Caso Caon: adesso parlo io. Ma scoppia la polemica tv

| 04/05/2006 | 00:00
Parla Roberto Caon, l’uomo protagonista del crac che ha prosciugato i risparmi di un gran numero di persone nell’area di Mestre Venezia. Ecco quanto dichiarato lo scorso 30 aprile al Gazzettino di Venezia. È passato un mese da quando è scoppiato il caso Caon . A distanza di trenta giorni dalle prime notizie, ora l'ex funzionario di banca ha deciso di raccontare la sua versione dei fatti. Di confermare alcuni aspetti emersi in queste settimane, ma soprattutto di chiarire alcuni passaggi, non certo tutti, dell'ammanco che lo ha travolto e che ha gettato sul lastrico i suoi clienti nei primi mesi di quest'anno. Una storia che va letta e riletta e che soprattutto consente di avere un quadro a 360 gradi per un episodio che ha coinvolto almeno una cinquantina di persone, tutti risparmiatori che avevano affidato i propri soldi all'ex funzionario mestrino, ritenuto da tutti come uno degli uomini più capaci dell'agenzia Banca Intesa di via Lazzari, a due passi dal Centro Barche. Non tutto, ovviamente, viene chiarito nelle risposte dell'ex funzionario di Banca Intesa, ma va comunque dato atto a Caon di aver accettato di rispondere alle domande del "Gazzettino". Dove si trova ora? Può dircelo? Al Nord, al Sud d'Italia oppure all'estero? «In Italia, sono sempre reperibile dalla magistratura. Non sono a casa per evitare di alimentare ulteriori tensioni verso le persone coinvolte in questa vicenda».Un crac finanziario dovuto alla volontà di aiutare un amico, perchè? «Il progetto era di sanare la tipografia dai debiti e di venderla. Col ricavato avrei recuperato i tanti soldi utilizzati, per pagare i debiti. Soldi sia miei, che dei clienti della banca». Quali sono state le motivazioni di partenza? «Il progetto iniziale era appunto risanare la tipografia e farla acquistare da Bruno Marchesin (allora titolare della Nuova Esa di Marcon, un'azienda di riciclaggio di rifiuti ndr). Io,una volta in pensione, avrei avuto un ruolo operativo all'interno di essa». Quando materialmente ha iniziato questo piano di aiuti nei confronti della tipografia Pistellato? «Negli anni Ottanta». Quali erano i suoi rapporti con Pistellato? «Buoni, di amicizia». Perchè Pistellato nega di aver avuto un aiuto da lei? «Bisognerebbe chiederlo a lui. Non so come possa dire una cosa del genere. Ho presentato al magistrato molti documenti che provano i pagamenti». Prima ha lavorato come funzionario al progetto di salvataggio della tipografia, poi ha proseguito anche quando era andato in pensione? Come avveniva l'approccio con i clienti? É vero che riceveva i suoi abituali clienti sempre all'interno della banca? «L'operazione è stata lunga e complessa. Il salvataggio richiedeva negli anni sempre più soldi. Facevo comunque tutto da solo».Ad un certo punto lei si è accorto che il meccanismo che aveva messo in atto era saltato, quali sono state le sue prime reazioni? «Di rabbia, di sconforto, ho passato dei momenti davvero infernali». Perchè le hanno concesso di continuare a lavorare nella banca? Aveva quel contratto di collaborazione che aveva spiegato ad alcuni dei suoi clienti? «Ho continuato a proporre operazioni di finanziamento ai vecchi clienti anche dopo il pensionamento. Ma erano tutte o quasi operazioni di rinnovo. Sui rapporti con la banca ho risposto al magistrato». Si è parlato di un coinvolgimento della ditta Nuova Esa. Conferma o smentisce questa ipotesi. «Ribadisco che il signor Bruno Marchesin, doveva essere colui che doveva acquistare la tipografia una volta risolti i problemi debitori. Il mio era un rapporto personale con Marchesin e non so assolutamente se sarebbero state coinvolte sue aziende». Molti risparmiatori che hanno perso i soldi si sono riuniti in un Comitato. Solo uno ha fatto una denuncia penale. Per il resto, nessuno si è mosso, ma non è escluso un risarcimento danni verso la Banca...«Le sembrerà strano, ma continuo a ricevere ancora oggi molti attestati di stima...»Che dice il memoriale che ha presentato in questi giorni al magistrato. «Su questo ha già riferito il mio legale, l'avvocato Claudio Maruzzi e non intendo aggiungere altro, anche per rispetto delle indagini in corso». Che ha da dire ai risparmiatori che sono rimasti senza soldi?«Le scuse non credo servano. Spero con tutto il cuore che possano recuperare i soldi perduti». E alla sua famiglia? «I miei famigliari mi sono sempre stati molto vicini in questo dramma e devo solo ringraziarli». Come si sente? In che modo sta vivendo in questo momento? «Mi sento un uomo finito, distrutto». Si sente braccato? «Ho solo bisogno di riposare e di stare in pace. In attesa che la giustizia faccia il suo corso» Come si augura finisca questa vicenda. «Spero che i risparmiatori vengano in un qualche modo risarciti. Per quanto mi riguarda, accetterò qualsiasi verdetto dal Tribunale». Se la sente di dire una parola di conforto alle persone che si sono fidate di lei. «Il conforto non credo se lo possano aspettare da me...» Chi è ora Roberto Caon ? «Gliel'ho detto. Un uomo finito». Paolo Navarro Dina - Gazzettino di Venezia REAZIONI, SVILUPPI E POLEMICHE «Lui è distrutto? E io che ho perso tutti i soldi, che cosa dovrei essere?». Lorenzo Foti, uno dei truffati del crac Caon butta lì, a botta calda il proprio giudizio. Foti ha perso quasi 250 mila euro. Scomparsi nel nulla. Tutti i risparmi di famiglia e soprattutto tutti i soldi che gli aveva lasciato il padre scomparso. Dopo le dichiarazioni rilasciate da Roberto Caon , 62 anni, l'ex funzionario di Banca Intesa resosi irreperibile da gennaio scorso, tra le persone che hanno avuto a che fare con lui, e che ovviamente ci hanno rimesso un sacco di soldi, prevale l'incredulità, ma anche la rabbia, non contro lo stesso ex funzionario di banca, piuttosto verso l'istituto di credito che, in qualche modo, non ha tenuto conto del comportamento di Caon prima e dopo il pensionamento. «In generale - attacca Foti - lui dice che è distrutto, ma lo sono anch'io. Anzi, mi sento preso in giro dal suo agire tanto esecrabile e per l'atteggiamento intollerabile di Banca Intesa, allora Ambroveneto, che non ha mai vigilato. D'altronde io, piccolo risparmiatore, che colpa ne ho se la banca già dal 1995 aveva nel proprio seno un truffatore. Per questo motivo, la responsabilità oggettiva dell'istituto di credito è totale visto che il ragionier Caon mi ha sottratto il denaro fin da quell'anno. Dichiara altresì di aver compiuto la truffa, rovinandoci, per aiutare un amico. E se proprio doveva farlo, lo avrebbe dovuto fare con i suoi soldi, con le sue sostanze, mettendoci del suo e non il denaro degli altri, peraltro di nascosto, distribuendolo in giro, mentre io pensavo che i miei soldi fossero al sicuro in un autorevole istituto di credito. In questo modo Caon ha commesso truffa, furto, falso in scrittura privata e falso ideologico. Prima di tutto dovrebbe capire questo e poi vergognarsi». Foti è un fiume in piena: «Caon - ricorda - era una banca nella banca. Si fingeva ai nostri occhi un manager, ma solo poche settimane fa ho saputo dal direttore dell'agenzia di via Lazzari, che era solo un addetto dell'area amministrativa...». Caon parla di stima? «Direi che la stima è un'altra cosa - aggiunge Foti - Ora mi auguro solo che la giustizia faccia il suo corso. Forse doveva farsi vivo prima, forse non doveva andarsene così. Ma in realtà siamo di fronte ad una persona che ha rubato! Di sicuro, anche in quello che ha detto, non ha giocato a carte scoperte. Come può una tipografia, che non è una grandissima impresa editoriale, "mangiare" così tanti soldi e poi per giunta fallire? É una cosa letteralmente assurda! Con tutti quei denari sarebbe dovuta decollare e invece è finita nel baratro!». Laconico sulle dichiarazioni di Caon , un altro truffato, Davide Pesce che nel crac ha perso 135 mila euro e la possibilità di metter su casa. «Caon non ha chiarito un bel nulla - taglia corto - Certo, posso contestare l'operato di quel funzionario di banca, ma le responsabilità sono soprattutto di Banca Intesa anche se recentemente ha fatto emergere qualche segni di collaborazione. Ho sempre pensato di fare un investimento non con il signor Caon , ma con la banca, con quella banca. Quando come dipendente sbaglio, sarà il datore di lavoro che mi fa capire che ho commesso un errore e toccherà a lui, insieme a me, recuperare credibilità. Ne avrei tante da dire a Caon , ma in realtà sono senza parole. Mi sembra incredibile che abbia voluto aiutare un amico in questo modo, ma al mondo di cose incredibili ce ne sono fin troppe». LA LETTERA - “Ho letto attentamente le interviste concesse da Roberto Caon al "Gazzettino" e mi ha sorpreso il fatto che egli non abbia dato alcuna indicazione circa le iniziative che intende assumere per favorire il risarcimento dei truffati. Esprimere (come ha fatto) l'auspicio che i danneggiati possano essere risarciti "quanto prima" è un atto certamente doveroso ma non può bastare. Come non può bastare il tentativo di "nobilitare" l'azione truffaldina chiamando in causa, a mo' di scusante, la generosità dell'amico che soccorre l'amico in difficoltà o di chi ha, in perfetta buonafede, mal riposto la propria fiducia. Arroccarsi in questo tipo di difesa è senza dubbio un errore sia sul piano fattuale che su quello psicologico. Meglio sarebbe (anche se mi rendo conto che il mio consiglio esula troppo disinvoltamente da considerazioni di tipo penale) che il Caon assumesse appieno le proprie responsabilità, non arroccandosi in un pilatesco riserbo più volte invocato, ma ammettendo chiaramente ciò che una verità a tutti nota e cioè che lui ha continuato a operare in Banca Intesa ben oltre il suo pensionamento, che lì ha continuato a ricevere gli investitori fino all'inizio del 2005 e che a costoro ha rilasciato ricevute su carta intesta della banca con tanto di timbri e ricevute. Egli dovrebbe poi, in quanto esperto, suggerire alle persone turlupinate di avvalersi dell'articolo 2049 del Codice civile che ravvisa una responsabilità del datore di lavoro ogni qual volta l'attività esercitata dal dipendente abbia, nella sua estrinsecazione apparente, determinato una situazione tale da agevolare o comunque rendere possibile il fatto illecito. Se poi, in aggiunta a tutto questo, egli facesse sapere , da conoscitore di prudenzei bancarie, che esiste un'assicurazione contro tali spiacevoli evenienze, ciò consentirebbe ai truffati di chiedere, con maggiori possibilità di successo, il risarcimento completo delle somme investite”. Gino Spadon Domenica 30 Aprile 2006 - Una vicenda intricata, un vero e proprio "feuilleton" d'appendice non fosse altro per i "colpi di scena" che si sono susseguiti dal 2 aprile scorso quando è balzato agli onori delle cronache. Ora Roberto Caon , 62 anni, ex funzionario dell'agenzia Banca Intesa di via Lazzari, racconta la propria verità. Molto conosciuto in città per la sua azione di infaticabile organizzatore di eventi sportivi, soprattutto nel mondo del ciclismo, Caon ha fatto perdere le proprie tracce all'inizio del gennaio scorso dopo aver illuso, probabilmente per l'ultima volta dopo tanti anni, fedeli amici e risparmiatori che a lui si erano rivolti da tempo per investire i propri soldi in una banca di fiducia. UNA STORIA TANTI INTERROGATIVI - Una vicenda che ha preso le mosse ancora in tempi non sospetti, quando la "bufera" di questi giorni era ben lontana. Il primo segnale di quello che si trasformerà nel crac Caon di questa parte del 2006 passa quasi sotto silenzio. Nel luglio dell'anno scorso, dopo una serie di segnalazioni giunte alla direzione dell'istituto di credito nel quale aveva lavorato fino al 2003 prima di andare in pensione, Banca Intesa, dopo un'indagine interna, ha deciso di denunciare il proprio ex dipendente alla Procura della Repubblica di Venezia per truffa e appropriazione indebita. L'indagine viene seguita dal sostituto procuratore Emma Rizzato che, poco dopo aver aperto un fascicolo, si vede ricevere un "memoriale" da parte dello stesso Caon nel quale, in poche paginette, spiega i motivi che hanno portato al crac finanziario indicando di aver utilizzato i soldi dei risparmiatori fin dalla metà degli anni Novanta per un'operazione di salvataggio della Tipografia Pistellato di Marghera, una gloriosa ditta che naviga in cattive acque. SCOPPIA LA BUFERA - L'indagine prosegue senza sobbalzi, ma con l'inizio del 2006, arriva una brusca accelerazione dovuta sostanzialmente al fatto che molti delle cedole sottoscritte dai risparmiatori che si erano affidati negli anni a Caon , giungono in scadenza. Ed è proprio agli sportelli della banca di riferimento che i risparmiatori hanno la loro doccia fredda. Più di uno, infatti, rivolgendosi all'istituto di credito pur avendo in mano certificati bollati e documentazione varia, tutta su carta intestata di Banca Intesa e accuratamente vidimata, firmata e timbrata, si accorgono che, in cassaforte, non hanno più un euro. Anni e anni di risparmio, denaro fondamentale di tante famiglie, letteralmente volatilizzato. Sparito nel nulla e senza alcun avviso da parte di Banca Intesa come lamenta più di un risparmiatore. UN CRAC MILIONARIO - Ed è proprio grazie ai truffati che, poco a poco, viene a galla tutta la drammatica situazione. Si fanno i primi conti degli ammanchi e, secondo un rapido calcolo, i denari mancanti sono tra i 30 e i 40 milioni di euro. Ci penserà poi il legale difensore di Roberto Caon , l'avvocato Claudio Maruzzi di Ferrara, a fissare - almeno per quel che compete la sua sfera legale - la quota in 10-12 milioni di euro. Non certo bruscolini, comunque. Il crac finanziario si trasforma a poco a poco in una voragine. Dall'inizio di aprile, emergono quotidianamente fatti nuovi. I risparmiatori truffati fanno conoscere non solo la loro disperazione, ma anche particolari importanti dell'intera vicenda. Viene a galla che Caon , nel tentativo di rastrellare soldi a destra e manca, non ha buggerato solo clienti abituali dell'istituto di credito nel quale lavorava, ma anche amici, molti parenti, anche il figlio, l'ex suocero e l'ex moglie, parecchi cugini e i soci dell'associazione ciclistica Fausto Coppi Gazzera nella quale Caon militava come dirigente prima di essere espulso con decisione unanime del sodalizio poco prima che scoppiasse l'intera vicenda. TRUFFATI PARENTI E AMICI - E tra l'altro, molti truffati svelano ai giornali locali che non solo Caon , funzionario dotato di molto carisma, li aveva agganciati sul posto di lavoro, nel pieno delle sue funzioni, ma che, anche dopo essere andato in quiescenza, essi stessi venivano ricevuti dall'ex bancario nei locali della banca, in una saletta di qua oppure nello studiolo dall'altra parte. Ma comunque sempre in agenzia. Qualche volte, quando invece le cose erano iniziate ad andare non proprio per il meglio, Caon si peritava di dare appuntamento ai suoi clienti nell'ingresso, nell'anticamera della banca oppure direttamente a domicilio, dove l'ex bancario giungeva portando con sè nientemeno che gli estratti conto dei suoi clienti. DIPENDENTE LICENZIATO IN TRONCO - E qui va aperta una prima parentesi. Come faceva Caon ad avere in tempo reale gli estratti conto dei suoi clienti? L'indagine interna messa a punto da Banca Intesa ha pensato di trovare subito i responsabili. In qualche modo l'azione dell'istituto di credito è quindi emersa prepotentemente. In piena bagarre dovuta al caso Caon , le associazioni di categoria dei bancari, pur nella difesa corporativa dei propri dipendenti, sono costrette a prendere atto del licenziamento in tronco di un altro funzionario, L.B., ritenuto in qualche mod coinvolto nella vicenda Caon . I sindacati decidono di scendere subito sul piede di guerra, esprimendo solidarietà ai risparmiatori traditi, e chiedendo a gran voce il reintegro del dipendente fino all'accertamento completo della verità. LA TIPOGRAFIA FALLITA - Seconda parentesi: come ha utilizzato i soldi succhiati ai risparmiatori l'ex bancario Caon ? Nel primo "memoriale" presentato in Procura a Venezia, l'ex funzionario aveva già dato delle spiegazioni. I soldi erano stati utilizzati inutilmente per salvare la tipografia Pistellato. Decisa la smentita dell'ex titolare Franco Pistellato che peraltro dice di conoscere a malapena Roberto Caon . Così, all'indomani di quel primo documento, e con il crac ormai finito sui giornali e con Caon sparito dalla circolazione, l'ex bancario, nonostante la bufera, accompagnato dal suo legale, si ripresenta al magistrato al quale presenta un secondo "memoriale" analogo a quello precedente, ma più circostanziato dal punto di vista finanziario, confermando di aver operato nel tentativo di vendere la tipografia Pistellato ad un nuovo acquirente, Bruno Marchesin, titolare di un'azienda di riciclo rifiuti, la Nuova Esa di Marcon, ma che l'affare sarebbe andato male per l'improvvisa scomparsa di Marchesin. UN COMITATO DEI TRUFFATI - Ma non è tutto. Contemporaneamente i risparmiatori traditi non stanno con le mani in mano decidendo di rivolgersi ad alcuni avvocati di fiducia. Nel giro di pochi giorni, con l'ausilio e l'assistenza di due legali, Alessandro Vasta dello Studio Tonucci di Padova, e Daniela Ajese dello studio omonimo, i truffati si organizzano. Nasce un «comitato dei truffati» che, al di là di una richiesta di intervento nei confronti di Caon , punta ad ottenere il risarcimento danni da parte di Banca Intesa che ritengono, a loro parere, la diretta responsabile della vicenda. Nel frattempo, in pochi, si rivolgono alla magistratura veneziana con una denuncia penale. Le querele si contano - almeno fino a questo momento - sulle dita di una mano. Poi è cronaca di questi giorni con la trasmissione "Mi Manda Raitre" della settimana scorsa nella quale alcuni truffati hanno portato all'attenzione nazionale la vicenda del crac Caon con strascico di polemiche soprattutto da parte della difesa che ha accusato i partecipanti alla serata televisiva di "linciaggio" nei confronti dell'ex bancario. Domenica 23 aprile 2006 - Caso Caon , ora scoppia la polemica "televisiva". Dopo la puntata di venerdì scorso di "Mi Manda RaiTre" in parte dedicata alla vicenda di Roberto Caon (nella foto), l'ex funzionario di Banca Intesa di Mestre che ha lasciato sul lastrico una cinquantina di persone tra parenti, amici, conoscenti e semplici clienti dell'istituto di credito, la vicenda si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo il clima non proprio sereno della trasmissione, con più di qualche giustificata intemperanza da parte dei risparmiatori traditi da Caon , il suo legale, l'avvocato Claudio Maruzzi del Foro di Ferrara, ha deciso di prendere carta e penna e stigmatizzare quello che viene definito il "processo mediatico" nei confronti del suo assistito. «Lo ribadisco - spiega l'avvocato - c'è una persona che ha sbagliato, che ha ammesso le sue colpe, che ha spiegato al magistrato i motivi del suo dissennato agire, che sta pagando un prezzo molto alto a livello umano e che verrà processato e condannato da un Tribunale della Repubblica. Siamo di fronte a una persona che ha spiegato di aver usato i soldi dei clienti per un'operazione di salvataggio di una tipografia, rivelatasi fallimentare e che, se fosse andata a buon fine, avrebbe restituito tutti i soldi ai risparmiatori che troveranno comunque il modo di essere risarciti. Tuttavia il popolo di "Mi Manda RaiTre" e il suo conduttore vogliono il colpevole in galera subito, si meravigliano e si dolgono che ciò non sia ancora avvenuto, vogliono sapere dov'è Caon a tutti i costi, ma è sembrato che lo volessero, sostanzialmente, linciare. Forse essi non ritengono che il colpevole meriti una difesa legale, e che le sue ragioni debbano essere valutate da un giudice. Meglio abbandonarsi alle valutazioni sulla plausibilità della linea difensiva dei giuristi dell'«arena», anche e soprattutto per esigenze di "audience". Non voglio usare la parola "giustizialismo", a me odiosa, dico solo che le logiche della vera informazione imporrebbero altro. Spesso la spettacolarizzazione delle vicende giudiziarie sovrastano il giusto processo». Insomma, un attacco pesante e circostanziato quello del difensore di Caon . «Non sto dicendo che di queste vicende non se ne deve parlare - taglia corto Maruzzi - Anzi. Dico solo che l'impostazione da "arena" della trasmissione, pur "pagante" a livello di audience, porta spesso ad alimentare comportamenti che hanno poco a che fare con un pacato e equo dibattito. Significa spiegare che il colpevole ha diritto a un giusto processo e che la valutazione del suo comportamento processuale e delle ragioni che lo hanno portato a commerttere illeciti verrà "pesato" da un giudice che deciderà la giusta pena. E in tutto questo va spiegato come ogni cittadino abbia il diritto all'oblio se non ricercato dalla magistratura. O spiegare che le misure cautelari vengono applicate solo in caso di pericolo di fuga o di reiterazione del reato, che solo il giudice può accertare. Eccitare, diversamente, il pubblico verso questa soluzione rischia di essere pericoloso e scorretto». Alla singolar tenzone dell'avvocato di Caon , risponde il conduttore di "Mi Manda RaiTre", Andrea Vianello: «Nella tradizione della trasmissione non c'è spazio per il giustizialismo - avverte - Il programma non vuole sovrapporsi e/o integrarsi con il lavoro della magistratura. Obiettivo primario, fortemente voluto dal servizio pubblico, è quello di fare informazione mettendo a confronto chi ha subìto un torto e chi lo avrebbe compiuto. Lo abbiamo fatto anche in questa occasione invitando Caon e il suo legale come sempre accade. E abbiamo fatto domande con l'obiettivo giornalistico di avere risposte. Credo che l'avvocato Maruzzi abbia avuto tutto lo spazio per spiegare la posizione del suo assistito. Ogni accusa di giustizialismo mi sembra totalmente fuoriluogo». Venerdì 21 aprile 2006 - Colpo di scena nella vicenda Caon . Mercoledì mattina l'ex funzionario di Banca Intesa scomparso dalla circolazione da gennaio scorso si è presentato al sostituto procuratore di Venezia, Emma Rizzato, che sta curando l'indagine che lo riguarda, per presentare un nuovo «memoriale» nel quale, grazie all'assistenza dell'avvocato Claudio Maruzzi di Ferrara, ha rievocato tutte le fasi del crac finanziario che lo coinvolto e che ha travolto almeno una cinquantina di risparmiatori che nel corso di oltre dieci anni si erano rivolti a lui per investire il proprio denaro. Roberto Caon , insomma, ha voluto offrire al magistrato un "supplemento di indagine" alla propria vicenda completando così il primo dossier elaborato nel luglio dello scorso anno quando l'ex funzionario bancario e abile organizzatore di gare sportive, nel quale aveva illustrato i motivi che lo avevano portato a "stornare" i finanziamenti ottenuti dai risparmiatori in un'operazione di salvataggio di una gloriosa ditta di Mestre, la tipografia Pistellato, che navigava in cattive acque e che poi fallì alle soglie del 2001. «Caon - spiega l'avvocato Maruzzi - si è assunto la responsabilità rispetto alle operazioni finanziarie curate per i clienti della banca, mettendosi a disposizione dell'autorità giudiziaria, alla quale ha offerto un contributo sostanzioso, documentando aspetti della vicenda ancora non emersi, in particolare in relazione all'aiuto prestato all'amico tipografo per sanare la sua gravosa situazione debitoria. Il dato che emerge dai documenti prodotti è che le somme investite dai clienti dell'istituto di credito nelle mani di Caon a partire dagli anni Novanta sono sostanzialmente equivalenti a quelle negli anni utilizzate per pagare debiti della tipografia e a quelle, in parte, rimborsate agli stessi clienti». Dalle parole dell'avvocato difensore di Caon emerge quindi un'ulteriore conferma: l'attività svolta dal funzionario bancario quando era in servizio e poi anche in quiescenza, era rivolta in qualche modo al salvataggio della tipografia in cattive acque e anche a trovare un acquirente che poi individuato, era improvvisamente deceduto, mandando a monte la trattativa. «Caon - aggiunge l'avvocato - ha spiegato che la causa del mancato rimborso ai clienti era strettamente connessa al fallimento della tipografia, che ha precluso la vendita già programmata dell'azienda, con il cui ricavato il Caon era certo di recuperare sia il denaro proprio investito nella tipografia sia, soprattutto, i soldi investiti dai clienti, che si è trovato pertanto nella impossibilità di rimborsare». Emerge quindi una situazione completamente nuova rispetto a quella evocata nelle scorse settimane. «Caon - chiarisce il legale - non si è affatto arricchito ma è precipitato in un vortice dal quale non è riuscito ad uscire: la sua amarezza più grande è quella di avere procurato danni, pur involontariamente, a persone che hanno goduto della sua fiducia». Fino a questo momento, va ricordato, che in Tribunale risultano pendenti solamente la denuncia per truffa aggravata presentata dall'istituto di credito per il quale Caon lavorava, e una sola denuncia da parte di un ex cliente del funzionario che, peraltro, non ha ancora formulato la richiesta di risarcimento danni. «Quello che ci preme sottolineare - conclude l'avvocato - è la volontà di Caon di collaborare con la magistratura sotto tutti i punti di vista. Oltre a questo, ci preme sottolineare che, a poco a poco, stiamo ricostruendo una situazione delicata, complessa, lunga oltre dieci anni. Un lavoro non facile, ma che consente di vedere con maggiore chiarezza questa vicenda che è stata, a volte descritta, in maniera diversa dai suoi veri contorni». dal Gazzettino di Venezia
Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Se ci sono sponsor che lasciano lo sport perché costa troppo e non produce denaro, Red Bull va contro corrente e continua a investire. C’è quindi da chiedersi: per quale motivo ogni anno Red Bull aumenta i suoi investimenti nello...


C'è un uomo in fuga in testa alla classifica dell'Oscar tuttoBICI Gran Premio Jayco AlUla riservato agli Élite: è Tommaso Dati della Biesse Carrera Premac, tra l'altro impegnato in questi giorni nello stage con la Cofidis al Tour de l'Ain....


Il ciclismo lo appassiona fin da quando era un ragazzino e per anni è stato il suo lavoro. Ora il tempo è passato, ma il cuore di Luca Colombo batte ancora forte per la bici.  «Passione, tantissima passione. È questo...


Sono i grandi calibri a comandare la classifica dell’Oscar tuttoBICI Gran Premio Livigno, riservato alla categoria Under 23. Al comando infatti c'è Alessandro Borgo della Bahrain Victorious Development che guida davanti a Diego Bracalente della MBH Bank Ballan CSB Colpack...


Quando si parla di bikepacking il discorso si può davvero fare ampio, ma ci sono prodotti come il Cycling Wallet Touring Case GT ed il borsello da telaio Trekking GT Bolt-On, entrambi prodotti da ULAC, che possono tranquillamente essere i primi due...


La puntata di Velò andata in onda ieri sera su TvSei è stata particolarmente interessante: si è parlato San Sebastian, di Vuelta, di Ciccone e di tanto altro ancora con Luciano Rabottini, Riccardo Magrini e con patron Valentino Sciotti Come sempre a fare...


Sette vittorie di tappa. Tre maglie. Due podi. Numeri che raccontano molto, ma non tutto. Perché il Tour de France non è solo una questione di classifica: è un teatro dove ogni secondo, ogni scelta, ogni dettaglio fa la differenza. E...


Sulle strade su cui è cresciuta e si allena Elisa Longo Borghini domani correranno esordienti, allieve e donne juniores. A Ornavasso (VB) tra poche ore andrà in scena il 6° Trofeo Santuario Madonna del Boden - 3° Memorial Longo Borghini...


A pochi giorni dalla Firenze-Viareggio la classica di Ferragosto alla quale tiene in maniera particolare, alcune considerazioni in prospettiva futura del patron della squadra fiorentina Hopplà, Claudio Lastrucci. Il team costruito sul piano tecnico personalmente da lui (ci tiene a...


Nicolas Prodhomme continua la sua stagione d'oro e mette la firma sulla seconda tappa del Tour de l’Ain, la Saint-Vulbas - Lélex Monts-Jura di 153, 1 km. Il francese della Decathlon AG2R è letteralmente esploso in questa stagione, nella quale...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024