Quello che si vede in Giro conciato come un cotechino è Laurent Pichon, più noto in gruppo come il Piccione: non è l’esatta traduzione del suo nome dal francese (anche se lui è bretone, la lingua resta quella), ma sembra comunque il testimonial del tiro al quasi omonimo volatile.
Quando si è presentato alla partenza di Napoli, aveva ancora le sembianze di un corridore normale: una faccia, due braccia, due gambe, oltre al necessario corredino per correre. Una tappa gli è bastata per cambiare i connotati: domenica scorsa quando l’ha visto, un regista cinematografico, casualmente in vacanza a Ischia, gli ha proposto una parte nella saga della Mummia.
Pichon, che in spagnolo significa davvero piccione, è uno dei primi grandi caduti di questo Giro: finendo a pelle di leopardo sulle strade del golfo partenopeo, ha riempito tutte le caselle del bollettino medico. Nell’ordine: si è tagliato il mento, ricucito con quattro punti di sutura, e si è rotto due denti, che l’hanno costretto a cercare un dentista nel weekend, la vera impresa di giornata. In più, si è grattugiato dappertutto. Quei simpaticoni della sua squadra, che non a caso si chiama Francais des Jeux (traduzione dal francese: giocherelloni di Francia), quando è stato chiesto loro come stava il corridore, hanno fatto l’elenco di tutto ciò che ha perso per strada. Compresi due chili di peso.
Legato e bendato, il bretone tira dritto. Finendo nel mirino degli sponsor: il titolare di un’azienda di cerotti e bendaggi, vedendo com’è sistemato, gli ha proposto di fare il testimonial. La stessa idea l’ha avuta un salumificio di Langhirano, che in tv l’ha scambiato per lo spot di un insaccato: Pichon continua a prender tempo, come conferma anche la classifica. Nell’attesa, vuole restare sul carrozzone del Giro, lui che di razza è un viaggiatore. Sapendo di non poter contare troppo su di lui in corsa, i tecnici della squadra gli hanno assegnato un ruolo adeguato quanto inedito: grazie al suo nuovo look, Pichon aiuta i compagni ad essere reattivi, tenendoli svegli con agguati in camera o nel buio dei corridoi. Come premio, ha chiesto di cambiare i suoi programmi futuro: meno corse a tappe, anche per non dover sopportare calvari del genere, e più classiche. In particolare, quelle che contano come Sanremo, Fiandre e Lombardia, meglio note come classiche monumento: per un Piccione, l’ideale.
La frase del giorno. «Non ci credo ancora, non ci credo ancora». (Luca Paolini ripete la formula portafortuna per restare in rosa).
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caro PAOLINI, Lei ci deve credere, Lei è un BRIANZOLO, con realismo, ma ci deve credere.