PREMIO TORRIANI. «Per chi ama il ciclismo e lo fa vivere»

PREMI | 06/09/2014 | 18:44

Claudio Chiappucci, Beppe Conti e Franco Iseppi hanno ricevuto il 17°Premio Internazionale Vincenzo Torriani, sottotitolato “per chi ama il ciclismo e lo fa vivere”, nel corso di una coinvolgente cerimonia svoltasi presso la Capannina di Forte dei Marmi e presentata da Auro Bulbarelli. C'era un vero e proprio parterre de rois per questo premio prestigioso ideato e fortemente voluto dai figli di Vincenzo Torriani, Gianni, coordinatore del premio, Marco e Milly, tutti e tre presenti insieme ad altri volti noti del mondo del ciclismo. Dopo i saluti delle autorità e di Salvatore Sanzo, presidente del CONI toscano, sono stati consegnati alcuni riconoscimenti speciali a Sergio Meda (premio Cuore d'Argento-Memorial Aldo ed Emilio De Martino), Carmine Castellano, al vincitore del Bancarella Sport, Mauro Colombo ed ai cicloamatori Simone Lamacchi, Adriano Vettorato, Alberto Boschi e Davide Segalini, che insieme al francese Marc Lebreton hanno ripercorso a fine maggio e in 24 ore la tappa del Giro d'Italia 1914 da Lucca a Roma, la più lunga nella storia del Giro, utilizzando bici originali di quegli anni del peso di 14/16 chili e senza il cambio. Ma l'applausometro è inevitabilmente salito quando sono iniziate le premiazioni dei tre personaggi ai quali è stato attribuito il premio internazionale Vincenzo Torriani. Claudio Chiappucci, sempre in grandissima forma, ha tessuto le lodi dell'indimenticabile direttore della Corsa Rosa per 40 anni: «Di Torriani mi resterà per sempre impressa nella memoria la sua figura imponente sulla macchina del direttore di corsa alla Milano-Sanremo del 1991, che vinsi in una giornata dal meteo infernale. Vincenzo Torriani fa parte del mio bagaglio storico di corridore, un uomo forte, carismatico, caparbio, che poteva sembrare troppo duro ma che, quando ci parlavi fuori dalle gare e in privato, come mi è capitato di fare più di una volta, mostrava delle doti umane e una simpatia eccezionali. Era un uomo che sapeva unire, non creava divisioni all'interno dl nostro ambiente. Una volta mi venne riferito un suo commento che mi fece piacere, essendo relativo alla mia rivalità con Bugno. Torriani disse che pur vincendo meno, io facevo più presa sul pubblico ed ero più amato dalla gente, mentre Gianni appariva troppo freddo e distante». 


Immancabile il commento del Diablo di Uboldo a proposito del ciclismo odierno: «Mi piace poco, è diventato troppo tecnologico con le radioline e tutti gli altri strumenti. Si è persa la fantasia, manca l'improvvisazione in gara, tutto è appiattito e quindi il pubblico si è un po' disamorato, com'è logico. Diciamolo pure, è un ciclismo poco umano». 


Beppe Conti, attualmente opinionista sulle reti RAI, ha gradito enormemente il premio attribuitogli intitolato a Torriani: «Ho ricevuto tanti premi per la mia attività giornalistica ma questo mi ha procurato una gioia che non trova paragoni. Ero molto legato a Vincenzo, che ho conosciuto 40 anni fa quando ero un giovane corrispondente della Gazzetta dello Sport e gli davo una mano per organizzare il finale della Milano-Torino. Lui era un mito, mi prese in simpatia e mi voleva inserire nello staff del Giro d'Italia ma quell'anno la Gazzetta mi relegò all'interno della redazione e io rimasi tranquillo, perché qualcuno mi aveva promesso che avrei fatto il Giro l'anno dopo. L'anno successivo però ritornò alla Gazzetta Gianni Brera e io, che ero il più giovane, dovetti fare le valigie. Tuttavia non mi lamento poiché con Tuttosport di Giri ne ho poi fatti 38 ed ebbi pure modo di fare arrabbiare Torriani, riuscendo spesso a svelare in anteprima i percorsi dei Giri d'Italia. Infatti avevo i miei informatori, che venivano però scoperti regolarmente da Vincenzo soltanto quando ormai la frittata era fatta>>.Ma Conti evidenzia anche un altro aspetto di Vincenzo Torriani:<<Era un genio, precorreva i tempi con le sue geniali intuizioni. Per primo ha inventato il Giro della Comunità Europea nel 1973, i prologhi ed è entrato nei centri storici delle città. A Venezia fece transitare i corridori su di un ponte retto dalle chiatte e dalle gondole, è entrato in Vaticano, nell'arena di Verona e in altri luoghi sacri del turismo italiano. Per il centenario della Milano-Torino intuì l'importanza del tam tam sulla stampa locale, fece pubblicizzare a lungo l'evento e così il giorno della gara si ritrovò con 100.000 spettatori. Lo ribadisco, è stato un genio tout court». 

Molto compiaciuto anche il presidente del Touring Club Franco Iseppi: «E' un  grande onore ricevere questo premio che ricorda un grande uomo, affezionato al suo Paese e che con il suo lavoro ha contribuito a far conoscere e a tenere più unita l'Italia». 

Le parole conclusive spettano di diritto a Gianni Torriani, entusiasta coordinatore dell'evento: «Ci troviamo a Forte dei Marmi per il quarto anno consecutivo e siamo stati accolti molto calorosamente. La nostra famiglia è molto attaccata a questi luoghi, poiché erano il teatro delle vacanze estive. Papà amava trascorrervi le vacanze in compagnia di Fiorenzo Magni e di altri amici, quindi siamo doppiamente felici di essere qui, grazie all'importante supporto organizzativo fornitoci dal Comune di Forte dei Marmi e dalla Ciclistica Forte dei Marmi. La nostra è una festa itinerante e si distingue da molte altre anche per la sua etichetta internazionale». 

La domanda d'obbligo è se Torriani senior avesse nutrito, negli anni di attività, particolari simpatie o antipatie verso alcuni dei tanti ciclisti che ha conosciuto:«Mio padre, a causa del suo ruolo, ha sempre cercato di mantenere una doverosa equidistanza. Comunque non era uno sciovinista, pur tifando per i ciclisti italiani stimava molto alcuni campioni esteri, come ad esempio Bernard Hinault. Riguardo agli italiani, a suo tempo ci furono invece delle scintille tra lui e Francesco Moser., dei dissapori  superati senza strascichi, come fu dimostrato dalle tante occasioni in cui papà si trovò, in seguito, a collaborare con Francesco>>. Ma l'indimenticabile Vincenzo Torriani era un sergente di ferro anche in famiglia?<<No, assolutamente. Non bisogna pensare che la proverbiale grinta fosse il suo biglietto da visita perenne. In realtà era un uomo che si commuoveva anche per le piccole cose della vita quotidiana, come il sorriso di un bambino o un bel tramonto>>: Come si muoverebbe oggi, se fosse ancora alla direzione del Giro?<<Penso che si troverebbe male, lui basava tutto sulle relazioni umane, sul contatto diretto con le persone, sul dialogo. Oggi con i telefonini e con il web sarebbe sicuramente a disagio. Lui le persone le voleva guardare in faccia, sempre, per capirle e farsi capire con le buone o con le cattive....».

Stefano Fiori

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