Dilettanti. Una Lega di sangue

| 14/03/2011 | 09:36
La richiesta è partita diettamente dai gruppi sportivi e questa è la nota più importante di tutte: «Dobbiamo fare qualcosa per tutelare l’immagine del ciclismo dilettantistico». Una richiesta legittima, intelligente e an­che motivata.
È nata così l’idea embrionale di dar vita ad una Lega Dilettanti: i promotori, infatti, ne hanno parlato con il presidente federale Di Rocco, si sono incontrati tra loro e poi con il presidente della Commissione Salute dottor Luigi Simonetto e il progetto è partito. An­che se l’iter è lungo, difficile e soprattutto non lascia intravedere al momento un punto d’arrivo.
«Sono stati Angelo Baldini e Giuseppe Di Fresco ad alzarsi in piedi, quando ci siamo trovati a Salsomaggiore e a proporre di fare qualcosa - spiega Rossella Di Leo, che ha svolto le funzioni di se­gretaria in occasione dell’incontro svoltosi a Montichiari - per valorizzare il nostro sport che a livello dilettantistico ha un’immagine pessima. Sap­piamo tutti che una nuova immagine passa attraverso un ciclismo pulito e per questo abbiamo chiesto un incremento dei controlli a sorpresa. E allo stesso tempo abbiamo rilevato l’esigenza di avere un’associazione riconosciuta dalla Federazione che raggruppi direttori sportivi, presidenti e organizzatori».
Quindi il primo passo è stato coinvolgere il presidente federale.
«Esatto. E Di Rocco ci ha confermato che creando una Lega c’è la possibilità di essere riconosciuti a livello federale già a giugno oppure a dicembre. Così abbiamo chiesto alla Federazione stessa, che nella Lega dovrà essere rappresentata, di occuparsi di stilare lo statuto».
E quali organizzatori sono stati coinvolti?
«Fino alla riunione di Montichiari, il solo Giancarlo Brocci che, quest’anno, oltre al GiroBio organizzerà anche Eroi­ca e Coppa Italia. Alcuni organizzatori sono stati contattati in seguito e altri ancora lo saranno nelle prossime settimane».
L’argomento centrale della vostra ri­chiesta, comunque, resta quello della lot­ta al doping.
«Argomento imprescindibile, ma sul quale ci sono ancora molti passi avanti da fare. La prima proposta che abbiamo ricevto da parte del dottor Si­mo­netto è stata quella di un progetto biologico che controllasse un tot di corridori per un tot di squadre. Ma chiaramente l’abbiamo respinta, perché abbiamo chiesto controlli sulla totalità dei corridori e delle squadre, ma su questo discorso c’è ancora molta incertezza».
In che senso?
«Nel senso che ci hanno pavenato un impegno economico, ma abbiamo bisogno di conoscere nel dettaglio quanto dovremo pagare e per cosa dovremo pagare: a tutt’oggi però non c’è un protocollo definito che regoli esattamente l’applicazione del profilo biologico. Per intenderci: cosa accade quando un atleta viene trovato fuori norma? E le squadre accetteranno il patto proposto di non tesserarlo più?».
Ma qui si parla di profilo biologico e non dei controlli a sorpresa che voi avete chiesto.
«Simonetto ci ha detto che i soldi per i controlli a sorpresa non ci sono, mentre in una seconda riunione a Mon­ti­chiari ci è stato detto che il Coni ha tem­po e soldi per i controlli a sorpresa, perché altri sport li hanno rifiutati».
E quale situazione vi ha proposto allora Simonetto?
«Quella di iscrivere i corridori alla lista degli atleti di interesse federale, soluzione che prevede la possibilità di accedere ad un profilo biologico complesso».

E allora, in attesa che la Lega Dilet­tanti muova i primi passi e chiarisca la propria posizione anche nei confronti della Associazione Dilettanti presieduta da Giuseppe Damilano, che è tornata a dar segni di vita, cerchiamo di capire qualcosa di più sul profilo biologico dalle parole del dottor Luigi Si­monetto, presidente della Commis­sio­ne Salute della Federazione Ciclistica Italiana.
«Ovviamente posso parlare della parte dell’iniziativa che riguarda la salute e non su quella istituzionale. Confermo che l’iniziativa è partita dalla volontà delle squadre di intraprendere un percorso di trasparenza per uscire dal co­no d’ombra di criticità che il movimento dilettantistico sta vivendo. E in quest’ottica la decisione di istituire la Lega significa scegliere di dare a tutti le stesse regole. Il progetto trasparenza si è rapidamente esteso a tutte le società e rappresenta un grido di aiuto e una dichiarazione di disponibilità per superare un momento difficile. Negli ultimi due anni, il GiroBio ha proposto un mo­dello di riferimento che è stato ac­colto con favore e che si vuol mutuare per la Lega, offrendo agli organizzatori la discrezionalità di accettare alle proprie corse squadre e corridori che ab­biano assolto ad un certo numero di regole. Con la Commissione Salute che diventa il braccio tecnico di questa volontà delle squadre».
Come intendete procedere?
«Il primo passo è quello di recepire il regolamento già esistente, che prevede la possibilità di iscriversi in un ranking di atleti di interesse nazionale, che va dagli Juniores fino agli Élite. Qualun­que atleta può essere inserito in questo ranking in qualsiasi momento».
Come saranno coinvolte le società?
«Soprattutto attraverso la figura del medico sociale che sarà chiamato a realizzare esami più approfonditi ri­spetto al solito e a completare un quadro più articolato. E su questi dati la Com­mis­sione può decidere di effettuare indagini più approfondite in occasione di certe gare».
E quale linea si sceglierà per la valutazione dei dati?
«È fondamentale che le società compiano un secondo passo e diano la di­sponibilità ad accettare le regole d’ingaggio proposte dal GiroBio, regole che saranno adottate ovviamente da altre gare. Se vi fossero parametri che non convincono, si procederebbe con approfondimenti di indagine. In so­stanza, questo sistema alza notevolmente il livello di attenzione ma non bisogna nascondersi che si tratta di un’operazione difficile, per la quale so­no richieste risorse materiali ed una organizzazione da attuare».
Quanti corridori potreste monitorare?
«La domanda è pertinente, ma la tecnologia per fortuna ci viene in aiuto. Dal 2000 la Federazione, prima al mon­do, dispone di una cartella informatica che raccoglie tutti i dati di ogni atleta. Ora di questo programma è stata realizzata la seconda versione che ci ha consentito di importare tutti i dati in ar­chivio e al tempo stesso di aggiornare con facilità le schede personali. Il corretto inserimento dei dati da parte dei medici sociali, consentirà di visualizzare rapidamente i grafici dei valori stessi e quindi di identificare eventuali anomalie, dalle quali far partire indagini più approfondite».
E i controlli a sorpresa richiesti dalla società?
«Questo è uno dei punti che hanno rischiesto una doverosa puntualizzazione da parte nostra: la prevenzione al doping, quella che noi proponiamo, è una cosa ben diversa dai controlli antidoping che restano di competenza della Wada e, in Italia, del Coni».
Avete informato l’Uci delle vostre iniziative? Che reazioni avete avuto?
«Tasto dolente. Nonostante da due anni la Commissione Salute stia cercando di coinvolgere l’Uci, la risposta è sempre stata di scarso interesse e non è mai andata aldilà di alcune dichiarazioni generaliste. Lo scorso anno, poi abbiamo proposto alla Commissione Sanitaria dell’Uci uno studio sulla massa emoglobinica degli atleti, sarebbe stato un lavoro unico al mondo: avevamo i fondi e l’impegno di una università tedesca, siamo stati lunghi mesi in attesa di una risposta e alla fine ci siamo trovati con un “no, grazie, non ci interessa”. Anche quest’anno li abbiamo contattati, anche quest’anno abbiamo avuto la stessa risposta».
In quanto tempo sareste pronti a partire con il progetto del profilo biologico?
«In un mese».
Ma le squadre chiedono un protocollo di applicazione.
«Le modalità sono tutte comprese nel regolamento della Tutela della Salute stilato dalla Federazione: lì è già scritto tutto. C’è scritto in cosa consiste il monitoraggio, c’è scritto cosa devono fare le società e gli atleti, c’è scritto che le regole di ingaggio sono quelle già previste per il GiroBio. Cioè che al momento dell’iscrizione ad una gara ogni corridore accetta di essere valutato, con tutto quel che ne consegue».

Paolo Broggi
da tuttoBICI di marzo, in edicola

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