I TEMI DEL TOUR. Caccia a maglie di prestigio

| 01/07/2011 | 09:02
Le maglie di contorno al Tour hanno un sapore particolare, di qualsiasi colore esse siano.
Se i pois sono i più amati dal pubblico di ogni età e il bianco profuma di campione del futuro, il verde è un po’ l’iride a tappe per i velocisti.
La maglia a pois, riservata al miglior scalatore, di questi tempi non ha un amante favorito, come era successo a cavallo fra gli anni cinquanta e sessanta con Bahamontes, fra i settanta e gli ottanta con Van Impe (entrambi 6 successi), e fino a pochi anni fa con il preferito di sempre, quel Richard Virenque che è al momento irraggiungibile con sette titoli.
L’anno scorso è finita sulle spalle dell’onesto mestierante Anthony Charteau, nato in Bretagna, regione non certo dolomitica, ma è da quando manca Virenque che non ha un vero padrone.
Se è la classifica più difficile da predire, vengono in mente comunque alcuni corridori che potrebbero strizzarle l’occhio. Fra i francesi, che la amano particolarmente, il giovane Di Gregorio, il vecchio Moncoutie, lo stesso Voeckler e, perché no, quel John Gadret che al Giro in salita è andato come un razzo. Nel mucchio ci sono anche Taaramae, Uran, metà Euskaltel e qualche uomo di classifica come Gesink o Van Den Broeck. Speranze italiane? Una, e bella grossa: Damiano Cunego, dovesse azzeccare due tre fughe giuste potrebbe diventare il favorito numero uno.
Il bianco del Tour rischia invece seriamente di essere biondo. Robert Gesink è il favoritissimo per succedere a Andy Schleck (unico, assieme a Jan Ullrich, primo tre volte in fila) come leader della classifica giovani, e l’unico vero rivale è Roman Kreuziger.
Altri avversari ci sono ma sembrano ancora troppo acerbi. Qualche nome? L’altro olandese Mollema, il piccoletto Uran, l’americano Van Garderen e la promessa francese Jerome Coppel, già in bianco al Delfinato.
La lotta per la maglia verde sarà invece riservata a tre corridori, salvo situazioni clamorose. Alessandro Petacchi dovrà difendere il titolo conquistato l’anno scorso dagli attacchi di Thor Hushovd, secondo un anno fa e primo nel 2005 e 2009, e Mark Cavendish, che da questo Tour, a differenza dei precedenti, la vuole fortemente.
Il terreno favorisce Hushovd e, addirittura, un potenziale inserimento di Philippe Gilbert in formato Ardenne, un po’ alla Jalabert negli anni ‘90, ma se Cavendish dovesse fare sei su sei in volata avrebbe già un mezzo piedino sul podio di Parigi.

da Nantes, Francesco Cerruti
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