APPROFONDIMENTI | 14/02/2014 | 08:00 Non è mai facile parlare di un amico che non c’è più. Di un corridore che mi ha regalato emozioni uniche per il suo modo di andare in bicicletta. Per il suo modo di affrontare la corsa, ingaggiare duelli a testa alta e a mani basse. Non è facile perché dietro alla storia bella e dolorosa, fatta di vittorie e infortuni, ce n’è anche una tragica che ha segnato in modo indelebile la mia vita e quella di uno sport che io da sempre amo, ma che a tratti - come Marco - ho anche odiato.
Sono dieci anni che Marco non c’è più. Ero fuori a cena con mia moglie e due amici quando Angelo Costa, amico e collega da anni, mi diede la tragica notizia. "Pier, hanno trovato Marco morto in un residence di Rimini…". Mi sentii raggelare il sangue. Non ebbi la forza di far uscire la benché minima parola. La mia fronte s’imperlò di piccole gocce di sudore. Poi fui travolto dal mio lavoro. C’era da scrivere, al volo, velocemente. Sentii Cristiano Gatti, altro amico e collega di mille Giri e avventure e la mattina seguente di buonora partimmo per Rimini.
Quanti libri, quante parole sul Pirata - Dieci anni fa - sututtoBICI, il mensile che dal maggio del 1995 dirigo - commentai con il groppo in gola la perdita di un amico, di un immenso corridore che, ferito nell’orgoglio, ha cercato con ostinata determinazione l’autodistruzione per lasciarci in eredità il peso della sua assenza. Chiesi un po’ di silenzio, cosa che dovrei richiedere esattamente anche oggi. Dieci anni fa preannunciai che si sarebbero scatenati scribi di ogni tipo e fattezza, con le loro verità, ricostruzioni e supposizioni. In questi anni sono usciti molti volumi. Ne elenco in ordine sparso solo alcuni, quelli che ho letto: Un uomo in fuga, di Manuela Ronchi e Gianfranco Josti; Gli ultimi giorni di Marco Pantani, di Philippe Brunel; Un uomo venuto dal mare… che ama le montagne di Gianfranco Camerini; Pantani un eroe tragico di Pier Bergonzi, Davide Cassani e Ivan Zazzaroni, e poi Era mio figlio di mamma Tonina con Enzo Vicennati; Con le ruote ai piedi di Romina Volpi; Appena sotto il cielo di Fabio Marmaglia; Ultimo chilometro di Andrea Rossini e Marco Pantani, una vita da Pirata di Beppe Conti. E ancora: Pantani vive di Stefano Fiori, Marco Pantani, mito e tragedia di Salima Barzanti. Undici lavori, ai quali si sono aggiunti in questi giorni In nome di Marco con mamma Tonina e Francesco Ceniti e Pantani era un Dio di Marco Pastonesi. Era prevedibile che fiorisse la letteratura su uno dei campioni più amati dello sport italiano, che ha unito le tifoserie anziché dividerle come era accaduto in passato. La storia di Pantani, sublime e tragica, si prestava e si presta al racconto: era facile prevederlo.
E' l'ora del rispetto e del silenzio - Un po’ di silenzio. Occorrerebbe soltanto un po’ di silenzio, di pace, dopo tanto tumulto, dopo tanto fragore. Lui la pace l’ha cocciutamente ricercata, dopo anni di disperato fuggire, e noi oggi abbiamo il dovere di proteggerla, in suo nome. Noi non abbiamo intenzione di speculare su questa tragedia, non abbiamo intenzione di raccontare gli ultimi giorni, le ultime ore, così come non vogliamo analizzare con pruriginoso gusto le sue parole, le sue ultime parole, scritte su nove pagine del suo documento - il passaporto -, diventato per sempre testamento. Un po’ di rispetto. Quello stesso rispetto che abbiamo cercato di portargli in quegli ultimi anni, evitando di raccontare una verità lontana dal vero, evitando di scrivere bugie e preferendo il silenzio.
La scomoda verità: game over - Abbiamo mancato a questo impegno solo in due o tre circostanze, come nel febbraio del 2004, quando Angelo Costa per noi computò righe che sono lì da rileggere. Su tuttoBICI titolammo "Marco Pantani, game over". E il sommario recitava: "Non è vero che il Pirata si allena, non è vero che sta bene, non è vero che sta solo cercando gli stimoli. E non c’è nemmeno una possibilità su dieci di rivederlo in bici: game over. Il gioco è finito, basta con le ipocrisie e le speculazioni. Portiamogli un po’ di rispetto. Sono altri, e ben più gravi, i problemi del Pantani uomo". Venti giorni dopo Marco ci lasciò.
Pier Augusto Stagi, direttore di tuttoBICI e tuttobiciweb.it
Bravo , sono d'accordo .
A settembre del 2011 passando da Cesenatico con altri amici in bicicletta con destinazione Perugia per la marcia della pace PERUGIA ASSISI , non ho avuto il coraggio di vistare la sua tomba .....sentivo il peso della sua assenza e desideravo SILENZIO proprio così SILENZIO . L'abbiamo dimenticato, la volgarità imperante e dilagante degli ultimi anni ha distrutto il valore del silenzio ...coprendolo con gli applausi , anche la morte sommersa dalla volgarità dell'applauso !
La parola oggi deve essere SILENZIO
@garbuso54
14 febbraio 2014 14:00Melampo
Ti quoto al 100 %
Garbuso
14 febbraio 2014 16:35cimo
Sono totalmente d'accordo con Garbuso54, anni fa passando da Rimini per lavoro ed essendo alloggiato nei pressi del luogo ove venne a mancare Marco, sentivo un senso di oppressione al pensiero di quello che era successo pochi anni prima.
Totalmente d'accordo con il disagio che provocano certi applausi difronte alla morte.
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