BOTTA&RISPOSTA con Fabio Taborre

| 01/10/2011 | 17:25
Dopo diversi piazzamenti e tante fughe non andate a buon fine Fa­bio Ta­bor­re finalmente ha firmato il primo acu­to da prof vincendo il Gp di Cama­io­re.
Partiamo da lì: cos’hai provato?
«Tanta soddisfazione. Inseguivo da tempo la prima vittoria e do­po molti tentativi ce l’ho fatta».
Quando hai capito che poteva essere il giorno buono?
«Solo dopo aver tagliato la linea del traguardo. Sentivo di stare be­ne e nell’ultima salita ho tentato il tutto per tutto. Sono scattato nel punto più duro e quando mi hanno raggiunto Rebellin e Stortoni ho comunque creduto nelle mie possibilità. Stortoni ha allungato nel finale, ma l’ho su­perato di slancio e per fortuna è andata bene».
Vittoria con dedica speciale.
«La vittoria è stata tutta per mia so­rella Chiara che è scomparsa due anni fa in un incidente stradale all’età di 18 anni. Avevo promesso a mio padre che la pri­ma affermazione sarebbe stata per Chiara. Ogni volta che salgo in bici penso a lei».
Quanto è difficile far fronte ad una perdita così grave?
«Chi non ci è passato non se lo può immaginare perché il dolore è enorme e resta dentro per sempre. La morte di Chiara mi ha cambiato e mi ha messo di fronte ad una prova durissima. Ho im­parato ad apprezzare le cose più belle della vita e la bici mi ha aiu­tato moltissimo».
Quali sono le tue doti tecniche?
«Sono un passista scalatore, ma me la cavo bene anche nelle vo­late ristrette. Penso di essere por­tato per le gare in linea, ma in futuro vorrei essere competitivo anche nei grandi giri».
Come ti trovi nell’Acqua&Sa­po­ne?
«Benissimo perché intorno a me avverto tanta fiducia. Poi molti di noi sono abruzzesi ed il feeling è immediato».
Con chi vai più d’accordo?
«Con tutti, ma sono molto legato a Garzelli. Mi riempie di consigli e da lui ho imparato tanto».
E il futuro?
«Non so ancora con chi correrò nel 2012. Potrei rimanere qua o scegliere nuove strade».
Sei passato professionista con l’Androni. Come ti sei trovato?
«Ho corso per due anni e mezzo con il team di Savio e Bellini ed è stato un periodo fantastico. So­no venuto via per star più vicino a casa, ma con loro ho conservato un rapporto favoloso. Dopo la vittoria di Ca­ma­iore, Savio e Bellini sono stati tra i primi a congratularsi con me».   
La corsa dei tuoi sogni?
«Il Giro d’Italia sarebbe il massimo, ma la corsa che mi piace di più è la Tirreno-Adriatico. Quan­do ero all’An­dro­ni l’ho vi­sta vincere a Scar­po­ni che era mio compagno di ca­mera. Mi ha fatto capire la bellezza di questa gara e penso sia un obiettivo alla mia portata».
Chi era il tuo idolo da ragazzo?
«Marco Pantani. Ha realizzato fantastiche imprese e ha trasmesso emozioni indimenticabili».
Ti ispiri a qualche corridore in particolare?
«Cerco di prendere qualcosa da tutti, ma voglio essere so­lo me stesso».
Quali sono i tuoi obiettivi per il finale di stagione?
«Mi piacerebbe far bene al Giro del Piemonte e al Lombardia, ma lì la concorrenza sarà di altissimo livello».
La maglia azzurra è un sogno per il futuro o un obiettivo im­me­diato?
«Bettini mi ha fatto i complimenti e ha det­to di tenermi in considerazione per il Mon­dia­le. Spero di far par­te della nazionale già quest’anno, ma la maglia az­zurra non è certamente un assillo».
Quando hai iniziato a pedalare?
«All’età di sette anni ho disputato le prime corse. Come premio per essere stato promosso a scuola mio padre mi regalò una mountain bike e mi portò da Masciarelli. Da allora non ho più smesso».
Sei professionista dal 2009. Qua­li differenze hai riscontrato con le categorie giovanili?
«Le corse sono più lunghe, il rit­mo è più alto e ci sono tanti campioni. All’inizio ho fatto fatica, ora penso di essere sulla strada giusta».
Chi ti ha aiutato nella tua crescita sportiva?
«Soprattutto Stefano Regolo. È grazie a lui che sono passato professionista».
Come sei fuori dal ciclismo?
«Sono un ragazzo tranquillo. Amo uscire a cena con gli amici, in inverno mi piace andare a ballare di tanto in tanto e sono mol­to legato alla fa­mi­glia. Abito a Montesilvano da so­lo, ma nella stessa palazzina dei miei genitori Marco e Sil­va­na».
Sei fidanzato?
«Sì. La mia ragazza si chiama Monia e stiamo insieme da 5 an­ni. La nostra è una storia bellissima e abbiamo già in progetto di iniziare a convivere».
Hai degli hobby particolari?
«Quando posso vado a pescare e sono appassionato di moto».
Il tuo piatto preferito?
«Adoro le lasagne e magari un bel bicchiere di vino rosso».
Hai un oggetto che porti sempre con te?
«Una collanina con la foto di Chiara. Non la tolgo mai e quando la tocco mi dà tanta forza».

di Giulia De Maio
da tuttoBICI di settembre

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COMMENTI
BRAVISSIMO FABIO!
1 ottobre 2011 21:05 Bartoli64
Fabio Taborre è un corridore davvero molto interessante.

Cresciuto senza troppa fretta tra i dilettanti della sua regione, vestendo la maglia del’Aran, Fabio aveva ottenuto vittorie più che convincenti tra i “puri”.

I critici, però, gli rimproveravano di correre troppo poco fuori regione, nel circuito delle corse storiche del nord Italia dove, però, i grandi squadroni riuscivano abbastanza facilmente ad isolarlo da compagni pur bravi, pur votati al loro compagno, ma non certo al suo livello.

Dopo essere passato praticamente in sordina tra i Prof., e dopo un periodo di apprendistato relativamente breve, il ragazzo ha ottenuto quest’anno due signore vittorie che hanno convinto sui suoi notevoli mezzi atletici.

Spero che - se non nel 2012 - per l’anno successivo un Top Team si accorga di lui, che sappia valorizzarlo e che sappia dargli fiducia perchè questo ragazzo in salita viaggia che è un piacere e in volata sa essere davvero molto brillante, qualità non comuni ma che nel ciclismo di oggi sono fondamentali.

Chissà che Fabio Taborre non sia il nostro uomo futuro per le classiche più dure?

Glielo auguro di cuore!

Bartoli64

Bravo Fabio!
1 ottobre 2011 22:25 dotto
Bravo Fabio, una bella vittoria davanti ai grandi del ciclismo mondiale. Tua sorella sarebbe fiera di te. Continua così!

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