E basta con questo disfattismo sul Giro. Se il Giro non vi piace, statevene a casa. Non guardatelo. Ormai criticare il Giro è diventato lo sport più praticato a maggio. E’ vergognoso. Tanto lo sappiamo che i critici lo fanno per partito preso: qualunque cosa la magnifica organizzazione riesca ad inventarsi, sacrificandosi e lavorando giorno e notte per tredici mesi all’anno, non va comunque bene. Il bastian contrario di professione critica per farsi bello, recita la sua parte, cerca la rissa per trovare un po’ di visibilità. Ma basta, ma piantiamola, tanto ormai il giochetto è scoperto. La meschinità dei contestatori è manifesta. Guardiamo la realtà con animo sereno, senza pregiudizi puerili e senza secondi fini: questo è un Giro bellissimo. Tanto per cominciare, nessuno a memoria d’uomo ha mai disegnato un percorso così geniale. Duro il giusto, però senza un metro di respiro. Anche le tappe della prima parte: sembrano a prima vista facili e noiose, ma in realtà nascondono insidie ad ogni curva (può persino capitare di trovarci un Tir contromano). E le salite? Vogliamo parlare delle salite? Parliamone: sono spettacolari. Non a caso, a Rocca di Cambio e a Lago Laceno chi aveva gambe ha messo in scena uno show. Scene che resteranno nella memoria di questo sport. I risultati del capolavoro rosa sono inequivocabili: la classifica generale parla da sola. Centoquaranta corridori sono appallati in dodici secondi. Ogni giorno cambia la maglia rosa. Tocca a lituani e canadesi. Turchi e armeni. Siamo al punto che a metà Giro i favoriti sono non meno di ottanta-novanta. Poche storie: è il trionfo dell’equilibrio e dell’incertezza, gli ingredienti tanto amati dal pubblico, che notoriamente si era fatto due meloni così con la monotonia degli Indurain e dei Pantani, dei Contador e dei Basso. A conferma del successo, i trenta milioni di spettatori – 110 per cento di share – che tutti i giorni seguono le superbe trasmissioni della Rai, la pregiata televisione di Stato che con i suoi migliori talenti offre un sublime esempio di cosa si intenda per servizio pubblico. E diciamolo, una volta per tutte: i grandi campioni al Giro hanno rotto l’anima. Alla larga dal Giro. Che nessuno si sogni più di rimetterceli tra i piedi. Con un ultimo sforzo, per raggiungere la perfezione, l’anno prossimo potremmo lasciare fuori anche Basso e Scarponi, Schleck e Kreuziger. Così la nostra fame di incertezza sarà finalmente saziata. Un ultimo rilievo: in questo Giro magnifico, il migliore degli ultimi tre secoli, degna di nota anche l’ineccepibile regolarità di gara. Qualche carogna disfattista infame ha cercato di calunniare, ipotizzando traini e spinte al campione del mondo Cavendish. A Frosinone sono arrivati ad insinuare che la curva in discesa, a novanta gradi, a 350 metri dal traguardo, fosse criminale. Spudorati. La miseria di questi omuncoli non merita commenti. Si commenta da sola. Se ne stessero a casa, se odiano il Giro. Nessuno li rimpiangerà.
P.S.: ho provato anch’io, una volta, a scrivere l’articolo che garantisce l’applauso e le simpatie dei potenti, qui al Giro. Sono sincero: non mi sono mai fatto così schifo. Chiedo perdono ai miei figli.
che sia un giro disegnato bene ..insomma,be nn vedi che tt hanno paura solo dell ultima settimana? be fino adesso e stato bello?il problema e che ce molto ma molto poco!e tt hanno paura!
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