| 11/04/2012 | 14:12 L'austerità vale per tutti. Anche per gli atleti che parteciperanno ai
Giochi olimpici della prossima estate. Il governo di sua maestà pare
che non sia intenzionato a fare sconti o deroghe. Risultato: se ad
esempio Mark Cavendish, il ciclista su cui si puntano le speranze per
l'oro su strada, dovesse tagliare il traguardo davvero per primo, si
dovrà dimenticare di incassare un ricco assegno di riconoscenza da
parte del suo comitato olimpico. E lo stesso discorso vale per i
canottieri che inseguono il gradino più alto del podio o per le
nuotatrici. Insomma, ricompensa zero per chi porterà a casa una
medaglia. Che sia l'oro (il Regno Unito confida di conquistarne fra i
16 e i 20), l'argento o il bronzo. Sono le pagine sportive del Daily Telegraph,
quotidiano autorevole, a sollevare il coperchio e porre una domanda che
rischia di diventare un vero tormentone preolimpico: è giusto non
prospettare un incentivo in denaro a uno sportivo che eccelle nelle
competizione più importante, affascinante e ambita? Tanto la British
Olympic Association quanto Downing Street per ora sono sulla stessa
lunghezza d'onda e fanno orecchie da mercante. Un portavoce del massimo
organismo britannico lo ha detto chiaro e tondo: «Pensiamo che un
premio finanziario non abbia un significativo impatto sulle motivazioni
di un atleta». A buon intenditore poche parole: ciò che conta non sono
i soldi ma «il desiderio di rappresentare al meglio il proprio Paese». La
linea è dunque dettata e i diretti interessati, gli atleti, si
adeguano. L'unica concessione che hanno ottenuto è che l'eventuale
vincitore di un oro incassi 10 mila sterline (12 mila euro) per la
cessione dei diritti d'immagine alle Poste, la Royal Mail, che
stamperanno un francobollo commemorativo. Cordoni delle spese chiusi. Il Regno Unito marcia in controtendenza. Lo stesso Daily Telegraph
pubblica una tabellina per illustrare ciò che gli altri Paesi regalano
ai loro campioni. E L'Italia è al primo posto: l'equivalente di 116
mila sterline lorde (quindi 140 mila euro) versate agli ori di Pechino
2008. Più o meno la cifra che sarà garantita anche quest'anno in caso
di vittoria a Federica Pellegrini e soci. Poi ci sono la Russia (85
mila sterline, 103 mila euro), la Francia (50 mila euro), la Cina (42
mila euro). Gli Stati Uniti, invece, si fermano (dato ancora di Pechino
2008) a 15.736 sterline (cioè 19 mila euro), le stesse che saranno
riproposte a Londra 2012: se poi dovesse capitare come a Michael Phelps
in Cina di mettersi al collo otto ori la cifra diverrà interessante. Giusto
o sbagliato, una cosa è certa: per i britannici gli ori olimpici si
conquistano con un solo incentivo, la passione. Ma sono gli unici a
pensarla così. Se non cambieranno idea.
da «Il Corriere della Sera» dell'11 aprile 2011 a firma Fabio Cavalera
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