INIZIATIVE | 20/12/2014 | 07:12 C’è un altro traguardo sulla strada di Giorgio Brambilla. «Avere tempo per la famiglia e orari decenti, già mi sembra bellissimo». Il matrimonio lo scorso ottobre con Laura, maestra elementare, la nuova casa a Brongio e la bici che ha smesso di essere un lavoro. Non ce l’ha fatta, Giorgio,a sfondare nel mondo professionistico delle due ruote, ma non ha rimpianti, costretto ad alzare le braccia non per l’ennesima vittoria, ma di fronte alla sfortuna. «Ho deciso a fine settembre, per vari problemi, principalmente di salute. Una malformazione congenita dell’arteria femorale del quadricipite che si triforcava mi impediva di forzare in pianura: comportava un minore afflusso di sangue, problema che l’operazione a giugno non ha risolto».
Quasi inevitabile la decisione di smettere. «Mi ero ripromesso a fine 2013 di fare ancora un anno in una formazione Continental con l’obiettivo di passare in una Professional e che avrei smesso se non ci fossi riuscito. Dopo l’operazione non ci sono stati miglioramenti, i risultati non arrivano e le motivazioni sono venute meno: così ho smesso con un mese di anticipo per prepararmi alla nuova attività».
Proprio domenica scorsa, Brambilla ha inaugurato infatti a Dolzago, in via Corsica 116, lo studio denominato GB4, dove metterà a disposizione la sua esperienza di corridore e a frutto la laurea in scienze motorie conseguita nel 2012 alla Cattolica di Milano. «L’unica università che mi permetteva di dare esami senza obbligo di frequenza. Non è stato facile stare tante ore in bici, studiare e dare gli esami senza seguire le lezioni. Ma sono contento di avercela fatta, non è da tutti. Finito il liceo, il Maria Ausiliatrice a Lecco che avevo scelto perchè avevameno ore, mi spiaceva smettere con gli studi. Ringrazio anche i miei genitori che all’epocami hanno pressato».
Le gomme invece, si sono sgonfiate strada facendo. «Il ciclismo non attraversa un periodo favorevole, nelle Continental sei fortunato se ti danno qualcosa, altrimenti corri gratis. Io ho quasi sempre portato a casa lo stipendio. Il ciclismo è un lavoro, ti impegna completamente: devi fare sacrifici, stare all’estero, via da casa... Fin quando sei giovane e ambisci a entrare in una squadra più grossa ha senso provarci, come quando ero alla Leopard».
In Olanda, nel 2012, proprio nel giorno del compleanno del papà, Brambilla ha raccolto l’unico successo Pro. «Ma ho disputato corse importanti, come il GP Costa degli Etruschi dove sono arrivato quarto. Certo, la vittoria è il ricordo più bello, al traguardo mi sono detto che quando tutto va bene, si riesce anche a vincere. Insomma, a certi livelli ci potevo stare».
Invece Giorgio inanella una serie di sfortune. «Una volta passato professionista ho subito infortuni, cadute problemi fisici e di salute: mi è sempre capitato qualcosa, non ho mai potuto avere continuità. Qui sono tutti fortissimi, devi essere al top se vuoi competere».
Rimpianti? «No, ho dato quello che potevo e non ho colpe per avere avuto la mononucleosi o per essere caduto per colpa di altri. Ma certe circostanze condizionano una carriera. Hai due anni per dimostrare quanto vali, se non ci riesci va avanti un altro e tu finisci nel dimenticatoio. E’ un problema del ciclismo: una volta facevi il gregario e maturavi in cinque anni, adesso è diventata durissima. C’è tanta domanda,meno offerta e ancora meno soldi. Io ogni anno miglioravo, lo dicevano anche i test,ma i contratti peggioravano».
18 anni di bici gli garantiscono una nuova opportunità. «Il ciclismo è stato la mia vita da quando ho otto anni. Da settembre ho fatto un paio di pedalate, non mi manca. Mi sto disintossicando mentalmente. E ora mi darà soddisfazione far raggiungere agli altri gli obiettivi».
Come? «Con test e valutazioni funzionali, con obiettivi in base alle esigenze: ho comprato i rulli, sono pronto».
GB4, ovvero Giorgio Brambilla 4: il numero ha un significato? «Mi ha sempre portato fortuna, col 4 dorsale ho quasi sempre vinto e ho voluto continuare così...». A chi ti rivolgi? «Solo ai ciclisti, ma di tutte le fasce, offrendo massima qualità e personalizzazione totale. Dai dilettanti, ai professionisti io ai semplici amatori, pianificando loro preparazione in base agli obiettivi con tempi di allenamento personalizzati. Sono aspetti che conosco bene, per averle sperimentate da corridore, studiate e perchè ho avuto buoni maestri» .
Il ciclismo che sognavi da bambino ti ha deluso? «No, è come la vita: sogni da bambino, cresci e la realtà non è quella immaginata. ma la cosa giusta è provarci. Non ho rimpianti, ho studiato anche per questo motivo e sapevo che sarebbe finita prima o poi. Ho dato tutto e non sto lì a recriminare sui fattori esterni».
A un giovane che si tuffa nel guado fra dilettantismo e professionismo che consigli? «Di scegliere una squadra che gli consenta di finire l’ultimo anno delle superiori, studiando senza avere pressioni e di avere pazienza. In altri sport si matura prima, a vent’anni puoi essere alle Olimpiadi, nel ciclismo a 28 raggiungi la massima potenza del motore: se hai fortuna, arrivi». Altrimenti ci sono altri traguardi.
Dario Scaccabarozzi, da Il Giornale di Lecco
CHI È GIORGIO BRAMBILLA Giorgio Brambilla, nato a Lecco il 19 settembre del 1988, comincia la sua carriera ciclistica all’età di 8 anni,con l’Uc Costasnaga. Dalla categoria G3 fino alla Allievi mette in mostra il suo talento di velocista vincendo una trentina di gare. Dal 2007 al 2010 corre per l’Uc Bergamasca, ottenendo due vittorie e tanti buoni piazzamenti; poi due stagioni alla De Rosa, uno alla Leopard nel 2012 dove ottiene la sua unica vittoria da professionista in Olanda, nella RabobankDorpenomloop Rucphen fra l’altro proprio nel giorno del compleanno di suo papà, e ancora, nelle ultime due stagioni, veste lemaglie di Atlas Personal e Veranclassic.
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