GIRO. Mauro Vegni spiega come sarà la sua prima corsa rosa

| 05/08/2011 | 10:00
Il destino che lo legò al ciclismo fu dettato da un... inquilino: perché Mauro Vegni, senese di Cetona dov’è nato il 7 febbraio del 1959, non avrebbe mai immaginato che il dirimpettaio della sua famiglia che dal 1964 si era trasferita in un palazzo di Roma lo avrebbe trascinato nel mondo delle corse in bicicletta. Il vicino di casa si chiamava Franco Mealli, ossia uno dei patron “storici” del ciclismo italiano. E da lui il piccolo ragazzo apprese molto, ma mai avrebbe immaginato che 47 anni dopo avrebbe imparato a tal punto da essere scelto dalla Rcs quale responsabile della parte tecnico-agonistica del Giro d’Italia, la corsa più importante di tutto il calendario nostrano. Mauro Vegni è stato investito ufficialmente da pochi giorni in sostituzione di Angelo Zomegnan. Questa è la sua prima intervista da “patron rosa”.

Signor Vegni, senza chiederle le caretteristiche delle tappe, che sono ovviamente top secret in attesa del vernissage in autunno, ci può dire che tipo di Giro ha in mente?
«Una corsa più moderata rispetto a quelle degli ultimi atti».
Che risponderà a quale filosofia?
«Cercherà di essere più attento alle esigenze dei corridori, di chi fa fatica pedalando».
Giro meno duro nelle altimetrie o con meno disagi che si possono chiamare trasferimenti?
«Diciamo che i trasferimenti saranno di molto limitati, mentre le salite non mancheranno di certo, ma saranno sistemate nei momenti giusti».
Si è detto e scritto di una cronoscalata da Bormio allo Stelvio. Conferma?
«Lo Stelvio sì, la cronoscalata no».
Lo Stelvio in linea, dunque? E magari un arrivo in vetta?
«Il Giro 2012 restituirà al ciclismo alcune vette che hanno fatto la storia della corsa. Sì, lo Stelvio ci sarà, ma non in una tappa a crono».
Ci dice almeno un’altra vetta storica? Si è sussurrato il Mortirolo...
«Anche il Mortirolo dovrebbe essere compreso nel percorso che come lei sa scatterà dalla Danimarca, con una tre giorni all’estero prima di rientrare nel nostro territorio. Non le posso dire di più». E noi aggiungiamo che si dovrebbe ripartire dal Veneto e che una terza vetta mitica potrebbe essere il Pordoi.
Sarebbe bello riproporre il Crostis. A proposito, ci dice la sua versione sullo scandalo della rinuncia all’ultimo momento nel maggio scorso?
«Avevo lasciato il Giro dopo la tappa di Orvieto per andare in Friuli a visionare salita e discesa. Fui colpito dai lavori fatti. La sicurezza era garantita al 100%. Al Tour quest’anno ho visto discese assai più pericolose».
E allora che cosa è accaduto?
«La scelta di non transitare lassù è stata figlia di altri dissidi fra le squadre e l’Uci».
E la presunta responsabilità di Contador?
«Lo spagnolo non disse mai “io non voglio farla”. Le sue parole furono strumentalizzate da chi aveva interesse ad abolire il Crostis».
Torniamo al Giro 2012, parlando del cast straniero. Non ci sarà Contador, che vuole rivincere il Tour, mentre Samuel Sanchez verrà da noi per indossare il rosa. Ha notizie di Evans, un altro che sarebbe intenzionato a...?
«Il mio obiettivo è il seguente: vorrei almeno tre di quei cinque-sei grandi corridori che sulla carta oggi sono in grado di vincere una grande corsa a tappe. Ma non è tutto...»
Ci dica, la preghiamo...
«Cercherò una partecipazione qualitativa anche tra i cacciatori di classiche come i vari Gilbert, Cancellara, Hushovd; e vorrei ricreare una dualità tra velocisti, perché ci saranno anche diverse tappe dedicate agli sprinters, è ovvio».
Dopo la tragedia di Weylandt che cosa farà il Giro per non dimenticare?
«Stiamo studiando il modo migliore per proporre un ricordo vero e non scenico. E come Rcs vorremmo che l’iniziativa fosse duratura e non soltanto annuale. Ci stiamo lavorando, la tragedia del povero Wouter ha colpito tutto il mondo del ciclismo: spero che si possa trovare un modo garbato e sincero per ricordare il sorriso di un ragazzo che non c’è più».
Dottor Vegni, nell’allestire il prossimo Giro d¹Italia lei s’è chiesto come vorrebbe che venisse ricordata la sua prima creatura in rosa?
«Come un Giro aperto a tutti e adatto a tutti, un Giro che dia una possibilità a tanti corridori e che privilegi i motivi agonistici a tutti gli altri. E anche un Giro privo di polemiche e ovviamente non più toccato da casi di doping. Lavoreremo in squadra e sono convinto che proporremo un ottiprodotto. Pensando ai corridori, agli spettatori e alle immagini televisive da trasmettere a tutto il mondo»

da Tuttosport a firma di Paolo Viberti
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COMMENTI
Sanchez?non contiamoci troppo.
5 agosto 2011 14:08 pickett
Quando venne intervistato dalla "zia",disse semplicemente che PRIMA DI CHIUDERE LA CARRIERA,GLI PIACEREBBE correre una volta il Giro.Le sue parole sono state tradotte male,non si sa se a bella posta o per ignoranza,e i nostri telecronisti hanno detto Sanchez il prossimo anno verrà al Giro.Cosa ben diversa da quello che aveva risposto Sanchez.

Idee chiare
5 agosto 2011 16:01 valentissimo
Non c'e' che dire, il nuovo responsabile ha le idee molto chiare, ora non ci resta che vederlo alla prova dei fatti, nella speranza che tenga a cuore la partecipazione delle squadre italiane professional, piuttosto che invitarne di straniere senza valori tecnici di rilievo.

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