FIGURE e FIGURINE. Il cognome della rosa

| 11/05/2012 | 16:56
di Angelo Costa


Ci sono frasi che diventano un boomerang anche se non sei australiano. «Chiamatemi come vi pare», è il modo in cui Ramunas Navardauskas, primo scioglilingua lituano colorato di rosa, ha subito messo le mani avanti il giorno in cui è uscito dalla sua ombra per diventare primattore. Oltre che sveglio, il ragazzo è allenato: anni e anni di storpiature da parte dei suoi stessi amici l’hanno convinto che è inutile spiegare come si pronuncia esattamente il rocambolesco nome fuori dai confini nazionali. Una libertà che ogni Paese ha ovviamente interpretato a modo suo: in Francia, dove è cresciuto, l’hanno subito accorciato in Navà, in Spagna, dove vive, lo chiamano El Navas, perché Navarro sarebbe un sacrilegio. In Italia ancora non c’è stato il tempo di trovare un soprannome: troppo banale e comune Nava, troppo sardo Ramu. Si era pensato anche a Nas: trattandosi di un ciclista, non proprio l’ideale.
Non è un problema di Navardauskas: il problema è del ciclismo, che mai ha avuto a che fare con un lituano così importante. Nel basket, il simpatico Ramunas sarebbe stato uno dei tanti: sotto canestro hanno sfilato negli anni i vari Kurtinaitis e Karnishovas, anche se per diventare famoso il migliore di loro si è dovuto chiamare Sabonis. E adesso a farla da padrone ci sono i Macijauskas, gli Zukauskas e i Siskaukas. Per non parlare del più famoso e vincente di tutti, Sarunas Jasikevicius: in confronto al quale, Navarchiamatemicomevipare è un dilettante.
Nella speranza di vedersi chiamare con un nomignolo solo, magari anche facile da ricordare, il lituano continua ad incassare di tutto: c’è chi lo ha chiamato per nome, chi shakkerando il suo cognome in improbabili cocktail tipo Nardavauskas o Naskavaurdas o anche Skavarnaudas, e chi invece si limita a un più generico ‘ehi’ o ad un volgare fischio. Gentile e disponibile, il tenero Ramunas risponde e sorride a tutti, anche a chi si inventa all’occasione nomi italiani: la sera scorsa, in albergo, un cameriere per fare in fretta l’ha chiamato Giorgio. Forse la soluzione migliore l’aveva trovata il pubblico: agli arrivi e alle partenze aveva cominciato a rivolgersi a Navardauskas chiamandolo semplicemente maglia rosa. Adesso che ha perso il primato, la questione sembra risolta, nel sollievo generale. Ma attenzione, è solo un’illusione: in Giro ci sono ancora Smukulis, Huzarski, Dietziker, Rohregger, Marczynski, Kwiatkowski, Kuskhynski, Keukeleire...

La frase del giorno. «Correrò per mio nonno» (Michele Scarponi non sapeva che molti suoi colleghi avrebbero corso come suo nonno).

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