Pescante: «Cambierei la legge sul doping». Storace: «No»

| 08/10/2005 | 00:00
«Lo dico da anni, per il doping le sanzioni sportive sono più pesanti di quelle penali, per un atleta due anni di squalifica significano la fine della carriera, siamo l'unico paese a prevede il carcere». Lo afferma il sottosegretario al Ministero Beni Culturali con delega allo sport Mario Pescante in una intervista con 'Il Messaggero'. «Cambierei la legge - ha aggiunto Pescante - sotto il profilo penale, escludendo l'applicazione della legge per gli atleti positivi ma appesantendola per chi commercia e prescrive le sostanze proibite, poichè le Federazioni intenazionali non accettano ulteriori appesantimenti sulle sospensioni che già arrivano fino a due anni di squalifica sportiva». «Quello che più mi preoccupa nel nostro paese - ha aggiunto Pescante - è l'estensione del fenomeno a livello di base spesso tra i giovani. Bisogna fare una indagine che preveda centomila test l'anno, limitando la ricerca alle sostanze che si pensa siano diffuse tra i giovani, utilizzando anche i laboratori di analisi regionali». «Bisogna - ha concluso il sottosegretario - in occasione di Torino 2006, senza avere fratture tra le forze politiche che si trovi una soluzione con unità di intenti che ovviamente non abbia il sapore di aver abbassato la guardia contro questo flagello, cosa che andrebbe fatta ogni volta che si organizza in Italia un evento sportivo internazionale». Non si è fatta attendere la replica del ministro della salute Francesco Storace. «Pensare di premiare i campioni dello sport depenalizzando l'uso di droghe per i Giochi Olimpici di Torino 2006 è cosa che non sta né in cielo né in terra. All'amico Pescante suggerisco di evitare di insistere su messaggi profondamente diseducativi per la nostra gioventù».

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