Carate - Davide
Viganò è un ragazzo super. Oltre che un ciclista professionista estremamente
serio e puntiglioso se si parla del suo lavoro. Quando gli chiediamo un
bilancio fin qui della sua stagione ride ma allo stesso tempo s’intristisce
passando in rassegna gli arti rotti da febbraio a oggi: “allora… quattro
costole, un dito, una spalla…”. Insomma, una stagione poco fortunata. Ma attenzione,
non è ancora finita. Il 6 luglio e la caduta durante la tappa che portava i
corridori da Epernay a Metz è alle spalle. Fu un autentico bollettino di guerra
quella sera con almeno tredici corridori che sono ricorsi alle cure mediche e
cinque ritirati, tra cui il 28enne di Carate Brianza a causa di una frattura
scomposta della clavicola sinistra. Davide però ha bruciato i tempi, vuole
tornare subito a correre. Lo abbiamo sentito giovedì pomeriggio e, a bassa
voce, ci ha confidato di aver già fatto due giretti in bici…
Prima domanda d’obbligo. Come stai? Come procede il decorso?
Il primo impatto dopo l’intervento è stato abbastanza pesante. Avevo male
ovunque. Ora procede tutto per il verso giusto, anche il chirurgo che mi ha
operato si è dichiarato quasi sorpreso e soddisfatto per come vanno le cose.
Anche io ho un po’ anticipato i tempi, magari seguendo meno i consigli dei
medici e mi sono rimesso in sella. A dire il vero non mi sono mai fermato e tra
cyclette e rulli ho saputo mantenere forma e peso. Non volevo assolutamente
mettere su chili, la stagione è nel vivo. Non manca poco alla fine, ma nemmeno
così tante gare e fermarsi ora sarebbe la fine…
Peccato per il Tour. Quel secondo posto di Petacchi dietro a Greipel faceva ben
sperare…
Sì, ci tenevo tantissimo a fare bene in Francia. Sia per Alessandro che, non lo
nego, ad entrare in qualche fuga nella seconda metà della corsa. Al Tour, come
avete visto, c’è più possibilità di arrivare al traguardo e qualche tappa buona
c’era. Come la sesta, quella in cui mi sono ritirato. Alla mattina lo dissi
anche alla Rai. Non mi ha portato bene. E poi c’era da aiutare Petacchi. Stava
andando fortissimo e poteva giocarsela coi big in qualche altra occasione.
Come sei finito sull’asfalto?
Classica caduta di gruppo. Dopo una brusca frenata, per evitare quello vicino a
me a terra ho perso l’equilibrio. A tal proposito son state dette e scritte
cose non vere. Si andava a 70 all’ora, ero attentissimo, ma si sa…in questi
casi…
Pure Petacchi cinque giorni dopo ti ha imitato!
Vero, gli ho subito mandato un sms scrivendogli che sentiva così tanto la mia
mancanza da tornare in Italia…
Cosa ti ha risposto? Che aveva male dappertutto...
Ora, c’è tempo per riprendere ad andare forte? Programmi?
Io ci provo sicuramente. Cosa farò? Due i piani. Riprendere col trittico
lombardo e le classiche d’agosto, oppure farne una del trittico e concentrarmi
sulla Vuelta. Che mi piacerebbe tanto correre. Le gare a tappe sono il mio
forte.
Magari all’Agostoni?
Correre vicino a casa mi piacerebbe molto.
Bilanci finora?
Stagione da dimenticare. Mi sono già rotto quattro costole, in Turchia quasi mi
spacco un dito, al Tour sapete tutto. Senza dimenticare l’Australia dove ho
avuto problemi alimentari. Fare su e giù dalla bici non è divertente…
Almeno non hai avuto problemi coi chiodi gettati sull’asfalto…
Stai tranquillo che se ero ancora in corsa il primo a forare sarei stato io!
da il settimanale L'Esagono, Roberto
Sanvito