ATTACCHI & CONTRATTACCHI. Quel che resta di un Giro

| 16/05/2012 | 16:47
di Cristiano Gatti


In crisi di coscienza, temendo di essere troppo schizzinoso e carogna con questo Giro, ho provato a rivedermelo tappa per tappa, facendo bene attenzione a non trascurare niente. Mi sono detto: magari t’è sfuggito qualcosa, rintronato che non sei altro. Possibile che così tanta gente, qui in carovana, parli di Giro bellissimo, mentre tu continui a parlare di Giro col braccino, che concede pochissimo, facendosi molto pregare?
Libero da pregiudizi, pronto a chiedere scusa, ho rifatto il viaggio a partire da Herning. Ebbene, non lo dico per cattiveria, tanto meno per arroganza: anche spulciandolo e rivendendolo con calma, a mente fredda, non sono riuscito a cambiare idea. Dopo undici tappe, sul mio personalissimo cartellino, come diceva Rino Tommasi, o al mio moviolone, come diceva Biscardone, risaltano soltanto cinque minuti: Pozzovivo a Lago Laceno. Anche lì lo spettacolo va tarato bene, perché nessuno dei big ha ritenuto di doversi spolmonare per l’inseguimento. In ogni caso, il bonsai lucano firma certamente un bel pezzo d’autore. Che altro? Sì, Tiralongo a Rocca di Cambio, come no, ma di quel giorno risalta soprattutto la fiacca generale dei big. Infine Cavendish, secondo copione, nel suo specifico settore.
Chiedo: davvero può bastare per parlare di Giro bellissimo ed emozionantissimo? Faccio outing volentieri: di Giri ne ho visti ormai un certo numero, dal 1989 in poi, e questo finora fatica ad evitare l’ultimo posto nella speciale classifica del divertimento. Come diretto risultato, abbiamo lì un’eloquente graduatoria generale: venti corridori ammassati in due minuti. La chiamano incertezza, dicono sia magnifica. Chiedo scusa se non riesco a cogliere il fascino. Ognuno ha la sua estetica sportiva: a me un Contador che li soprende tutti già sulla rampa di Tropea, e poi va subito all’attacco sulla prima salita vera dell’Etna, a me una storia del genere intriga molto di più. Insistono: sì, però così il Giro era già mezzo affossato a metà percorso. Ribattiamo noi sempliciotti: questo, ben dopo la metà, ancora non è cominciato. Se si tratta di scegliere, scelgo il Giro che comincia subito, con spettacoli subito, con campioni subito.
Gli ideologi dell’incertezza, quelli del Giro che non comincia mai, adesso sono tutti appesi alla tappa di Cervinia, sabato. Come se non sapessimo tutti, non avendo l’anello al naso, che quello non è comunque un tappone. La salita di Cervinia è pedalabile, un big mediamente in forma non può pagare più di tanto. E allora? E allora, dopo Cervinia, ci diranno che bisogna centellinare le energie, perché il finale è tremendo. Pampeago, Cortina, Stelvio: hai voglia di saziarti con lo show. Faremo indigestione di show. Lo penso anch’io, sinceramente. Ma altrettanto sinceramente chiedo: davvero possono bastare tre giorni per rendere un Giro indimenticabile?
Ma siccome io sono schizzinoso e incontentabile, lascio la parola al direttore di gara Stefano Allocchio, ai microfoni Rai: “Non è un Giro light. L’anno prossimo vogliamo solo rendere gli arrivi più spettacolari”. Fatico a capire: m’era sembrato di sentire che questo Giro fosse “bellissimo” così com’è. Invece gli organizzatori annunciano già di progettare arrivi più spettacolari per il futuro. Ma allora di cosa stiamo parlando?

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COMMENTI
16 maggio 2012 19:28 
no, Allocchio ha detto che continueranno sulla falsa riga di quest'anno, cioè cercando luoghi spettacolari (come Assisi) in cui posizionare gli arrivi.

con tutto il rispetto
16 maggio 2012 19:46 
abbiamo capito che a GATTI questo Giro non sta piacendo...pero' comincia ad annoiare a scriverlo tutti i giorni.

continuo dicendo
16 maggio 2012 19:48 
che il giro lo seguo dal 76..e sinceramente lo vedo un Giro nella media.non so cosa ci sia di cosi brutto..

Che tristezza, Gatti
16 maggio 2012 21:09 
Che tristezza la politica, che tristezza il cinema, la società civile, la televisione. C'è altro sig. Gatti? Il ciclismo non è triste di suo, è triste perchè da 20/30 anni viene raccontato (?) da gente come lei che non muove il sedere dalla sala stampa e non ha nulla da dire. Allora spazio ai giovani, ai blogger, a chi pur non essendo pagato bene, come lo è lei, ha entusiasmo e voglia di fare. Franco Bui, udine.

16 maggio 2012 21:36 
ma sto fenomeno ha mai pedalato o sa solo miagolare?

...
16 maggio 2012 21:42 
basta sig.gatti tra lei e il direttore siete diventati insopportabili, spazio ai giovani a chi vive il ciclismo con la pelle...

Costrizione???
16 maggio 2012 22:14 
Sig. Gatti, c'è qualche persona in particolare che la obbliga a seguire il Giro??? Per favore, se la risposta è no, segua pure il calcio e lasci questo spettacolo a chi lo sa apprezzare!!!!

Esagerato
16 maggio 2012 23:36 
Sarà anche vero che quest'anno le salitone le gusteremo solo negli ultimi giorni,ma vi sono state edizioni ben peggiori,nelle quali non c'erano vere salite né all'inizio,né a metà,né alla fine.(vedi il 93)Il vero problema del Giro non é il percorso,ma la miserrima starting list.E la colpa non é di Acquarone,ma di quei geni che a metà degli anni 90 rifiutarono di spostare la corsa a Settembre.

Il ciclismo non è questo...
17 maggio 2012 00:48 
Il ciclismo è altro. E non c'entra nulla con le parole di questo “articolo”. Il ciclismo, Signor Gatti, è prima di tutto una passione. E' sudore, timore, impegno, costanza, speranza, intelligenza, pazienza, rispetto, lealtà, condivisione, gioia e tristezza. E mille altri sentimenti.
Il ciclismo, Signor Gatti, è SCUOLA DI VITA. Sì, Signor Gatti, SCUOLA DI VITA. Per i corridori, i loro staff, ma anche per gli addetti ai lavori, gli organizzatori, gli sponsor, i Comuni... Lo è anche per il pubblico. Ma, Signor Gatti, lo è anche per la Stampa, i Giornalisti con la G maiuscola, che già da giugno pensano al mese di maggio della stagione successiva; i Giornalisti con la G maiuscola che ci raccontano il ciclismo, cogliendo il meglio e il peggio, il bello e il brutto, cercando di trasmettere le proprie emozioni ai loro lettori. I lettori apprezzano e ringraziano, continuando a leggere, sentendo così la passione crescere, sempre di più e senza sosta. I lettori apprezzano la lealtà del Giornalista. Il lettori apprezzano il rispetto del Giornalista. I lettori apprezzano l’impegno, il sudore, l’intelligenza… del Giornalista.
Un po’ come il pubblico… che apprezza tutti questi Valori nei ciclisti per i quali è uscito di casa e si è messo in posizione lungo una strada, spesso per ore, ma già pronto ad urlare Vaiiiiiiiiiiii Forzaaaaaaaaaaaa Vaiiiiiiiiiii, applaudendo fino a sentire le mani che bruciano… Il pubblico del Ciclismo apprezza l’impegno, il sudore vero, la fatica, il riposo, l’umanità, i sorrisi, le lacrime, l’intelligenza, il timore… dei ciclisti.
Ma Lei, Signor Gatti… quanto lo ama, il ciclismo?

liberta di pensiero
17 maggio 2012 06:20 
Scusate, ma potrà una persona pensare che non sia un bel giro?!

Secondo me potevano fare qualcosina in più per renderlo più avvincente o spettacolare che dir si voglia, ma resta il fatto che la corsa la fanno i corridori sempre...si marcano anche al villaggio di partenza ormai!!!!!!

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