Il caso Santambrogio e i dubbi dell'UCI

DOPING | 05/09/2013 | 09:31
Il caso di Santambrogio è certamente imbarazzante e al momento anche misterioso. Una cosa è comunque certa: non si può arrivare alle porte dell'autunno, senza sapere ciò che è successo in primavera. Mauro Santambrogio, a livello mediatico è stato già giustiziato, la sua squadra è stata in pratica messa in ginocchio. Non solo, a Luca Scinto è stato rimproverato il fatto di non aver vigilato, di non aver controllato, ma se dopo mesi la stessa Uci non riesce ad arrivare ad una soluzione c'è ben più di un qualcosa che non funziona nel complesso meccanismo dell'antidoping.

La notizia è di ieri, e a portala alla luce è stata «La Gazzetta dello Sport». Vi riproponiamo parte di quanto Luca Gialanella e Ciro Scognamiglio hanno scritto. Ecco i passi salienti e poi ognuno può trarre le proprie conclusioni. Ci racccomandiamo: con garbo, rispetto e intelligenza.


«Molto diverso il caso di Santambrogio, che potrebbe addirittura chiudersi con la negatività del comasco. E’ stato il laboratorio antidoping di Roma a scovare l’Epo nelle urine. Santambrogio è testato il 4 maggio: negativo. Il campione di urina viene ricontrollato dopo la positività di Di Luca, ed ecco l’Epo. Ma la quantità è minima, infinitesima: dovuta probabilmente al decadimento della sostanza dopante. Effetto, secondo gli esperti dell’antidoping, delle microdosi di Epo effettuate: non più di 500 unità, contro le 2500 del passato, e dopo 12 ore diventa molto più difficile rintracciarla. Per regolamento, il corridore ha il diritto di chiedere le controanalisi sul campione B, Santambrogio l’ha fatto, ma l’Uci (la federciclo mondiale) ha preso tempo e dopo 3 mesi la procedura è ferma. Quanto trapela è che la quantità di Epo trovata nel campione A potrebbe non essere trovata in quello B: è troppo poca per poter dichiarare la positività piena e resistere a livello giuridico davanti a un eventuale ricorso in tribunale. Non sarebbe il primo caso: nel 2010 la crossista Vania Rossi fu trovata positiva al Cera, ma le controanalisi sono state dichiarate negative perché i livelli di Epo-Cera (degradatasi con grande rapidità nell’urina, più velocemente che nel sangue) non erano quelli minimi indispensabili a soddisfare i criteri richiesti dall’agenzia antidoping mondiale (Wada).

da «La Gazzetta dello Sport» del 4 settembre 2013 a firma Luca Gialanella e Ciro Scognamiglio
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COMMENTI
Dopato
5 settembre 2013 10:28 SantGiac
Magari rendere punibili anche le microdosi?!?!? Troppo difficile?!?! Io un dopato come questo di nuovo in gruppo non ce lo voglio!

mistero fitto
5 settembre 2013 10:41 leo59
bisogna chiarire fino in fondo alla questione. Fino a prova contraria, c\e\ la presunzione di prova di innocenza

potrebbero anche
5 settembre 2013 12:00 mak1968
aver testato il campione B dopo la positività di Di Luca, ed ora non lo hanno piu' per le controanalisi... quindi giuridicamente il corridore, giustamente, non é punibile, anche perché non é possibile dimostrare che non ci sia stata una manipolazione o un errore da parte di chi ha effettuato i controlli... ad ogni modo un bel casino per l'UCI ma tanto uno piu' uno meno

Dubbi ?
5 settembre 2013 12:06 stc
Bha ! Nell'assurdità del dubbio voglio vedere chi avrà il coraggio di tesserarlo.

dose minima!
5 settembre 2013 12:07 ciano90
ma che significa dose minima??? Anche se poca ma esogena significa che il corridore l'ha assunta! Mi piacerebbe avere dei chiarimenti grazie!

E adesso....?
5 settembre 2013 12:38 achille
L'uci ha in mano il campione B, ma il dubbio di analizzarlo, in quanto titubante per l'esito..... E se fosse negativo? E se ci fosse stata una sorte di errore alle prime analisi? Se fossero stati sicuri di condannarlo lo avrebbero gia' fatto da tempo. Pure io l'ho giudicato, forse sbagliando o forse no. Pero' la legge e' chiara. Si punisce su prova certa. Adesso credo rimarra come tutti quei casi di sorte economica..... Perche' si assume la colpa di aver danneggiato l'immagine di un atleta di un team di marchi aziendali, senza la certezza giuridica del caso?

Ma siamo pazzi?
5 settembre 2013 14:30 valentissimo
Ma si può giocare in questo modo su una materia così delicata?
Se la quantità è pochissima oggi, lo doveva essere anche quando in pompa magna si è dato l'annuncio. Professionalità voleva che si avvertisse il team per farlo sospendere, oppure che si attendesse di fare controlli mirati a sorpresa per prenderlo con le mani nel sacco, invece con tutta la superficialità del mondo, si è danneggiato un Team, l'immagine di tutti gli atleti ed oggi si dice candidamente che, forse non si tratta di positività ma, nessuno potrà provare ne, l'innocenza e ne, la colpevolezza.
Per me ci scapperanno fior di denunce!

Cera o non c'era ?
5 settembre 2013 14:36 TIME
Micro Dosi o Macro Dosi il discorso non cambia … è l’azione screditata da parte del professionista che viene censurata e condannata penalmente. Loro sanno che un 5% in più è già sufficiente a fare la differenza nel gruppo e nonostante sappiano benissimo a quale azzardo e ripercussione vanno incontro ( si giocano la carriera con un amen !) continuano imperterriti a farne ricorso. No ! … mi spiace se uno è stanco e vuole primeggiare, meglio che si prenda un periodo di stop o faccia scarico per 30 gg invece di giocarsi la vita ed il proprio posto di lavoro e non solo il suo ma anche quello di altri.


5 settembre 2013 16:53 geom54
micro, macro;
UCI, ovvero per il ciclismo: UNIONE CAOS INTERNAZIONALE.
Stim. FANTINI, da collega par suo pure se con numeri certamente inferiori, SE questa vicenda potrà essere, alla fine, sentenziata favorevole all'atleta, sarà opportuno il procedere con tutti gli SPONSOR sostenitori del TEAM che aveva sotto contratto l'atleta all'azione di rivalsa avverso il/gli organismi resposabili.

geom54
5 settembre 2013 17:55 Farnese
Purtroppo non conosco bene la materia ma, conoscendo il sistema, ci sarà da tribolare per cercare un colpevole, di questa probabile porcata e che, certamente non ci sarà dato; cosa ancora peggiore, se Santambrogio sarà dichiarato "non-positivo", ci toccherà anche pagargli lo stipendio per tutta la stagione, malgrado la sua storia ci ha provocato un danno di immagine incalcolabile. In pratica, altri sbagliano (non mi interessa il come, quando e perchè) e noi, dirigenti, colleghi e dipendenti del team, paghiamo.
Siamo convinti che in questo modo il ciclismo cresca e che, altri sponsor vi si avvicinano?
Io sto arrivando alla conclusione che, forse in questo sport, si lavori duramente per far scappare gli sponsor e far morire la disciplina!

6 settembre 2013 09:35 geom54
Tempo e occasione, comunque, non mancano;
quanto a "avvicinarsi/allontanarsi" da questo SPORT che è anche stile di vita,la migliore scelta di uno dei due verbi, peraltro entrambi attivi, da già la misura della passione e dell'interesse molto postumo quest’ultimo, dosati con sana proporzione, di come meglio anche si è deciso veicolare sul mercato i prodotti del proprio marchio;
sappiamo che chi opera, chi ha l’onere del controllo e chi sottoscrive contratti soggiaciamo sempre a degli impegni così come chi commette errori, negligenze, inadempienze, opera omissioni e/o tacitazioni sanno a loro volta che saranno chiamati a risponderne con le proprie tasche;
ma, la prova certa della sua vicinanza al ciclismo sta anche nel fatto che usa tempo per personalmente rispondere a talune inqualificabili richieste a volte più fastidiose di una zanzara nel dormiveglia;
per ritornare sull’annoso problema che si vuole sia solo del ciclismo, in ogni caso, come sempre è giusto che vada, chi sbaglia deve risponderne, ma compreso gli eventuali controllori.

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