Bartali, inaugurato il Museo ma le polemiche rimangono

| 01/04/2006 | 00:00
Gino Bartali (1914-2000) ora ha un museo del ciclismo a lui intitolato. E' stato aperto oggi a Ponte a Ema, borgo alle porte di Firenze dove Bartali nacque il 18 luglio 1914, in una nuova costruzione su due piani che contiene sale, biblioteca, postazioni multimediali. Vi sono esposti cimeli, trofei, maglie che raccontano il ciclismo e la grande storia sportiva di ''Ginettaccio''. Tra questi, una collezione di 60 biciclette che va dal 1898 (c' e' un biciclo) al 2006. Il museo era un desiderio di Gino, che l' aveva trasmesso negli ultimi anni di vita alla moglie Adriana, ai figli Andrea, Luigi e Bianca Maria, all' amico Andrea Bresci, agli enti locali che stanziarono per la sua realizzazione 2,5 miliardi di vecchie lire (1,5 il Comune di Firenze; gli altri Provincia di Firenze, Comune di Bagno a Ripoli e Regione Toscana). Ma non tutto e' andato liscio: all' inaugurazione mancavano la moglie Adriana e il figlio maggiore, Andrea, che hanno espresso il loro dissenso verso l' associazione Amici del museo del ciclismo di Ponte a Ema ''Gino Bartali''. ''Ne' io ne' mia madre siamo stati coinvolti e il museo non e' dedicato a mio padre ma al ciclismo - aveva spiegato Andrea Bartali -. Avevamo chiesto che uno dei familiari avesse diritto di voto nell' associazione ma non ci e' stato riconosciuto e mia madre non e' mai stata interpellata''. Erano, invece, presenti i figli Luigi e Bianca Maria. Ha detto Luigi: ''Sarebbe stato bello se ci fossimo stati tutti, pero' io guardo a me stesso e non agli altri. D'altra parte non tutti in famiglia evidentemente eravamo convinti di quest' iniziativa. Secondo me ad ogni modo questo e' un giorno importante per la memoria di mio padre''. E invece l' animatore del museo Andrea Bresci ha ribadito la bonta' del lavoro svolto ''che ha rispettato le volonta' di Gino''. All'inaugurazione erano presenti il presidente onorario della Federciclismo Alfredo Martini (''una bella cosa'', ha detto), l'ex campione Dancelli, e per le istituzioni gli assessori allo sport di Regione Provincia e Comune di Firenze Mariella Zoppi, Alessandro Martini e Eugenio Giani. ''Fare questo museo e' stata una corsa a tappe e ora siamo al traguardo'', ha detto Zoppi. Dopo il taglio del nastro il museo ha ricevuto la benedizione del parroco di Ponte a Ema. Coetanei di Bartali hanno ricordato gli inizi di 'Ginettaccio' che loro stessi rifornivano in corsa con borracce piene di caffe', zucchero e acqua, e di come lo incitassero a seguire la via del professionismo. L' allestimento del museo comprende una biblioteca con 600 libri e 34.000 schede di corridori e gare, 1000 tra videocassette e dvd donati dalla Federazione ciclistica, 500 fotografie, 250 maglie di corridori professionisti tra cui quelle di Moser, Fondriest, Dancelli, Bitossi e molti altri campioni di eta' recente e moderna. Esposti anche oggetti da corsa: scarpini, tubolari, borracce, maglie. Di Gino Bartali ci sono i trofei e i tesserini di quando correva per la societa' Aquila di Ponte a Ema, con cui esordi' nel 1931 tra gli allievi; due biciclette - una da pista del 1935 e una da corsa del 1950; la bicicletta che il fratello Giulio, a cui Gino era molto legato, aveva il giorno in cui mori' prematuramente nel 1936 durante una corsa. Il museo sorge in un terreno davanti alla casa natale di Bartali donato dal circolo Arci L' Unione dopo che era stata scartata l' ipotesi, per rispetto alle opinioni di Gino, di realizzare un edificio con ingresso dalla Casa del popolo. Una scelta che scateno' critiche. Bartali, infatti, fu convinto democristiano, degasperiano, credente, e sembro' eccessivo legare cosi' il 'suo' museo proprio ad una Casa del popolo.
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