Enrico Battaglin: «Sto bene e sono tornato a pedalare»
INTERVISTA | 05/06/2013 | 18:58 Enrico, nuovo ma già grande talento del ciclismo italiano, nonostante l’episodio sfortunato hai fatto un’ottima figura al Giro conquistando una tappa importante...
Come stai ora?
«Meglio grazie, sto già iniziando a uscire in bicicletta, diciamo che non ho perso tempo! Sicuramente quella del Giro È un’avventura finita male, rispetto a come è iniziata, soprattutto perché, tappa conquistata a parte, mi sentivo in forma e sentivo di poter riuscire a dare molto. Questo è solo il mio secondo anno da professionista e il Giro mi ha portato un po’ alla ribalta, voglio quindi che il 2013, dopo questo periodo di fermo, mi porti ancora delle soddisfazioni».
Fai parte di un team, il Bardiani Valvole CSF Inox, che valorizza giovani talenti del ciclismo italiano. Importante presa di posizione, come quella di precludere la presenza all’interno di esso di persone che abbiano avuto problematiche legate al doping. Un tema che purtroppo si ripresenta sempre in modo eclatante nelle cronache sportive...
«La mentalità dei giovani sportivi, di me e dei miei compagni, è sicuramente diversa rispetto a quella dei corridori degli anni ’90. Vero che i fatti di questi giorni non ci fanno piacere perché comunque, essendo coinvolti in prima persona nel mondo del ciclismo, inevitabilmente quando qualcuno cade nella trappola del doping l’intera categoria ne esce come macchiata. Si perde fin troppo tempo a giustificarsi e discolparsi per colpe che non si hanno, mentre, tranne alcuni casi che salgono alla ribalta delle cronache, il ciclismo è uno sport bello, sano e pieno di valori. Stiamo provando a dargli un nuovo volto. Il mio team ha aderito, tra le altre cose, al movimento MPCC (“mouvement pour un cyclisme crèdible”), che si basa su un regolamento interno piuttosto rigido per le squadre associate, ma che garantisce totale sportività e professionalità».
Tornando a parlare di te, la tua specialità è quella di essere passista scalatore. Perché la senti più affine a te e cosa ti differenzia da ciclisti che prediligono altri tipi di percorso?
«Parlando delle mie caratteristiche mi difendo bene in salita e sugli sprinter in situazioni in cui si è in gruppetti di 30, massimo 40 atleti. Ho affinato questi aspetti perché in volata, in mezzo a gruppi numerosi, non sento di essere particolarmente veloce e perché comunque mi piace mettermi alla prova su quelli che, alla fine, sono i tratti più impegnativi di una corsa».
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