunge che “in volata non ho mai avuto paura, ma mi sono sempre divertito”, spera di avere “entro sei mesi anche la cittadinanza italiana, così da poter correre con la maglia azzurra, almeno in pista”.
Da gennaio il ritiro a Dubai, da febbraio le corse a Dubai, in Qatar, poi si vedrà, anche in Italia, probabilmente alla Coppi & Bartali. “Le volate? Battaglie. I velocisti? Guerrieri”. Giuliano Kamberaj prende la bici e va a combattere. Marco Pastonesi
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