AMORE&VITA. Hishinuma, un giapponese che adora Pantani
CONTINENTAL | 27/01/2015 | 08:00 “Giappone”. Questo è il soprannome con il quale patron Ivano Fanini si rivolge abitualmente al ciclista proveniente dal Paese del Sol Levante che fa parte del team Amore & Vita-Selle SMP. Al secolo “Giappone” è invece Yukinori Hishinuma, corridore giapponese nato a Yokohama il 5 marzo 1992 e giunto in Toscana, a Lucca per la precisione, nel 2013 per coronare il suo grande sogno di diventare un ciclista professionista. Sguardo penetrante, tanta simpatia, fisico da scalatore e tante ambizioni per questo ragazzo che parla già un buon italiano e che ha una storia tutta da raccontare in questa sua prima intervista “italiana”.
Come sei arrivato in Toscana? «Amo molto il ciclismo, sono giornalista e collaboro da anni alla rivista giapponese Cycle Sports. Ho iniziato a gareggiare in bici all'età di 16 anni e dopo due anni di gare in Giappone, a 18 anni mi sono trasferito in Europa. Ho fatto la gavetta per tre anni in Francia e per un anno in Belgio, poi ho deciso di venire in Italia dopo avere seguito alla TV alcune tappe del Giro: confesso che è stato un amore a prima vista….».
Spiegaci il perché di questo colpo di fulmine.. «Mi sono piaciuti soprattutto i percorsi e la passione della gente, dentro di me sto cullando il sogno, forse impossibile, di poter vincere un giorno una tappa in salita al Giro d'Italia».
Per l'appunto quest'anno la quinta tappa del giro si concluderà all'Abetone, non distante da qui.. «Sì, conosco la salita, ma la mia squadra non è stata invitata al Giro e così dovrò seguire la tappa da spettatore. Peccato».
Ma in definitiva ti piace più il Giro o il Tour? «Il Giro, sicuramente, è più umano e ci sono più salite».
Ma in Giappone hai mai vinto delle gare? «No, in patria si gareggia soprattutto nel Keirin e su pista. Non è pane per i miei denti».
Oltre a vincere una corsa in salita, hai degli altri sogni nel cassetto? «Vorrei prendere parte alle Olimpiadi di Tokyo 2020, spero con fondate ambizioni di essere protagonista».
Si vive meglio in Toscana o in Giappone? «Io mi trovo meglio qui, a Lucca, la vita non è frenetica e alienante come da noi. Sulle strade si ha maggior rispetto per i ciclisti, mentre in Giappone c'è un traffico pazzesco. Anche con la cucina mi trovo benissimo in Italia: preferisco pizza e bistecca al riso».
Tuttavia anche dalle nostre parti ci sono molti ristoranti giapponesi, caso mai tu sentissi nostalgia della cucina del Sol Levante.. «All'apparenza molti sembrano dei locali giapponesi, ma spesso non lo sono. Mi è capitato più di una volta di trovarmi in un ristorante giapponese e di vedermi invece proporre un menu quasi totalmente cinese. Ma immagino che siano in pochi gli italiani in grado di notare le differenze».
Hai o hai avuto un idolo nel ciclismo? «Sicuramente Marco Pantani, il mio mito. Come tipo di corridore mi piace anche Gasparotto».
Ti sei portato la fidanzata dal Giappone? «No, lo scorso anno ho avuto una storia con una ragazza italiana, ma poi ci siamo lasciati. Capisco che innamorarsi di un ciclista sia una cosa complicata».
E la tua attività da giornalista? «L'esperienza che sto facendo mi procura incessantemente del materiale eccezionale. Ogni giorno mi imbatto in storie nuove da raccontare e tutte sono estremamente interessanti, il vostro Paese è una miniera».
Ma oltre al ciclismo non segui o pratichi altri sport? «Mi interesso di judo e karate, da buon giapponese. Non capisco l'enorme interesse, forse esagerato, che c'è in Italia verso il calcio».
l'interesse per il calcio è ormai in costante declino e gli sponsoretti che ancora lo finanziano si stanno defilando a poco a poco;
tempo tre anni e tutto rientrerà in ambito oratoriale compreso le inutili paginate della gazzetta.
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