| 18/06/2011 | 09:23 Francesco Moser, un’idea sana, un concetto robusto, il cognome di un ciclismo giusto che parla di uomini e sentimenti, compie 60 anni domenica. 273 vittorie su strada in 16 anni (dal 1973 al 1988) di professionismo, primo italiano nella graduatoria mondiale dei plurivittoriosi di sempre, dopo Merckx e Van Looy, Moser resta l’ icona più popolare, con Felice Gimondi, del ciclismo italiano. Trentino di Palù di Giovo, quarto ciclista «pro» di una famiglia montanara, cominciata col «vecio» Aldo, un fisico potente, atleta da pista e da classiche, iridato dell’inseguimento a Monteroni 1976, campione del mondo su strada a San Cristobal nel 1977, con due piazze d’onore ad Ostuni nel ’76 ed al Nurburgring nel ’78, tre volte campione d’Italia, Moser si è imposto tra l’altro in tre «Roubaix» consecutive, dal 1978 al 1980, nel «Lombardia» 1975 e 1978, nella «Sanremo» 1984, e ha in bacheca, da vincitore a tavolino, la Parigi-Tours 1974 e la Freccia Vallone 1977, per squalifica all’antidoping rispettivamente di Karstens e Maertens. Sei volte sul podio al Giro, secondo nel 1977, nel 1979 e nel 1985, terzo nel 1978 e nel 1986, Moser si aggiudicò la Corsa Rosa nel 1984, scavalcando nella crono conclusiva di Verona, con l’utilizzo innovativo delle ruote lenticolari, il francese Laurent Fignon. Nell’unico Tour de France corso, nel 1975, riuscì ad indossare per una settimana la maglia gialla, imponendosi in due tappe, con il cronoprologo iniziale di Charleroi: due secondi su 'roi' Merckx. Fu recordman dell’ora, sotto la guida del professor Conconi, demolendo il primato storico di Eddy Merckx, il 19 gennaio 1984 a Città del Messico, infrangendo il muro storico dei 50 km/h.
C’è un momento che la emoziona ancora, tra tanti trionfi? «Sono tanti, hai voglia, e restano giovani, anche se passano gli anni. Lo so, il primo record dell’ora fu una festa nazionale, un tricolore dovunque. Ed anche la prima ”Roubaix”, quella del 1978, vinta in maglia iridata. Venivo da due secondi posti, l’ultimo, assurdo, nel 1976, dietro Marc Demeyer. Ma io vedo ancora e sempre primo il Giro d’Italia conquistato nel 1984. Vincere il Giro, quando hai 33 anni e davvero disperavi di poterne un giorno vincere uno, e poi all’ultimo giorno, da solo contro il tempo, ti batte il cuore ancora...». E la delusione più grande? «Qui, non ci sono dubbi: dico il Nurburgring 1978. Io, quel Mondiale, l’avevo vinto sino a due metri dal traguardo. Certo, oggi che Gerrie Knetemann, l’olandese che mi fregò e ci mise più del cuore, non c’è più, forse non mi dispiace più tanto. Per lui, poverino, un bravo ragazzo. Ma per quel Moser lì, che andava così forte quella domenica, mi fa rabbia ancora. Non c’era storia, sai, ma fu un destino». L'avversario preferito, fra tanti campioni incrociati sulla strada? «Un debole per Hinault, che pure mi ha sconfitto in tanti momenti amari, l’ho sempre avuto. Un campione vero, Bernard. In corsa. Ed un uomo vero, egualmente, leale, anche fuori corsa». L’avversario meno gradito? «Non ho bisogno di suggerimenti: Saronni, senza dubbio. Un po’ per il dualismo che naturalmente si creò in Italia fra noi due. Ma anche per quelle differenze caratteriali, io montanaro, lui metropolitano, io generoso, lui speculatore, che esasperavano il confonto. E poi, garantisco, che con Beppe Saronni era un bel numero trattare, era scomodo, anche scesi dalla bicicletta. Meglio il pavè». Un traguardo di giornata che le mette ancora i brividi? «Quell’arrivo a Napoli, in piazza Plebiscito, la cronometro Caserta-Napoli del Giro ’79, io in rosa. La gente che ti toglieva il fiato e la prospettiva, scendendo da Capodichino, e ti abbracciava quasi fisicamente. Mai visto uno stadio da ciclismo come quello». In una dinastia di ciclisti siglata Moser, c’è in gruppo, oggi, anche suo figlio Ignazio. «Non è un vizio, è una virtù di famiglia, ’sta bici. Come la campagna, come la tradizione. Ignazio è bravino, però intanto gli ho detto di completare gli studi quest’anno. E di andare avanti diritto, senza scorciatoie. Poi si vedrà. Certo, che una ”Roubaix” da juniores, già l’ha portata a termine». Una grande festa, domenica, per i 60 anni... «Sì e innanzitutto una pedalata benefica per la Valle dell’Adige. Con Gimondi, Simoni, Adorni, Fondriest, tanti amici, uno sport che ti dà anima, tanta gioia. Con il dolore dell’assenza tra noi di mio fratello Enzo, morto per un incidente con il trattore tre anni fa. Enzo era stato il primo Moser, prima anche di Aldo, ad indossare una maglia rosa, nel 1964. Ricordatevi anche di lui, sempre, non solo di me».
Ne approfitto per augurare a Francesco buon compleanno e per ricordare i momenti in cui (nel 1971) da dilettante, ha corso con lui. Indimenticabile un "Carteuropa" a Marlia (Lucca) con Moser vincitore con 4' su Giaccone e Riccomi.
Io, ero uno dei "ragazzi" della Triplex (..gli scalatori... ricordi, Francesco?). Oltre allo scrivente, nella Triplesx, vi erano Bogo, Giroli, Giaccone, Bellaria, Cerchiaro, Picat Re...
Insieme agli auguri di buon compleanno, rammento che la nostra classe, il 1951, un'annata che di talenti ne ha espressi tanti: Borgognoni, Battaglin, il povero Knetemann e Francesco da Palù di Giovo; senza dimenticare la penna di Beppe Conti, che pure ha avuto un ottimo passato come corridore ciclista.
Ancora auguri!
gianni cometti, Cureggio (Novara).
CICLISMO GIUSTO..
18 giugno 2011 13:52ale63
IL GIRO DEL 1984 PORTATO VIA AL POVERO FIGNON... SULL' ARGOMENTO CONSIGLIO LA LETTURA DEL LIBRO SCRITTO DA LAURENT "ERAVAMO GIOVANI ED INGENUI", CAPITOLO "LA TRAGEDIA DELL'ARTE".. CHE FIGURA DI M ABBIAMO FATTO IN QUELL'OCCASIONE NOI ITALIANI... ALTRO CHE CICLISMO GIUSTO... ALE
un ciclismo tutt'altro che giusto
18 giugno 2011 14:30pickett
Nessuno mette in dubbio le doti di Moser,il suo tris alla Roubaix resterà nella storia dello sport italiano.Ma bisogna aggiungere che rubacchiò un Giro in modo discutibile,e spalancò le porte al doping "scientifico." Nel 1983 era stra-finito,poi arrivò Conconi...
MA CI SARA'
18 giugno 2011 17:47jaguar
ma ci sarà qualche corridore che è di vostro gradimento?
X picket
18 giugno 2011 19:11Vincent
Sempre pronto quando ce da dire la sua ma sempre in negative mai dei commenti di complimenti per i campioni che anno fatto la storia di questo sport .Ricordo a Signore Picket che MOSER e stato rubato d un Giro quando vince il belga Polentier con il famoso trucco del urine sistema di tube per ingannare i controlli e stato scoperto al Tour perché avrebbe vinto anche il Tour quello anno .
Intanto la federazione che sapevano che aveva rubato il Giro non anno fatto niente e MOSER arrivo secondo a quello Giro e poi l apertura al doping ma cose sta dicendo al epoca non era proibita la metodi del Prof Conconi che seguiva MOSER e poi che cosa credete che Merckx e tutti altri andavano tutti a pane e acqua ma basta con queste critiche non avete fatto la scoperta del acqua calda chi sconoce quello ambiente lo sa non serve a dire sempre le stese cose Andate a vedere altri sport che fanno i belli su la pela del ciclismo non ce un sport controllato comme il sicilsmo pero anno più soldi più tutela e basta .
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