Zanatta: siamo italiani d'America

CANNONDALE | 31/01/2013 | 08:57
La Liquigas lascia, la Can­non­dale resta e si allarga. Il team di patron Paolo Zani cambia nome e si fa decisamente più internazionale ma nonostante i sei mi­lioni di euro che l’avreb­bero voluta a “stelle e strisce” rimane un vanto italiano. Cannondale, che già da sei anni for­ni­sce le bi­ci ai cor­ri­dori di Ro­berto Ama­dio e da tre è il secondo marchio del team dal cuore verdeblu, assume ora il titolo di sponsor unico. L’azien­da americana au­menta considerevolmente il suo investimento unendosi alla so­cietà di gestione Brixia Sport nel sostenere corridori quali Peter Sa­gan, vincitore di tre tappe e della ma­glia verde all’ultimo Tour de France, Ivan Basso, vincitore del Giro d’Italia 2006 e 2010, e di talenti dal sicuro futuro come Elia Viviani e Moreno Moser.
Sebbene nel vederli pedalare con la nuova divisa sentiamo nell’aria più che l’Inno di Mameli le note di The Star-Spangled Banner, il direttore sportivo Stefano Zanatta ci assicura: «Dovrete abituarvi a chiamarci in un altro modo, a riconoscere delle altre maglie sulle strade, ma la nostra anima non cambia. Il gruppo di lavoro e la metodologia di questi anni, che ci hanno permesso di conquistare risultati che sono sotto gli occhi di tutti, non c’è motivo vengano stravolti. Varieranno solo alcune prospettive perché Cannondale ha un’esi­genza di visibilità mondiale, quindi la nostra mira sarà più internazionale».
Ventotto i corridori con un’età media di 26 anni. Confermati Stefano Ago­stini, Ivan Basso, Maciej Bodnar, Fe­derico Canuti, Damiano Caruso, Mau­ro Da Dalto, Tiziano Dall’Antonia, Edward King, Kristijan Koren, Paolo Longo Borghini, Alan Marangoni, Moreno Moser, Maciej Paterski, Da­nie­le Ratto, Fabio Sabatini, Juraj Sa­gan, Peter Sa­gan, Cristiano Salerno, Josè Sar­mien­to ed Elia Viviani; ingaggiati David Boily e Brian Vandborg (Spidertech), Ales­sandro De Marchi (An­droni Ve­ne­zuela), Lucas Sebastian Haedo (Sa­xo Tinkoff), Michel Koch (LKT Team), Nariyuki Masuda (Utso­no­miya), Cameron Wurf (Champion System) e il neoprof Matthias Krizek.
Questo il volto della Cannondale Pro Cycling 2013, che ci presenta nel dettaglio Zanatta.
Come è iniziato il vostro 2013?
«Abbiamo svolto un preritiro a Bresso (Mi) a fine novembre, tre giorni per riunirci, conoscere i nuovi arrivati e spiegare i dettagli burocratici del cambio societario del gruppo. A dicembre a Riotorto (Li) i ragazzi si sono sottoposti alle visite mediche sotto l’occhio attento del dottor Roberto Corsetti, hanno ricevuto i materiali e iniziato a pedalare sulle loro nuove Cannondale SuperSix EVO. Abbiamo svolto una preparazione a gruppi differenziati in base a chi inizia prima la stagione e a chi comincia più tardi, discusso i programmi e lavorato con le bici da cronometro per prendere confidenza col mezzo. In gara debutteremo con sette atleti in Argentina al Tour de San Luis e con altrettanti diretti da Biagio Conte in Australia al Tour Down Under, dopo quattro giorni a Los Angeles per la presentazione ufficiale».
Nonostante l’evidente impronta internazionale dell’organico, la lingua ufficiale resta l’italiano?
«Metà dei corridori sono stranieri, me­tà italiani (13 le nazioni rappresentate, ndr) quindi la nostra lingua continua a farla da padrone. Le riunioni chiaramente vengono svolte anche in inglese perché ci sono ragazzi che sanno solo qualche parola di italiano e tutti devono capire. Poi c’è chi come Agostini, sfrutta l’arrivo del nuovo compagno Ma­suda, per imparare il giapponese (sorride, ndr). Coi giovani è facile fare gruppo!».
Con il cambio dello sponsor, cosa vi resta degli otto anni targati Liquigas?
«Tanto. Ci tengo a ringraziare nuovamente la dirigenza e lo staff di quest’azienda-squadra-famiglia a partire dal presidente Dal Lago e dalla responsabile marketing Barbara Vismara. Gra­zie a loro siamo cresciuti molto e ci siamo fatti conoscere a livello mondiale distinguendoci per lo stile. Ecco, lo stile Liquigas senz’altro ci resta, quanto i tanti risultati conquistati (223 vittorie, tra le quali due Giri d’Italia, una Vuelta a España, numerose classiche e tappe di grandi giri, ndr) e le emozioni vissute insieme. Grazie a un gruppo unito ed entusiasta del progetto sposato abbiamo vinto e siamo sempre stati all’altezza della situazione confermandoci tra le prime squadre. Come ha detto Dal Lago salutandoci, anche se non avremo più la scritta Liquigas sulle maglie continueremo ad avere una re­sponsabilità nei confronti di questa azienda».
Cosa sarà diverso?
«Continueremo a lavorare puntando sui giovani e dando spazio per quanto possibile a tutti. Abbiamo inserito qualche uomo esperto che può farci migliorare nelle corse straniere a cui da quest’anno dobbiamo interessarci più che in passato. Non essendo più un team prettamente italiano, dovremo allargare le nostre vedute e affrontare qualche sforzo in più anche organizzando in maniera più meticolosa le trasferte: se in passato per una gara lontana partivamo un paio di giorni prima dell’evento, ora programmeremo il tutto per partire una settimana pri­ma. Il nostro modo di lavorare comunque non varierà. Co­me i nostri principali obiettivi, che restano classiche e grandi corse a tappe».
E operativamente?
«Se Cannondale già ci appoggiava per i materiali e concretamente nelle gare in America, in particolare al Tour of California e Colorado, da quest’anno abbiamo una base in California con due mezzi, un camion e un pullman, e due persone: un italiano, che si occuperà della logistica delle corse e ci sarà di supporto guidando il pullman, e un meccanico della Cannondale, che ci darà una ma­no anche per gli spostamenti in loco. Per il resto rimane, bene o male, la strut­tura italiana dell’anno passato, consolidata con l’arrivo di un massaggiatore e un meccanico giovani che provengono dal mondo dei dilettanti».
In funzione Cannondale anche il calendario sarà più americano.
«Esattamente. Daremo priorità al World Tour perchè vogliamo confermarci tra le migliori squadre al mondo e nel periodo estivo trascorreremo un lungo periodo negli Stati Uniti. In Ita­lia comunque correremo e non poco. Visto che abbiamo in programma un secondo ritiro in Toscana dal 21 al 30 gennaio con i ragazzi che non debutteranno all’estero, saremo impegnati nella prima parte del calendario italiano. Prenderemo parte a Donoratico, Camaiore, Laigueglia, Tirreno-Adria­tico, Lazio, Eroica, Milano Sanremo, poi ovviamente saremo al via del Giro d’Italia».
Con l’idea di vincere?
«L’obiettivo è sempre quello. Quest’an­no punteremo più al Tour che alla cor­sa rosa anche se abbiamo cuore italiano e avendo tanti corridori azzurri schiereremo una formazione all’altezza della manifestazione e che possa puntare al successo. Siamo orgogliosi di es­ser sempre stati protagonisti al Giro e anche quest’anno non abbiamo nessuna intenzione di tirarci indietro, nonostante la concomitanza con il Giro di California».
Vi affidate ancora una volta a Basso?
«Sì. Ivan non è più giovanissimo, ma secondo noi ha ancora qualche cartuccia da sparare. Conosciamo tutti la sua serietà e professionalità, se il fisico lo sosterrà non avrà problemi sulla strada. La sua testa è ancora vincente e può fare affidamento su un gruppo solido e di supporto, che gli servirà da stimolo per battere la carta d’identità. In più è un leader d’espe­rien­za che avrà un ruolo fondamentale per sgrezzare i giovani talenti che abbiamo. Verrà seguito in toto dal no­stro staff, con Paolo Slongo in testa (si è chiuso in pratica  il rapporto con il Centro Mapei di Castellanza, ndr) e debutterà al GP Lugano. Poi dovrebbe fare la Parigi-Nizza e a maggio il Giro con ambizioni da podio».
Avete tanti giovani che sulla carta possono regalarvi traguardi importanti. Ini­ziamo da Sagan.
«Il talento. Peter ci sta abituando a in­finite sorprese, pensate solo allo scorso Tour... Ha raccolto tanto in poco tem­po, è cresciuto molto ma con tranquillità. Può maturare ancora, sono sicuro quest’anno si esprimerà al meglio an­che se l’asticella delle aspettative, visto quanto ha raccolto, sarà ancora più alta. Nono­stan­te la pressione, non penso incontrerà particolari difficoltà perché ha mantenuto la stessa voglia di fare e su tutti i terreni può dire la sua. Il nostro compito sarà di programmare la sua stagione al meglio per permettergli di mettersi in luce senza spremersi troppo. Debutterà al Tour de San Luis, poi farà̀ la Tirreno-Adriatico per essere al top alla Sanremo e nelle classiche del Nord, nella seconda parte di stagione si concentrerà sul Tour de France».
Poi c’è Moser.
«Anche per Moreno, considerato quanto è riuscito a raccogliere al primo anno, le aspettative soprattutto del pubblico e dei media si fanno sentire. Come squadra confidiamo in una sua buona maturazione, insieme potremo toglierci delle belle soddisfazioni. Già l’anno passato ha accettato e condiviso il programma che avevamo previsto per lui, quest’anno siamo d’ac­cordo che disputerà senz’altro Tirreno-Adriatico e Sanremo, la seconda parte di classiche e una grande corsa a tappe. Il suo 2013 inizierà in Oman e sarà̀ la nostra punta nelle Ardenne. Ha già provato Freccia e Liegi, farà un altro passo avanti».
Continuiamo con Viviani.
«Abbiamo scelto una partenza più leggera rispetto al passato, perché per Elia gli ultimi due anni sono stati molto im­pegnativi per il duplice impegno strada-pista. Si prenderà un anno sabbatico o quasi dalla pista. Inizierà a gareggiare al Tour of Oman e Qatar, per arrivare pronto alla prima parte di Classiche, quelle adatte a lui. La Gand è tra i suoi obiettivi e debutterà al Giro. Ormai lo conosciamo: è uno di carattere, che ha voglia di essere là davanti. Centrerà qualche vittoria importante».
E con Caruso.
«Damiano è cresciuto molto negli ultimi due anni al fianco di Ivan. Da buon siciliano è un ragazzo sanguigno, con la testa dura. Ci ha messo un po’ a integrarsi bene nel gruppo, ora che ha capito dove può arrivare sono certo si esprimerà ad alto livello, soprattutto nelle corse a tappe».
Chi può essere la sorpresa di quest’anno?
«Confido molto in Ratto. Nelle categorie giovanili ha dimostrato di essere un buon atleta, ha subìto un po’ il passaggio al professionismo perché si è ritrovato abbandonato a se stesso in squadre in cui non è stato seguito come avrebbe meritato. I numeri ce li ha, de­ve solo essere più convinto dei suoi mezzi».
De Marchi è l’unica new entry italiana...
«Alessandro è friulano, lo conosco dal­le categorie minori. Come Viviani arriva dalla pista ed è un vero professionista. Lo scorso anno ha disputato un buon Giro, è un gran lavoratore, un buon uomo squadra, uno che ha voglia di conoscere e darsi da fare, insomma un buon acquisto per il team».
Un sogno che vorrebbe si tramutasse in realtà nei prossimi 365 giorni?
«Eh, un sogno bisogna sempre averlo in testa... Per tanti anni ho risposto “un podio al Tour”, nel 2012 finalmente l’abbiamo centrato con Nibali ed è stato il conseguimento di un lungo la­voro con Vincenzo, ora non vogliamo porci limiti. Con la Liquigas non siamo mai riusciti a vincere la Milano-San­re­mo. Se dovessi puntare una corsa su tutte da portare a casa sceglierei proprio questa perché è la prima classica, si svolge in Italia e ab­biamo ragazzi che possono vincerla. Serve sempre an­che un po’ di fortuna, ma sarebbe un buon inizio (sorride, ndr). In generale vogliamo far bene nelle classiche e nei grandi giri, ripetere il Tour dell’anno scorso sarà molto difficile ma per noi sarebbe davvero il massimo. Il mio obiettivo personale? Portare alla vittoria il maggior numero di atleti».

da tuttoBICI di gennaio a firma di Giulia De Maio
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COMMENTI
forse nell'animo
31 gennaio 2013 11:26 jumbocan
ma nella realtà non siete più quelli di prima, mi spiace per voi....

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