Lettera aperta di Vincenzo Santoni su doping e ProTour

| 27/05/2006 | 00:00
Caro Direttore, nel 2005 ho avuto nel mio Team un corridore con un problema di ematocrito sopra la norma (il fatto non costituisce doping, ma a tutela della salute dell’atleta è previsto uno stop di 15 giorni). Il giorno successivo , leggendo sui giornali le dichiarazioni di alcuni atleti di spicco mondiale, ci rimasi molto male ed umiliato in quanto si dichiarava che questi problemi erano fatti che ormai avvenivano e riguardavano solo le squadre al di fuori del Pro-Tour, come per dire che le Professional fossero dei banditi da Far West. Ho inghiottito amarezza e rabbia e me ne sono stato zitto. Tengo a precisare , caro Direttore, che la mia squadra in 12 anni non ha mai avuto problemi di doping. Da quelle interviste, guarda caso, tutti i problemi di doping nel ciclismo sono scoppiati in squadre Pro-Tour, proprio in questo cartello di potere chiuso , che non rispetta a mio avviso le norme del Trattato UE sulla libera concorrenza. Nel '99 abbiamo crocifisso un "Campione" per un ematocrito fuori dalla norma, mentre squadre che hanno avuto seri problemi di doping sono tranquillamente a questo Giro d'Italia, come se niente fosse successo, perchè sono Pro-Tour, e sicuramente parteciperanno anche al Tour de France. Allora quando leggo che il Pro-Tour è quello che ha fatto risorgere il ciclismo, dico che è falso. Il ciclismo non è mai morto, e solo un morto può risorgere, ma temo che questa volta proprio il Pro-Tour, così com'è concepito, riesca a far morire il ciclismo in Italia. Il ciclismo non è solo fatto di grandi squadre, di ricchezza che permette di andare in giro con 60.000 Euro in tasca. Il ciclismo è fatto anche di piccole squadre, che fanno questo lavoro con passione, amore e con l'intento di scoprire nuovi talenti. Quando leggo inoltre che "il calcio è peggio del ciclismo", trovo al contrario che per certi versi siamo sullo stesso piano. Ci sono squadre super controllate e altre no. Ci sono "associazioni di procuratori" che hanno l'80% dei corridori nel gruppo. Ci sono squadre che sono privilegiate , quanto alla partecipazione alle corse, perchè hanno qualche santo in Paradiso. C'è conflitto di interessi, in quanto esistono aziende che sponsorizzano allo stesso tempo squadre e manifestazioni. Si vocifera anche nel gruppo che, quando arrivano i controlli doping, qualcuno ne è informato il giorno prima. E potrei anche elencare tante altre ingiustizie. Seguendo in questi giorni il Giro D'Italia mi sto rendendo conto che dopo Basso c'è il vuoto. In classifica tra le prime dieci posizioni ci sono corridori vecchi e non, che, se misurati al Tour de France, si troverebbero dopo la trentesima o quarantesima posizione. Le chiedo allora, caro Direttore, se sia stato giusto lasciare a casa, escluse dal Giro d' Italia, squadre italiane che sicuramente avrebbero valorizzato, in tale evento, nuovi e giovani talenti , creando quelle rivelazioni che sempre si sono avute al Giro. Questa regola Pro-Tour, ripeto, così com'è concepita, penalizza molto il ciclismo italiano, lo sta portando alla fine. Se i giovani atleti italiani non hanno la possibilità di correre un Giro, come potremo avere un ricambio generazionale per il futuro? Il Pro-Tour è tutta una farsa. Gli atleti stranieri vengono in Italia solo per allenarsi, ed alcune squadre francesi e spagnole, che sono al livello delle nostre professional, fanno il Giro con atleti di terz'ordine rispiarmiando i migliori per il Tour o la Vuelta. Allora caro Direttore, io affermo, e le urlo dinanzi a tutti coloro che amano il nostro ciclismo, che non è giusto rubare il posto a squadre italiane professional bene attrezzate. Per tali squadre il Giro significa la sopravvivenza, e con la loro esclusione il loro spirito di proiettare nuovi talenti viene spento. E' mio rammarico che nessun giornalista , tranne Voi, faccia una critica a questo sistema. Tutti allineati al potere di coloro che hanno voluto fortemente il Pro-Tour, e, fra questi, team manager alla ribalta delle cronache attuali. Il ciclismo risplenderà quando tutte le verità verranno a galla, e quando a dettare le regole sarà un organismo super partes, e non come si è detto nell'ultimo numero di "Tutto Bici" che "si lascia campo libero agli sponsor" in quanto "loro tirano fuori i soldi" Tuttavia se questa è la linea che prevale, ai miei sponsor e a quelli delle altre professional non è stato chiesto mai niente. Alla Naturino, azienda leader nel suo settore, e alla Sapore di Mare, nessuno ha mai chiesto niente. Questo significa che sul tavolo delle regole, ripeto, siedono personaggi implicati in materia di doping, e sponsor che mettono più denaro. E' come dire: comanda chi mette più soldi. In tal modo questo Pro-Tour ha premiato chi ha messo più soldi, senza tener più conto dei risultati sportivi, e senza alcuna preoccupazione per la sorte delle altre squadre. Concludo con rammarico pensando alla Federazione Ciclistica Italiana, la quale, ad esclusione di Alcide Cerato, è completamente latitante riguardo a questi problemi. Sembra che in Italia vada tutto bene, e non si accorgono invece che ci sono seri problemi, e che il problema del doping è sempre in agguato. Le corse professionistiche italiane non Pro-Tour che hanno fatto la storia del nostro ciclismo sono diventate come le gare di un tempo categoria "dilettanti prima e seconda serie", e le squadre italiane professional sono tutte destinate a chiudere. Ho subito tante ingiustizie in questi anni, e sicuramente dopo questa lettera continuerò a subirne, ma non importa, poichè so che , così com'è concepito il ciclismo, con queste regole, sicuramente a fine anno non avrò più sponsor, e altri non verranno a spendere milioni di Euro per vedersi assicurato nulla. Perdoni il mio sfogo. La saluto cordialmente. Vincenzo Santoni
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