ITALIA. Corse in crisi? Sì, ed è allarme Giro

PROFESSIONISTI | 08/11/2014 | 00:00
L’accusa e al tempo stesso il grido d’allarme lanciato ieri da Marc Madiot, presidente della Lega del Ciclismo Francese - «è necessario proteggere il patrimonio ciclistico dei paesi storici perché le corse che non fanno parte del WorldTour rischiano di scomparire» - ha riportato alla ribalta un problema che la promessa Riforma del Ciclismo rischia di acuire.

Più volte su queste pagine abbiamo parlato della Riforma e del rischio catastrofe cui va incontro chi è escluso dalla serie A del ciclismo: dopo le parole di Madiot abbiamo deciso di “misurare” la temperatura alle gare di casa nostra sfruttando il certosino lavoro di ricerca effettuato da Fausto Ferrario, componente della Commissione tecnica LCP. Chiariamo subito: si tratta di analisi numeriche, che non entrano sul piano tecnico, perché questi dati nercessitano di riflessioni appropriate, ma offrono in ogni caso importanti spunti di riflessione

COMPETIZIONI

Sono state 25 le gare disputate quest’anno in Italia contro le 27 del 2013. 162 atleti al via in media contro i 140 dello scorso anno: 17 gare con più di 150 partenti (erano state 10 nel 2013), nessuna con meno di 100 atleti al via (contro le 4 dell’anno precedente).
A salvare la situazione dal punto di vista numerico, la controversa partecipazione delle Continental italiane (erano 6) e non, che spesso hanno permesso di tamponare falle evidenti.

WORLDTOUR

Nel suo atto d’accusa, Madiot ha sottolineato la scarsa partecipazione dei team di WorldTour alle corse che non fanno parte del circuito di élite mondiale. Un problema generale, che coinvolge pesantemente l’Italia: se si escludono le 4 corse di WorldTour alle quali i 18 Worldteam hanno l’obbligo di partecipare, le corse più frequentate sono state Strade Bianche con 11, Milano-Torino con 10, Camaiore e Roma Maxima con 9. A seguire Giro del Trentino con 7, Gp Nobili Rubinetterie con 5 e Tre Valli Varesine con 4 mentre tutte le altre 14 corse sono andate sotto questa quota.
Evidente come il “pre Tirreno” - con Strade Bianche, Camaiore e Roma Maxima racchiuse in pochi giorni - abbia solleticato l’attenzione di molti team, ma se togliamo questo periodo primaverile, abbiamo solo risultati occasionali legati a date scelte ad hoc e alla tenacia degli organizzatori, non certo ad una programmazione globale.
È sempre più triste veder crescere le difficoltà in cui si dibattono organizzatori di corse storiche e di grande fascino: anche dall’Italia si deve alzare forte la richiesta di tutela per corse e organizzatori, proprio come ha fatto Madiot in Francia.

IL GIRO SOFFRE

In Italia il problema è ancora più grave che in Francia, però, anche perché ad accusare una grave crisi è addirittura la corsa simbolo d’Italia, vale a dire il Giro.
Il giorno della partenza di ogni grande gara a tappe, Fausto Ferrario ha contato quanti corridori della top 100 (riferimento sulle graduatorie di Cqranking, che si rifà sostanzialmente alla vecchia classifica Uci) si sono schierati al via: bene, al Giro d’Italia erano solo 24. E meglio della corsa rosa hanno fatto il Tour con 50, la Tirreno-Adriatico con 40, la Parigi-Nizza con 37, la Vuelta di Spagna con 34 (in questo caso va considerato che corridori come Contador e Froome, costretti al ritiro in Francia, sono stati in pratica costretti a ripiegare sul Giro di Spagna) e il Giro di Svizzera con 27, mentre il Giro di Polonia incalza con 19.
Un segnale di grave difficoltà che evidenzia anche nei numeri come il Giro d’Italia non possa più essere definito “la seconda corsa a tappe del mondo”. Dopo la risalita del 2013 - quando i top 100 al via erano stati 30 - quest’anno la corsa rosa ha vissuto un crollo verticale, pari al 20% dei big. Aumenta in maniera pesante il distacco dalla Vuelta: dal 32-30 di sostanziale parità del 2013, si è passati infatti ad un 34-24 che non ammette repliche.

DOVE VANNO I BIG?

Se il Giro è in difficoltà, anche Tirreno-Adriatico e Sanremo hanno dovuto fare i conti con un calo di qualità nella partecipazione: 40 tpo 10 0 contro i 43 del 2013 per la corsa a tappe, 32 contro 38 per la Classicissima. In controtendenza Il Lombardia con 40 top 100 al via contro i 38 del 2013.
Tra le altre corse si confermano Strade Bianche (19) e Milano-Torino (15), crescono Memorial Pantani (da 2 a 12), Coppa Bernocchi e Tre Valli Varesine (entrambe da 5 a 10) e Coppa Agostoni (da 7 a 10) mentre a pagare dazio ad un calendario affolatissimo sono state in particolare Giro del Trentino (da 12 a 8) e Gp Camaiore (da 12 a 7).
Proprio la corsa della Versilia ci offre il destro per un’ultima considerazione: non basta avere al via le squadre di WordlTour (a Camaiore come detto erano 9) per vedere in corsa i campioni (solo 7 tra i top 100).
Anche l’Italia ed il suo ciclismo, proprio come ha sottolineato Madiot per la Francia, meritano più rispetto. A cominciare dall’Uci.

Paolo Broggi
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COMMENTI
Non lamentiamoci
8 novembre 2014 14:13 pickett
Ricordiamoci qual'era il livello di partecipazione del Giro prima della nascita del Pro-Tour.Ricordiamoci il Giro del 97,con 2 (due!)squadre straniere,che schieravano le riserve delle riserve.Ricordiamoci il Giro 2004.Decisamente meglio oggi.La Vuelta é avvantaggiata dal fatto di disputarsi dopo il Tour anziché prima,tutto qui.Ringraziamo i geni e gli espertoni che si rifiutarono sdegnosamente di spostare il Giro a settembre ,vent'anni fa.

Tanto per cambiare...
8 novembre 2014 16:05 SantGiac
...un nuovo articolo fazioso e che mette gratuitamente in cattiva luce le corse italiane, in difficoltà sì, ma, a mio parere, non nella situazione catastrofica che avete descritto. Quoto pienamente Pickett
Giacomo

Faziosi? I numero non lo sono
8 novembre 2014 18:21 excalibur
attenzione. i numeri non sono faziosi, ma danno una misura della realtà, poi si può commentare. ma non raccontiamo barzellette: due corse sparite nel 2014, altre in procinto di farlo nel 2015 (aspettiamoci sorprese già da marzo...) e non basta la presenza di formazioni straniere per fare grande il giro d'italia... quest'anno ce n'erano tante ma di corridori forti (non ho scritto volutamente campioni) ce n'erano ben pochi. se un'azienda perde il 20% del suo valore (il giro è un'azienda) rispetto all'anno precedente, i suoi dirigenti non possono fare i salti di gioia...

Il peggio deve ancora venire
8 novembre 2014 21:10 Simpaticone
Eh sì, di fazioso c'è ben poco, ve ne accorgerete quando, già da quest'anno, spariranno corse come Camaiore e chissà quante altre

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