TURCHIA. Mirac Kal, l'eroe di un popolo

| 27/04/2011 | 12:42
Mirac Kal due giorni fa ha segnato un primato storico, che per molti non varrà nulla, ma per lui e un paese intero è una grande conquista.
Il corridore della Konya Torku Seker Spor-Vivelo nella Kusadasi-Turgutreis ha conquistato il miglior risultato per un ciclista turco al Presidential Tour of Turkey dal 2008, anno in cui la corsa è stata aperta ai migliori ciclisti al mondo. 9° nell'ottava tappa del 2009, quando correva per la nazionale turca, nella seconda di quest'anno ha guadagnato una posizione chiudendo 8°.
Chi è Mirac Kal?
«Un ragazzo di 23 anni di Konya, corridore da dieci anni. Oltre che buon velocista, insegnate di educazione fisica nelle scuole elementari. Grande appassionato di ciclismo, che ha l'ambizione di far crescere nuovi talenti per il futuro a due ruote del suo paese».
Qual è il risultato più importante che hai ottenuto fino a oggi?
«Nel 2005 sono stato Campione Balcanico; il piazzamento dell'altro giorno però conta molto, forse ancora di più di quel titolo. Non ero mai riuscito prima d'ora ad arrivare nei primi dieci con grandi velocisti».
Una persona fondamentale per la tua professione?
«Senz'altro il mio presidente Recep Koavk, che crede molto nelle mie possibilità».
Cosa rappresenta il Giro di Turchia per un turco?
«É un appuntamento importantissimo per la visibilità che possono avere i nostri sponsor (tra cui il maglificio italiano Giordana, ndr) e per il confronto che noi atleti possiamo avere con colleghi più esperti e di alto livello».
In questa edizione del TUR cosa vorresti raccogliere?
«Punto all'ultima tappa con arrivo ad Alanya, la mia preferita. É totalmente piatta, adatta a un velocista come me. Sarei soddisfatto se riuscissi ad arrivare nei cinque, nel 2009 nella stessa tappa sono arrivato 9°».
Com'è il ciclismo in Turchia?
«É uno sport nuovo, che sta acquisendo anno dopo anno popolarità, ma che non può essere paragonato al calcio, seguitassimo quanto in Italia. I calciatori guadagnano cifre folli, noi ciclisti poco poco. Il movimento nazionale sta crescendo molto. Pensa che il mio team e la Manisasport sono le prime vere e proprie squadre (continental) turche e sono nate quest'anno».
Sei mai stato in Italia?
«Sì, per correre. Sono andato a Varese nel 2008 per i mondiali Under 23 e l'anno precedente di passaggio per gli Europei di Mendrisio».
Ti piacerebbe un giorno correre in una formazione straniera, perché no italiana?
«Sicuramente. Le vostre squadre sono molto professionali. Apprezzo la Liquigas, in particolare Francesco Chicchi, che ho conosciuto l'anno scorso proprio qui in Turchia».
Un tuo sogno?
«Vincere un mondiale».

Giulia De Maio
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