| 02/08/2004 | 00:00 Sei gare in 21 giorni, una sarà la prova in linea delle Olimpiadi di Atene. Paolo Bettini, il Grillo del ciclismo italiano, arriverà in Grecia nel ruolo di punta dello schieramento azzurro (ma c'è anche un Pozzato in ottima forma), e reduce da un Tour in cui non ha ottenuto la vittoria di tappa a cui puntava ma durante il quale ha indossato per una settimana la maglia a pois di leader del Gp della montagna. Astarloa, Valverde, Freire, O' Grady, Ullrich, Hincapie: sono in molti a puntare al podio olimpico, Bettini è tra questi e nel frattempo dovrà onorare anche le gare di Coppa del Mondo, trofeo di cui e' il detentore. Lo ha già fatto ieri ad Amburgo, dove si e' piazzato al secondo posto.
''Il ciclismo azzurro non ha mai vinto medaglie su strada da quando corriamo noi professionisti - dice Bettini - e so che stavolta c'è grande attesa nei nostri confronti perché è una lacuna che bisogna colmare, me ne rendo conto. Ora sento dire in giro, dopo il Tour, che non sarei più capace di vincere, e ciò mi fa rabbia: forse ho abituato troppo bene certa gente. A disposizione avrò sei gare in tre settimane per far ricredere certi personaggi, l'ideale sarebbe centrare l'obiettivo di Atene. Vincendo quella gara entrerei nella storia dello sport, e non solo in quella del ciclismo''.
Ma com'è la condizione fisica di Bettini dopo il Tour?
''Credo di essere uscito in buone condizioni di forma dalla grande corsa francese - dice - e non dovrei certo perderla in venti giorni. Durante il Tour mi sono reso conto che stavo recuperando bene dalla fatica, quindi sono fiducioso: non mi rimane che mantenere concentrazione assoluta. Mi conforta anche il clima che già c'è nella squadra azzurra: ho già detto, e qui lo ripeto, che più che cinque compagni siamo cinque amici. Siamo tutti veloci e in grado di fare bene, vedremo cosa succederà durante la corsa, ma di sicuro non andremo sempre a rincorrere chi prova una fuga, come successe quattro anni fa a Sydney. Sarà comunque una corsa aperta e difficile da controllare''.
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