PROFESSIONISTI | 24/11/2014 | 07:22 In una bella giornata di sole dalla temperatura primaverile, Fabio Aru ha ritirato presso il Convento di Santa Lucia alla Castellina, sui colli fiorentini, l'11a edizione del Premio “Coraggio e Avanti” che ogni anno designa il miglior giovane del ciclismo italiano. Propugnatori del prestigioso riconoscimento sono Giacinto Gelli, i padri Raffaele Duranti e Agostino Gelli unitamente ai componenti della Famiglia del Ciclismo, da sempre ospitati con entusiasmo dai frati carmelitani di questo convento “on bike” che si fregia con orgoglio ormai da parecchi anni del titolo di Centro Spirituale del Ciclismo. Premiati anche gli Juniores Martina Alzini e Edoardo Affini, Davide Martinelli per gli Under 23, Luca Paolini per la categoria Over 30 (premio Edo Gelli) e Paolo Slongo quale Ammiraglio d'Oro su indicazione della Adis-Pro. Tra gli ospiti della festa il CT Davide Cassani, Mario Cipollini, Francesco Moser, Franco Bitossi e numerosi ex-ciclisti praticamente di casa al convento di S.Lucia alla Castellina. Ma le luci dei riflettori – anche se non ce n'è stato affatto bisogno data la splendida giornata di sole – erano tutte puntate su Fabio Aru, il giovane talento del team Astana accompagnato nell'occasione dal tecnico Giuseppe Martinelli che ha affermato di rivedere nel carattere e nella grinta del promettente ciclista sardo molte delle prerogative appartenute a Marco Pantani. E Aru non si è sottratto alle domande dei media.
Sole ieri e sole per tutto l'anno anche per Fabio Aru? «E' vero, il 2014 è stato un anno fondamentale per la mia carriera. Ho fatto nuove esperienze, Vuelta e Mondiale, che hanno arricchito parecchio il mio bagaglio tecnico ed umano, ovviamente sono molto contento dei risultati che ho ottenuto, soprattutto alla Vuelta e al Giro».
Con il ritiro a Montecatini Terme dal 24 al 28 novembre inizia il tuo 2015? «In pratica il mio 2015 è iniziato il... 5 ottobre scorso, quando mi sono piazzato nono al Giro di Lombardia e a fine gara pensavo già al prossimo anno. Ho iniziato subito a pianificare il 2015 e dopo una breve vacanza ho ripreso la preparazione, ormai da una decina di giorni. A Montecatini stileremo i programmi per la prossima stagione».
Sembra che Nibali sia destinato a partecipare al Tour: di conseguenza ti sentiresti pronto a disputare il Giro d'Italia con le responsabilità di capitano del team Astana? «Decideremo tutto durante il ritiro di Montecatini. Da parte mia le responsabilità non mi spaventano, anzi mi fa piacere averne poiché significa che la squadra crede in me. Il percorso del Giro 2015 mi piace, è duro e il dislivello altimetrico è aumentato rispetto al 2014. La crono di 60 km non mi fa paura e stiamo studiando una preparazione mirata per affrontarla al meglio».
Quali saranno le tappe cruciali del Giro 2015? «Sicuramente la crono, quelle del Sestriere e del Mortirolo».
Ti sentiresti già pronto ad affrontare il Tour? «Dopo Giro e Vuelta è un'esperienza che voglio fare. Anche se la corsa francese resta per me un'incognita dal punto di vista tecnico, il suo immenso fascino è innegabile».
E se ti chiedessero di andare al Tour già nel 2015 dopo il Giro, senza assilli e con il compito di dare una mano a Nibali? «E' una possibilità che dovrebbe essere valutata e programmata accuratamente, forse ne parleremo nei prossimi giorni ma per me non ci sarebbero problemi».
Ti sei diplomato al Liceo Classico, come si possono collegare i tuoi studi al ciclismo? «Il ciclismo è ricco di storia e tradizione, così come lo sono gli studi classici che ho fatto, quindi il collegamento è forte. Inoltre lo studio abitua a programmare per ottenere dei risultati, proprio come bisogna fare nel ciclismo».
Sei d'accordo con chi ti definisce un passista scalatore? «Amo la salita ma non mi piacciono le etichette. Per ora mi trovo meglio sulle salite più lunghe, ma sto cercando di progredire anche su quelle brevi. Tuttavia vorrei completare il mio bagaglio tecnico anche nelle altre specialità, per diventare un corridore completo».
C'è una salita che potresti definire come “la salita di Fabio Aru”? «E' quella di Champdepraz, dove ho vinto il Giro della Valle d'Aosta nel 2011 e dove terminai terzo l'anno dopo. Quella è la salita che prediligo e che forse più si adatta alle mie caratteristiche».
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