Silvio Martinello risponde punto per punto a Pat McQuaid

| 04/09/2006 | 00:00
«Il nuovo corso FCI nella lotta al doping si puo' paragonare a una nave rompighiaccio decisa ad andare a fondo per riaprire la strada a un ciclismo credibile»: Silvio Martinello, direttore generale di Federciclismo, ha risposto cosi' alle critiche rivolte nella riunione UEC di sabato a Milano dal numero uno UCI Mc Quaid. «La sua citazione della recente uscita di Francesco Moser sulla liberalizzazione del doping e' stata davvero gratuita - ha proseguito Martinello - La risposta all'uso di sostanze vietate si deve dare con azioni concrete e non attraverso polemiche legate a un soggetto voluto dalla stessa UCI a capo del sindacato internazionale dei corridori. Peraltro, le opinioni dell'ex-campione trentino secondo me non rispecchiano nemmeno la posizione ufficiale dell'associazione che rappresenta». Martinello ha aggiunto inoltre che «la Federazione non puo' essere tacciata di mancanza di rigore verso Ivan Basso quando non e' ancora emersa una sola prova certa a suo carico nell'ambito dell'Operazione Puerto». Il direttore generale della FCI si è poi soffermato sulla valenza del codice etico siglato dai team Pro Tour che ha portato all'esclusione dei favoriti per l'ultimo Tour: «Sono norme che rappresentano un cappio al collo per i corridori che, in contropartita alla sicurezza di un ingaggio valido, si vedono privati della possibilità di correre anche quando un'indagine non ha ancora prodotto elementi sufficienti contro di loro». Si tratta quindi di «un'anomalia che dimostra la centralità nel sistema del potere acquisito dalle formazioni con licenza Pro Tour: Manolo Saiz, coinvolto a pieno titolo nell'inchiesta spagnola, era stato messo ai vertici dell'Associazione dei gruppi sportivi dall'UCI che lo aveva ritenuto un referente indispensabile». «Le riunioni previste nel corso della settimana iridata di Salisburgo dovranno mutare la fisionomia della challenge UCI che al momento non funziona - ha aggiunto il campione olimpico di Atlanta' 96 nella corsa a punti su pista -. Ritengo giusto che in quei frangenti venga definito lo studio UCI mirato a stabilire nei casi di doping accertato le responsabilita' dei tecnici e non limitate agli atleti. Non mi trova d'accordo invece l'idea di ridurre la durata dei grandi giri: qualche tappa in meno non fronteggia il ricorso agli aiuti farmacologici che è un problema innanzitutto culturale». La prevenzione per Martinello dovra' essere fondamentale con le nuove generazioni: «Tra gli juniores, a partire dal campione del mondo Ulissi, si è creato un gruppo di ragazzi molto validi con Ratto, Magazzini, Malori e Balloni: lo spettacolo che hanno offerto sino a ieri al Giro della Lunigiana ne e' stata la riprova. Sono ragazzi che consentiranno il recupero della dimensione del corridore polivalente forte su strada come in pista. Un progetto realizzabile insegnando a non barare con se stessi aiutandosi in maniera illecita per vincere».
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