OSCAR TB. La migliore tra le donne è ancora Giorgia Bronzini

| 11/11/2012 | 10:39
Tra le donne a primeggiare è ancora una volta la bicampionessa iridata Giorgia Bronzini. La testa di serie della Diadora Pasta Zara al termine di una stagione non impeccabile riesce grazie alla sua posizione nella classifica internazionale UCI comunque a imporsi come miglior Donna Élite italiana del 2012. Giovedì sera all’Auditorium del Palazzo della Gran Guardia applaudiremo ancora una volta la piacentina classe '83 in occasione della grande festa degli Oscar tuttoBICI, durante la quale riceverà l’Oscar tuttoBICI Donne Élite Gran Premio Giordana, a cui ormai è una vera e propria habitué.

Cosa si prova a vincere per la sesta volta questo riconoscimento?
«Grande orgoglio, è un premio che farebbe piacere ricevere a qualunque ciclista. Ne ho vinto uno tra le Junior nel 2011 e cinque tra le Elite (2005, 2007, 2010, 2011, 2012). Se penso di riuscire a battere il record di Fabiana Luperini, vincitrice di sette Oscar? Magari, sapete che mi piacciono le sfide (sorride, ndr). L'Oscar tuttoBICI è un premio alla costanza e alla continuità di rendimento, forse quella che si è da poco conclusa non è stata una stagione coi fiocchi per me ma, come ogni anno, la Notte dei Campioni sarà una bella serata quindi sono felice di prendervi parte ancora una volta».
A vincere così tanto non rischiamo che ti monti la testa? «No, la Giorgia resta sempre la Giorgia. Una ragazza di 29 anni per cui il ciclismo è la passione più grande. Che ha iniziato a pedalare per gioco, dopo aver visto una gara di giovanissimi vicino a casa ed essere rimasta affascinata dalle bici da corsa. Che in sella a una Raimondi rossiccia, con le gabbiette e il cambio sul telaio, alla sua prima corsa ha chiuso penultima coi maschi, precedendo però l’unica altra ragazzina in gara. Quella bambina che amava lo sci, impazziva per la Compagnoni e praticava ginnastica artistica. Quella donna solare, disordinata e testarda, che ama cucinare e va pazza per il vino bianco frizzante. Quella che continuerà ad andare in giro sulla jeep CRV, che si è regalata dopo il primo mondiale vinto, che vivrà nel suo appartamento di sempre e che al massimo riceverà qualche complimento in più. Una campionessa, che non si sente “arrivata” e continua a sognare risultati importanti».
Rispetto all'annata super che festeggiavi dodici mesi fa, questa per i tuoi standard è stata un po' sottotono… «Sapevo fin dall'inizio che sarebbe stata particolare per le Olimpiadi, l'intera stagione è stata focalizzata sull'appuntamento coi cinque cerchi quindi c'era il rischio che andasse alla grande o male. Ad ogni modo ho centrato cinque vittorie su strada (tre vittorie di tappa al Trophée D'Or e due al Giro di Toscana) e non credo sia stato un anno perso. Certo un po' di amaro in bocca tra Londra e Valkenburg mi è rimasto perché nel periodo in cui ero più in forma mi sono rotta la spalla e due giorni prima delle Olimpiadi mi sono ammalata, non mi lamento ma se avessi avuto un pizzico di fortuna in più magari la stagione sarebbe andata diversamente. Guardiamo il lato positivo: ho accumulato un po' di rabbia per eventi che non dipendevano da me e non vedo l'ora di sprigionarla sui pedali».
Esclusa te, a tuo avviso chi è stata la più brava delle cicliste italiane quest'anno? «Indubbiamente Elisa Longo Borghini. Non solo per il terzo posto che ha conquistato al Mondiale, ma per l'altissimo livello che ha saputo mantenere tutto l'anno. Vedendola dall'interno delle gare posso dire che ha una gran gamba e in diverse occasioni ha dimostrato di essere molto professionale perché, anche se qualche volta andava più forte del suo capitano, ha svolto il ruolo che per l'età le spetta, vi si è adeguata e ha lavorato senza lamentarsi. Per tutto questo anche lei merita un plauso e, perché no, un premio».
Terminate le vacanze? «Eh, sì. Mi sono rilassata e divertita in buona compagnia una settimana a Marsa Alam, in Egitto, ma ora mi sto già allenando a pieno ritmo in vista del 2013».
L’anno prossimo sarai una delle punte della neonata formazione inglese DTPC Honda Pro Cycling Team. «Esatto. Sono entusiasta, ho voglia di iniziare questa nuova avventura. Ho sposato questo progetto ideato e realizzato dall'australiana Rochelle Gilmore (che nella prossima stagione avrà l'inusuale doppio ruolo di manager e ciclista contemporaneamente, ndr) perché credo il livello delle atlete e dello staff, in particolare di colui che ci guiderà (Simone Cope, ex professionista attualmente tecnico della federazione nazionale Gran Bretagna, ndr) sia davvero alto. Ritroverò come compagne molte mie avversarie su pista, tra cui le campionesse olimpiche e mondiali Laura Trott, Joanna Rowsell e Dani King, e Rochelle a cui sono legata da tempo da un rapporto di amicizia ma anche da un sano antagonismo. Mi fa molto piacere che lei da sprinter abbia riconosciuto il mio valore e voglia collaborare con me. Insomma, ci sono tutti i buoni presupposti perché il prossimo sia per me un grande anno».

Giulia De Maio

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