Donati: «Ma siamo sicuri che Bolt sia senza macchia?»

DOPING | 16/07/2013 | 12:10
Nello stesso giorno Gay e Powell travolti dalle positività e Froome dal sospetto, più forte di qualsiasi celebrazione dell’impresa sul Ventoux. Per Sandro Donati, consulente antidoping della Wada e autore di «Lo sport del doping» che ha ottenuto inattesi record di vendita, quella di domenica è stata la giornata della rivincita dell’antidoping o di un’ulteriore dimostrazione di mancanza di credibilità dello sport? «Per chi si batte contro il doping non esistono rivincite ma solo episodi nei quali si interrompe, in un punto e per un attimo, il flusso di un magma deformante che è scorso per fin troppo tempo. Quella di domenica è stata la giornata nella quale la Iaaf è apparsa come una Federazione internazionale impegnata e coraggiosa. Per molti, troppi anni non è stato proprio così... E’ evidente che le indagini della magistratura e la collaborazione che la Wada ha stretto, tramite dell’Interpol, con le polizie di diversi Paesi, stanno convincendo che è meglio procedere, per non correre il rischio di farsi trovare con in mano le prove di non interventi fatti o di interventi realizzati tardivamente».

Uno stimolante, l’oxilofrina, nel caso dei giamaicani. Una sostanza misteriosa per Gay. Addirittura nel primo caso in un controllo antidoping post competition. Non c’è qualcosa di strano nella vicenda? Sostanze coprenti? Tempi di smaltimento sballati?

Positività involontarie via integratore?
«Nelle positività di atleti di elevato livello, spesso risultano sostanze dopanti “secondarie” che potrebbero corrispondere ad incidenti di percorso. Certo che è buffo, in atleti muscolarmente ipertrofici che dai test antidoping risultino gli stimolanti e non gli anabolizzanti. Non vorrei che questi ultimi siamo ridiventati “invisibili” per i test come avvenne con la Balco, che aveva ideato per Marion Jones e altri un anabolizzante modificato in una molecola riconoscibile».

Ora l’atletica si aggrappa a Bolt. Anche con qualche paura...Se cadesse lui apriti cielo.
«Non mi risulta che Bolt abbia denunciato l’ex manager della Balco Victor Conte quando questi ha fatto riferimento al rapporto dai lui intrecciato, dal 2009, con il messicano Angel Heredia, ex discobolo già arrestato per traffico di sostanze illecite e riciclaggio pure lui coinvolto nello scandalo Balco. Né mi risulta che Heredia abbia denunciato Conte…»

Ma insomma quanto è sporco lo sport di vertice di oggi?
«L’antidoping va osservato da diversi punti di vista: uno è quello delle analisi antidoping che con l’avvento della Wada sono migliorate ma pur sempre aggirabili. Un secondo, fondamentale, è il sistema organizzativo dei controlli antidoping. Le Istituzioni sportive, ad esempio, svolgono tanti controlli prevedibili (in gara) e pochi imprevedibili (a sorpresa) e poi si respira l’aria di una connivenza diffusa. Un sistema grigio rende inefficace qualsiasi azione antidoping».

Intanto sul Tour è tornato il sospetto. Un sospetto per la prima volta forse capace di tenere testa a qualsiasi celebrazione. Certe medie avevano lasciato sperare, poi sono arrivati i 41 all’ora di ieri.
«Quella del ciclismo professionistico potrebbe essere paragonata a una stramba equazione: se in luogo di Armstrong metti Wiggins e poi Froome, in che rapporto sta con le tre suddette incognite l’ex vincitore/dominatore del Tour Contador? E’ chiaro che non è un’equazione ma un rompicapo: a quale Contador ci riferiamo? A quello prima o dopo lo scandalo doping? E consideriamo i due inglesi nella loro veste di assi di una corsa a tappe o in quella precedente di corridori qualunque? In questa pseudoequazione un solo termine è ormai tristemente definitivamente noto: il “valore” di Armstrong…»

Il passaporto biologico può giocare un ruolo importante?
«Sì, la funzione del passaporto biologico può essere enorme, come dimostra il recente caso della mezzofondista, nonché deputata del Parlamento spagnolo Marta Dominguez. Il passaporto biologico può avere una funzione ancora più ampia e nobile: proteggere la salute non solo dei professionisti ma anche di soggetti non sempre in grado di difendersi dall’offerta di doping. A tale proposito vorrei sommessamente ricordare che la Commissione scientifica antidoping del Coni, già dal 1999, aveva iniziato a definirlo e ad implementarlo. Come fu compatto il sistema sportivo ad ostacolarlo! Avevamo già individuato i profili di cinque-sei discipline che si staccavano significativamente dalla normalità dei dati. Il Coni pensò bene di chiuderla quella Commissione, peraltro presieduta non da uno qualunque bensì dal presidente della Società italiana di ematologia».

C’è un altro aspetto che preoccupa. Nell’atletica e nel ciclismo il problema è in copertina. In altri sport c’è un silenzio quasi tombale.
«Contro il doping si fa qualcosa di importante solo nel ciclismo e nell’atletica. Ho detto qualcosa eh! In tanti altri sport a forte rischio più praticamente si fa quadrato per “tutelare” il proprio “patrimonio” atletico ed il suo corrispettivo valore economico”.

Da dove ripartire. Dalla Wada?
«Bisogna proseguire con la Wada ma ben finanziata dai Governi in modo da affrancarla dal condizionamento del Cio».

Come giudica la situazione italiana rispetto al contesto internazionale? Poco meno di un anno fa, il trauma Schwazer, inchiesta ancora apertissima...
«La situazione italiana è tra le migliori, grazie alla Legge penale e al lavoro incessante e qualificato dei carabinieri dei Nas e della magistratura. Quanto all’inchiesta Schwazer, per l’appunto è apertissima e non possiamo che attenderne gli sviluppi per poi meditarci sopra».

da «La Gazzetta dello Sport» del 16 luglio 2013 a firma Valerio Piccioni
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COMMENTI
Domanda al dott. Donati
16 luglio 2013 16:06 maxmari
Come tutto sanno ma pochi ne parlano ci spiega il xche tutti gli atleti al mondo sono liberi di usare le camere ipobariche e gli atleti , cittadini italiani no?? Se vogliamo vederla dal punto di vista legale x lo stato italiano e gli organi italiani dovrebbero essere tutti praticanti di pratiche doping. Non è molto corretto dover combattere con atleti liberi di fare . Regole non uguali x tutti penalizzati gli italiani diciamolo forte questo . È ci spieghi pure se è normale .

Seconda domanda (non diretta al Prof. Donati)
16 luglio 2013 19:46 Bartoli64
Ma il Prof. Sandro Donati non era un "narratore" che ormai vivacchiava sulle denuncie e sulle storie del passato?

A me, leggendo questa intervista, sembra piuttosto che parli di ATTUALITA' che poi hanno il nome e cognome di sostanze nuove e prestazioni che sanno tanto di deja vù.

Boh, intanto (sempre il Prof. Donati) continua a essere uno dei principali consulenti della WADA... strano eeehh!?

Bartoli64

16 luglio 2013 19:49 angelofrancini
Tendine e camere iperbariche.
Ma prof. Donati, lei che lo sa, da quale sport vennero importate nel ciclismo a metà anni '90?
Quale federazione italiana ne faceva un costante uso?
Quali atleti ed atlete italiane di vertice le hanno usate?
O ce ne vogliamo dimenticare.
Basta leggere i resoconti giornalistici di quegli anni ..... o mi sbaglio?
Continuiamo a parlare di Armstrong: sarà stato sicuramente con valori alterati, ma é ridicolo che gli si tolgano titoli che ormai per regola internazionale sono coperti da prescrizione.
Il doping è solo una caccia ai risultati del passato: è sempre in ritardo di anni luce rispetto all'attualità!
Poi a qualcuno questa finta lotta (con la ricerca sugli zombi) rende tantissimo.
E il doping intanto progredisce....
Cerchiamo qualcosa che la scienza da tempo sta cercando non cosa usavano i corridori di 20 anni: quel doping è superato. Combattiamo le nuove tecnologie doping: quello che la scienza genetica stà testando.
Altrimenti saremo sempre in ritardo.

17 luglio 2013 08:17 angelofrancini
Chi ha la possibilità legga l'articolo di Carlo Vittori, "Powell&Gay - Non è la rivincita dell'antidoping..", pubblicato a pag. 19 della Gazzetta di oggi 17 luglio.
Ebbene le affermazioni che Vittori rende in tale articolo dovrebbero far riflettere quelle “biancaneve” che sonnecchiano.
Da queste affermazioni appare sempre più certo che il ciclismo sia stato scientemente usato per coprire il sistema doping che imperversava a livello federale, con le coperture istituzionali, in altri sport a quell’epoca!
Non ripeto le cose che più volte ho scritto, ma l’attacco al “movimento ciclismo” (che sicuramente aveva le sue colpe) è stato fatto perché appunto la Federazione al 99% ne usciva pulita e, questo costituiva per il Palazzo H ciò che importava.
Nelle altre situazioni, a quell’epoca, era possibile sostenere ed affermare lo stesso principio?
Dalle parole di Vittori pare proprio di no.
Ed allora sarebbe anche ora che gli scheletri uscissero dalle catacombe del Foro Italico.

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