Quarant'anni fa, Jean Pierre Monseré...

| 16/03/2011 | 10:59
Ci sono valori tenacemente difesi nella vita di un uomo. Ce ne possono essere anche nel fondo degli anni di chi, come noi, al ciclismo continua a dedicare un affetto in verità superfluo. E ricordare così, prima che volga la notte e scada il tempo dovuto, che 40 anni fa, il 15 marzo 1971, moriva tragicamente nella traiettoria di una carriera di campione Jean Pierre Monserè, vestito giustappunto della maglia iridata conquistata l'anno prima a Leicester giovanissimo - come l' Armstrong del '93, o giù di lì -, ci sembra un omaggio allo sport in assoluto. Questo sport di valori, diteci voi perchè, dove sentiamo stranieri Ibrahimovic e Contador, Riccò e Galloppa, Gattuso e Rjis, presi alla rinfusa.
Monserè era il futuro sfrontato da vivere, la Flandria per noi, di un ciclismo fiammingo sospeso fra Merckx e De Vlaemick, e dove altrove Gimondi e Zoetemelk ed Ocana erano l' alternativa nobile.
In una stagione famelica e senza memoria, come quella del ciclismo e dello sport di oggi, la tragedia di Monserè falciato in corsa, in quel Gran Premio di Retie, da una Mercedes guidata da una donna in controsenso, resta tuttora la più romantica delle emozioni. Per un ciclismo chiamato tuttora destino, se solo 4 anni dopo, suo figlio Giovanni, a 7 anni, su una bici da bimbo, moriva nello stesso modo, a Rumbeke. La sorte era rivolta, certo, dalla parte opposta. "Come papà". Ma il cielo è vostro.
 
Gian Paolo Porreca
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COMMENTI
Ricordare "Gepi" Monserè
16 marzo 2011 11:40 Bartoli64
Egregio Dr. Porreca,

desiderLo ringraziarLa per il grazioso cadeau che ci ha offerto ricordando la figura dei “Gepi” Monserè a 40 anni dalla sua prematura quanto tragica scomparsa.

Monserè era un campione di valore assoluto, un autentico “veltro”, difficile da staccare in salita, velocissimo allo sprint, spregiudicato nei sui attacchi che, però, arrivavano sempre a ragion veduta ed al momento giusto e con i quali, il più delle volte, “castigava” letteralmente gli avversari.

Leggero di tronco ma molto potente di gambe, il ragazzo belga aveva meritato pienamente di vestire la Maglia Iridata e chissà a cosa poteva ancora arrivare se una sorte maligna e beffarda non lo avesse strappato ai sui cari ed al mondo del ciclismo….. chissà.

Certo è che, sia Merckx, sia De Vlaeminck e tanti altri, avrebbero vinto molto di meno con un talento così tra le ruote.

La vita, si sa, è spesso beffarda e finanche crudele con persone che non meritano proprio tanta disgrazia.

Spero che adesso, al di là di quanto potevano giustamente ottenere dalla vita, Jaen Pierre Monserè ed il suo piccolo Giovanni riposino finalmente in pace, laddove il dolore e la sfortuna non possono più entrare.

Bartoli64

Ricordo questo grave incidente
16 marzo 2011 14:05 lorianoclubbasso
Mi associo alle belle parole e al ricordo per questo formidabile CAMPIONE,anche se ero giovane ricordo questo fatto triste,ma no sapevo della tragica fine del suo povero figlio di 7 anni.Quando una disgrazia colpisce il nostro mondo, la nostra sensibilità prevale su tutto,il Ciclismo siamo noi,una grande famiglia sempre stretta dalla gioie e anche nei dolori.

Loriano Gragnoli DCI

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