GUARDINI. «Non ho più paura di allenarmi»

PROFESSIONISTI | 05/03/2015 | 07:08
Andrea Guardini è in viaggio per la Malesia, dove lo aspetta il Tour de Langkawi, la corsa che lo ha lanciato nel 2011 nel mondo del professionismo. Il 25enne veronese iniziò con il botto e da lì mise in cantiere due stagioni costellate da 21 successi, con la perla della tappa al Giro d'Italia 2012 vinta su Cavendish in maglia iridata. 

Il salto nel World Tour e nell’Astana l’aveva però destabilizzato: i successi diminuivano e i dubbi (valore complessivo, tenuta in salita, squadra senza un gruppo per lui) aumentavano. Flash quest’anno fin dalle prime corse ha dimostrato di aver ritrovato il colpo di pedale dei tempi migliori e soprattutto di aver superato una crisi che era senz’altro più mentale che fisica.


Dove ti eri perso Guardia?


«Ho passato un periodo difficile, non lo posso negare, ma ora è totalmente superato. La scorsa stagione mi è mancata continuità, ho accumulato un susseguirsi di problemi che mi hanno fatto perdere sicurezza nei miei mezzi. Quando perdi l'abitudine alla vittoria fai fatica a ritrovarla. Sono passato dall'essere sempre lì davanti a lottare a non capire cosa ci facessi in uno sprint».

Chi ti è stato vicino?

«La famiglia e gli amici sono stati fondamentali, in più ho conosciuto persone che mi hanno cambiato la vita come il mental coach Roberto Re. Ho trovato l'amore, ciò che mi mancava e mi ha reso un uomo completo. Sono andato a convivere a Fumane, piccolo comune della Valpolicella, e il 17 ottobre sposerò Justine, che ho conosciuto sul finire del 2013. Mi sono "tirato fuori" da questa situazione soprattutto grazie a lei. Mi sprona, mi sta vicino e mi dà una grossa mano in tutto e per tutto».

E in squadra?

«Martinelli, che mi ha voluto in squadra nel 2013 e si è speso per confermarmi. Dal primo all'ultimo momento non ha mai perso la fiducia in me, me l'ha fatta sentire, me l'ha trasmessa. Beppe mi ha capito. Per me è stato ed è fondamentale. Anche se capita di non vedersi per tanto quando ci sentiamo sa sempre cosa dirmi, come prendermi, che parole usare».

Com'è il nuovo Guardini?

«Non ha più paura di allenarsi, di prendere quattro gocce d'acqua. Ci pensavo proprio il giorno che sono tornato dall'Oman, sono uscito 2 ore e per più di metà allenamento ho pedalato sotto la pioggia. Tra me e me, dopo un mese al caldo, pensavo "ma guarda te se devo inzupparmi anche facendo scarico..." ma ora so che è giusto così, può essere duro ma è il mio lavoro. Se devo fare una cosa ora la porto a termine, anche se si presentano delle condizioni difficili. Dopo il periodo del cavolo che ho dovuto affrontare vedo i problemi più piccoli, ma soprattutto ho imparato che per arrivare bisogna fare fatica e i risultati non si vedono nell'immediato. Ho imparato ad ascoltarmi e ad allenarmi, capendo quali sono i lavori fondamentali per il mio fisico, tipo il dietro-motore».

Ora ti aspetta un banco di prova importante: la Milano-Sanremo.

«Sì, ci arriverò dopo il Tour of Langkawi quindi spero il tempo sia più clemente delle passate edizioni. Lo sbalzo termico dai 40° della Malesia si farà sentire, se capitasse una giornata da tregenda sarei già out. L'obiettivo è accumulare esperienza e fare meglio dell'anno scorso. Ci vuole poco in effetti... Chi mi aspetto davanti? Kristoff ha dimostrato di pedalare già bene negli Emirati, ma la Classicissima è una corsa strana e affascinante per la quale non si può mai dire un favorito secco o scommettere che qualcuno sia tagliato fuori dai giochi a priori».

Poi cosa prevede il tuo calendario?

«Volerò in Belgio per la Gand Wevelgem, La Panne e Scheldeprise e poi andrò al Giro di Turchia». 

Grandi giri?

«Al momento in programma ho solo la Vuelta ma mi piacerebbe molto correre anche il Giro. Non vorrei escludermi a priori, anche se ora come ora la squadra non mi ha considerato nemmeno tra le riserve. La decisione non dipende ovviamente da me ma, per quanto in mio potere, voglio dimostrare di andare forte. Nelle prime due settimane la corsa rosa offre tante possibilità per i velocisti... Se la squadra non mi schiererà comunque non sarà un dramma, parteciperò al Giro del Belgio e a giugno mi concederò una settimana di ferie».

Giulia De Maio

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COMMENTI
Mahhhhh
5 marzo 2015 12:01 ewiwa
Con tutto il rispetto per l'uomo con le sue insicurezze ed i problemi ma resto allibito che solo ora ha capito che gli allenamenti per un professionista si devono fare anche sotto l'acqua....Guardini questa cosa è normale nello sport in genere e la capisce anche un cicloamatore ed un praticante dello sport in genere.
Comunque una variante si può anche fare faccia come quel mio amico che portiere in una squadra di calcio di amatori e quando pioveva apriva l'ombrello.

5 marzo 2015 16:50 Melampo
No, ehhh, come non dargli ragione.

Anch'io, quando mi alleno, appena imbocco una salita rallento di colpo. Eppure, sono convinto che in salita andrei fortissimo, ma è che appena vedo tutta quella terra ammontinata, mi viene la paura che mi si rovesci tutta addosso, e quindi mi blocco.

Ma credeteci, io in salita andrei fortissimo, ne sono convinto.

Ma cosa si deve sentir dire da un professionista ..., roba da matti.

Ci vuole più maturità.
5 marzo 2015 17:32 Bastiano
Il ragazzo ha trovato il successo facile e troppo presto, è andato in un team troppo grande e si è perso, dedicandosi alla bella vita.
Io spero che ritrovi tutta la rabbia necessaria per riportarlo la dove era il primo anno (e forse anche il secondo), magari evitando di dirci che la cosa più eclatante che ha fatto per ritrovarsi, è stato allenarsi sotto la pioggia per un ora!

Bella vita?
6 marzo 2015 09:12 plus
Ma che cosa stai dicendo? lo conosci personalmente?
io sì, e ti garantisco che non è proprio uno che fa la bella vita, anzi!!!
Uno dei ciclisti più umili e semplici che conosca, una persona squisita e sempre disponibile a scambiare due parole con chiunque!

Quale sarebbe questa bella vita che fa? sentiamo...

molti ragagazzi della sua età se avessero le sue possibilità economiche sarebbero già in cura...

Sulle sue scelte, o frasi si può anche discutere, ma sulla persona proprio non c'è nulla da dire.

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