Un'avventura nel nome di Marco Pantani

GIRO D'ITALIA | 20/05/2013 | 16:30
Ieri il primo attore di giornata è stato indiscutibilmente Visconti ma il protagonista di oggi è certamente quel tifoso immortalato nella foto su Gazzetta dello Sport che corre al fianco del vincitore di giornata. La sua e quella dei suoi amici - epica quasi come quella di ieri dei corridori - è una storia d’altri tempi, fatta di sudore e fatica. Sette ragazzi che, partiti da un paesino vicino Treviso, hanno deciso di scalare il Galibier per portare lassù la loro passione e il loro ricordo del Pirata, fatica e sudore ripagati poi dal passaggio della navetta bus francese riservata alla stampa che, per il viaggio del ritorno a Valloire post corsa, ha fatto il pieno come una sorta di camion scopa.
Una vera avventura la loro, simbolo del calore del tifo italiano e di quanto Pantani sia sempre presente e forte nei cuori di chi, anche se piccino, ha avuto la fortuna di vedere le sue imprese.
«Siamo 7 giovani tra i 22 e i 24 anni e siamo partiti da Treviso con tun camper per poter stare tutti insieme. Arrivati a Valloire è iniziata la nostra avventura - è così che Luca, uno di loro ha iniziato a raccontare - non si poteva salire con nessun mezzo, c’erano 15 km da affrontare e ci siamo incamminati… tutti insieme, con la nostra bandiera sventolante. Arrivati a 6 km dalla cima però, la gendarmerie ci ha fermato… Dopo tanta fatica e tanto camminare vedevamo la nostra avventura  arrestarsi così… non si poteva avere un traguardo in Francia senza il tifo italiano, non si poteva lasciare il Giro d’Italia senza il suo tifo… non si poteva lasciare Pantani lì e non farlo andare al traguardo… In quel punto la strada presentava un tornante tagliato da un torrente, ci siamo guardati e via, abbiamo guadato e uno di noi, in un punto più fondo, ci è pure finito dentro. Una volta usciti, ognuno di noi si è tolto un indumento e abbiamo aperto i nostri zaini per scaldarlo e rivestirlo e poi via, scalando quel breve tratto di costone tra neve e rocce per tornare sulla strada. Con la nostra bandiera in spalla, un po’ a piedi e un po’ arrampicandoci alla meglio, siamo arrivati al traguardo, davanti alla stele che ricorda Marco».
Una vera missione per loro che, con un po’ di incoscienza ma con tanta passione, hanno dimostrato quanto amore c’è per il ciclismo e per chi hanno appena conosciuto.
«Avevamo appena 8 anni quando successero i fatti di Madonna di Campiglio ma Pantani ci è entrato nel cuore e con lui anche il ciclismo. Oggi non ci poteva fermare nulla. Marco ci manca veramente molto e ci piace chiedere di lui a chi lo ha conosciuto e ascoltare le loro storie, è come averlo ora con noi. E lui oggi c’era».
Al traguardo con loro, gregari di lusso che hanno veramente compiuto un’impresa sfidando tutto, ripagati dal viaggio di ritorno in navetta e dal momento di gloria di oggi immortalati nella foto su Gazzetta, un “regalo” inaspettato e non cercato, come questo racconto di Tuttobiciweb, da appendere al muro a ricordo della loro avventura portata a  termine con grande cuore perché, alla domanda di cos’è il ciclismo per loro, dicono «è Pantani…: “con una salita e una bici si scrive la storia”, ecco perché vogliamo esserci e portare la nostra bandiera del pirata sempre con noi».
Sarà forse una coincidenza tutto ciò che è successo ieri, ma il dubbio ha dolcemente preso forma di realtà pensando che ieri Pantani c’era veramente: il vincitore Visconti nato proprio lo stesso giorno del campione di Cesentico e loro, questi giovani tifosi, quasi gli unici saliti al traguardo con la bandiera del pirata e una salita fatta di sofferenza. Il Galibier, la montagna Pantani...

Laura Guerra
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