Santoni e Salutini affranti: «Adesso cosa diciamo alla moglie?»
| 15/06/2005 | 00:00 'No, il 'Gallo' no. Sono stravolto, non ho parole. E ora alla moglie cosa dico? Saremmo dovuti andare insieme in Spagna alla corsa, ci andremo per riprendere il corpo Alessio. Cosa posso dire a quella donna?''. E' distrutto Antonio Salutini, uno dei direttori sportivi della Naturino, la squadra di Galletti, il corridore italiano morto oggi in Spagna mentre pedalava sulla salita dell'arrivo della 'Subida al Naranco'. Degli ultimi sette anni di professionismo, cinque Galletti li ha passati sotto la regia di Salutini prima alla Saeco, poi alla Domina e infine con la Naturino: il ds livornese conosce tutto del corridore pisano. ''La sua migliore dote? L' altruismo. E' un uomo squadra, Alessio e' un grande generoso'', dice usando il presente, come non avesse ancora realizzato la morte del suo corridore. Solo dopo una pausa di riflessione il ds torna al passato. ''Era uno ben voluto da tutti - prosegue - Aveva grandi doti umane, in gruppo per tutti era il Gallo. Sempre pronto alla battuta, sempre pronto ad aiutare chi era in difficolta', ha lavorato una vita per gli altri ed era orgoglioso di questo. Mi manchera' la sua presenza, mi mancheranno le sue battute. Due giorni fa era venuto a trovarmi a casa, durante un allenamento. Un saluto, due parole e via. Resteranno nei miei occhi quei momenti. Ho perso un amico. E ora come affronto la moglie?''. La signora Galletti e' in stato interessante ed ha un figlio di nove mesi. Addolorato e' anche Ivano Fanini che con Amore e Vita dette una chance a Galletti per continuare a pedalare in un momento in cui non aveva squadra. ''La morte di Alessio Galletti mi ha sconvolto. Ero legato a lui per le sue qualita' umane e professionali. Nel '98 gli detti fiducia, lui vinse due corse in Francia e in Marocco, si rilancio' e passo' alla Saeco dove fu fido gregario di Cipollini, uno che lo spronava sempre ad allenarsi. Se da una parte fui contento di averlo fatto rinascere, oggi ne sono pentito perche' forse se nel '98 avesse smesso di correre oggi sarebbe ancora vivo''.
Anche Santoni (nella foto) ha la voce di chi non si capacita dell'accaduto: «Ho perso un amico, un ragazzo davvero adorabile. Mi sembra di vivere un bruttissimo sogno, ma so che non potrò svegliarmi».
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