"Giallo Uno". I tifosi: «Non potete trattare Marco così»

| 01/09/2005 | 00:00
Oltraggi alla dignità e alla  memoria di Marco Pantani ne abbiamo visti tanti dal 5 giugno 1999, quello di ieri nella trasmissione Giallo uno, è stato particolarmente offensivo ma ci consola vedere, dai dati audience, che non è stato raggiunto, dalla redazione della trasmissione, lo scopo principale: vi hanno guardato in pochissimi, la gente sa ancora scegliere? Esprimiamo, noi che vi abbiamo guardato, con questa lettera che manderemo a tutti i giornali, ai siti internet che si occupano di ciclismo e agli sponsor della vostra trasmissione, la nostra indignazione più profonda. Un programma montato in modo tale che, subito dopo aver ascoltato dalla signora Manuela Ronchi, le ragioni che hanno portato Marco verso la depressione e la  tossicodipendenza (l'ipocrisia di un sistema  che aveva voluto trasformarlo nel  dopato d'Italia fingendo, attraverso il suo massacro, di combattere il doping), si ascoltava  un criminologo  attribuire senza problematicità alcuna, la depressione  di Pantani al doping. Facciamo presente che se il doping fosse causa  certa e univoca   di  depressione il mondo dello sport dovrebbe essere pieno di depressi, con questa affermazione apodittica e senza contraddittorio alcuno si è voluto , ancora una volta,  trasmettere l‚immagine del dopato d'Italia, quell'immagine che è la vera causa della morte di Marco. Avevate in studio il Prof.Fortuni che ha rilevato dall'autopsia l'assoluta integritè e sanità del midollo di Marco e del suo fisico: dove sono le tracce della dipendenza da sostanze dopanti che lo avrebbe portato alla depressione e alla droga? C'è un'autopsia  a mostrare l'integrità di Marco e il fatto che non abbia mai abusato di certe pratiche. Purtroppo, però, al  prof.Fortuni sono stati concessi solo  due minuti per dire che era morto di overdose ( notizia  veramente sensazionale), mentre si è dato spazio infinito  a una persona che non aveva nulla da dire perché incriminata per spaccio e perché la sua conoscenza di Marco era, chiaramente, di natura , diciamo così, esclusivamente biblica. Facendola addirittura passare per  la "compagna" di Marco. Protestiamo, inoltre, per l'oltraggio di aver mostrato il cadavere di Marco in prima serata senza rispetto alcuno per la sua dignità e per la sensibilità di quanti, come noi, lo hanno amato e continuano ad amarlo. Per un anno e mezzo si è evitato questo scempio, ieri è stato perpetrato senza alcuna motivazione dettata  dal dovere di cronaca, a titolo assolutamente gratuito, al solo scopo di sollecitare la morbosità dei (pochi) telespettatori. Ci aspettavamo anche maggiore precisione nei servizi: la siringa di Montecatini non fu trovata nella camera di Marco ma in una stanza d'albergo già abbandonata dalla squadra e da Pantani, non fu mai fatta una prova del DNA per stabilire se fosse davvero sua, il processo deve ancora farsi e lui ha già scontato una squalifica che, contrariamente a quanto da voi detto, non fu mai ridotta a due mesi. Ma tutto serve se si vuole diffondere l'idea del dopato simbolo del doping. Per noi, e per molti, Marco non è il pretesto per raccogliere un po‚ di audience attraverso il sensazionalismo  più oltraggioso,  ma un campione E UN UOMO  unico e irripetibile, un artista della vita e del ciclismo, un albatro  che si ride dell'arciere: ma esiliato sulla terra, fra scherni, camminare non può per le sue ali di gigante. Gruppo tifosi on line Nessuno tocchi Pantani I tifosi del forum del sito www.fondazionemarcopantani.it
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