Da Quotidiano.net: Riccò non c'entra niente

| 21/09/2010 | 18:37
Salgono a sei gli arresti nell’ambito dell’operazione antidoping "Cobra red" condotta tra Roma e Rimini dai carabinieri del Nas. I provvedimenti riguardano il ciclista professionista Enrico Rossi, il ciclista amatoriale Giorgio Galli, l’agente pubblicitario (e non, come si era appreso, giornalista) Vanegas Sanchez Nicolas, il farmacista Leonardo Scolpiniti e l’infermiera Chiara Ferri.

"Nell’ambito delle 40 perquisizioni effettuate dai militari - ha spiegato il comandante dei Nas Pierluigi Felli - nelle ultime ore è stato arrestato in flagranza di reato un altro ciclista amatoriale, Davide Panucci, trovato in possesso di circa 80 confezioni di Ormetazepan, un forte farmaco stupefacente". I sei arrestati sono ritenuti responsabili di aver costituito un’associaizone per delinquere dedita al traffico illecito di sostanze dopanti, utilizzate da atleti appartenenti a squadre di ciclismo professionistiche e dilettantistiche e da sportivi frequentatori di palestre al fine di incrementare le proprie prestazioni agonistiche.


Nel procedimento sono inoltre indagati in stato di libertà, per i medesimi reati, altre 35 persone, tra cui: sei ciclisti professionisti, 15 ciclisti amatoriali, 2 medici sportivi, un preparatore atletico, un massaggiatore, 2 farmacisti e 4 frequentatori di palestre.


Secondo gli investigatori dei Nas al centro dell’organizzazione c'era proprio Enrico Rossi, residente a Torriana, nome di battaglia “red”, ciclista professionista 28enne della società Ceramica Flaminia-Bossini di Rieti, risultata completamente estranea alla vicenda. Enrico è il fratello di Vania Rossi, ex campionessa italiana di mountain bike nel 2009, a gennaio risultò positiva ad un prima analisi poi ripetuta con esito non negativo, e convivente di Riccardo Riccò, corridore di Formigine (Modena) che ha in passato subito una squalifica di due anni per doping, risultato però estraneo all’associazione smantellata oggi dai Nas.

Secondo la ricostruzione di militari, sono tre i canali attraverso cui il corridore si procurava le sostanze dopanti: tramite un’infermiera, 28enne, che lavora in un ospedale pubblico sulla prenestina a Roma, un farmacista residente in Calabria ma domiciliato a Roma e lavora all’Ostiense, e un ciclista amatoriale 41enne di professione operaio, anche lui di Torriana.L’infermiera e il farmacista approfittavano del loro lavoro per procurarsi, all’insaputa delle strutture i farmaci, mentre l’operaio-ciclista oltre a farmacie romagnole, istituti zootecnici, usava internet per comprare farmaci dopanti anche rari in Italia e all’estero.

A tenere i contatti con i tre fornitori un 26enne di origine colombiana, ex ciclista professionista, pr nei locali di Roma che scrive per giornali online di ciclismo. Ma era Rossi, secondo i militari a fare delle vere e proprie ordinazioni, preparando dei foglietti con l’elenco dei farmaci richiesti, le varie tipologie, con allegati i programmi di allenamento, liste compilate dopo essersi consultato con medici sportivi e preparatori atletici. Le consegne poi avvenivano spesso di notte, anche con passaggi al volo dai finestrini delle macchine.

Le indagini sono partite a settembre 2009, quando uno dei preparatori atletici di Riccò va dai carabinieri del Nas di Perugia e dice di aver ricevuto sul suo cellulare alcuni sms con cui ignoti, che si firmavano “cobra” - nome di battaglia di Riccò - o Ricky R., chiedevano consigli sull’assunzione di dopanti. Il preparatore temeva che fossero manovre per screditare Riccò in vista nel suo rientro. I Nas accertano che i messaggi non arrivano dal telefono del corridore, ma scattano le intercettazioni telefoniche. Così “e’ emerso che alcuni atleti, molti professionisti, soprattutto ciclisti, erano stabilmente dediti all’assunzione di sostanze a contenuto dopante”. A giugno sono scattate le prime perquisizioni, a casa del farmacista e dell’operaio-ciclista, dove i Nas hanno sequestrato 150 confezioni di specialità mediche e dopanti, soprattutto anabolizzanti, epo, antinfiammatori usati sui cavalli, eccitanti, ormoni della crescita e sostanze ad effetto mascherante che, diluendo le urine, sono in grado di eludere i controlli sportivi.

Secondo i militari quasi tutte le sostanze erano di Rossi, mentre l’operaio era solo il custode. Stamattina i 150 militari impegnati nell’operazione Cobra red hanno anche eseguito 40 perquisizioni tra Roma, Rimini, Forlì, Cesena, Modena, Prato, Bergamo, Reggio Emilia, Milano, Pistoia, Parma, Latina, Perugia e Bari. In un’abitazione i militari hanno anche trovato una tenda ipossica, una pratica dopante alternativa, illegale in Italia: una tenda dove, secondo i Nas, Enrico Rossi, dormiva e si allenava simulando un ambiente di alta quota. Il quantitativi di sostanze dopanti sequestrati oggi sono in corso di quantificazione ma, “sono ingenti”.

“L’operazione fa parte di una più vasta strategia operativa dei Nas sempre più impegnati nella lotta al doping nello sport,dove alcuni atleti anche professionisti usano sostanze dopanti per alterare prestazioni e competizioni, commettendo non solo un reato e mettendo in atto un comportamento contro l’etica sportiva ma anche mettendo a rischio la salute”, ha spiegato il colonnello dei Nas di Roma Pierluigi Felli - aggiungendo che “sempre più spesso in queste indagini si contano sportivi amatoriali e frequentatori di palestre”.

Fonte www.quotidiano.net

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COMMENTI
Aspettiamo il domani
21 settembre 2010 19:23 velo
Tutto è nato da Riccò, poi abbiamo conosciuto la compagna, lo scuocero che giustifica le qualità del figlio e per ultimo il cognato. Se torniamo indietro di qualche mese leggiamo le interviste propio di Rossi nei confronti di Riccò.
C'è un detto cane non mangia cane oppure la torta la si divide. Personalmente dico di tutte queste persone farei un sacco da buttare nella spazzatura o meglio nell'inceneritore.

ma quale professionista...................
21 settembre 2010 19:49 SERMONETAN
vanegaes era mezzo dilettante ultimo anno con la ceramica pagnocelli,e prima ancora nelle marche la centri della calzatura di torresi

lupo
21 settembre 2010 20:19 prototipo
il lupo perde il pelo ma non il vizio se invece di 2 anni gliene dessero 6 o 7 almeno non tornerebbero più a rompere i co.....i

GUSTO DUBBIO
21 settembre 2010 20:23 stargate
Personalmente trovo di dubbio gusto (meglio: pessimo) aver denominato l'operazione "Cobra Red", dando la stura così, ad una prima lettura, ad una serie di sospetti anche su Riccò che, nella vicenda, riveste solo il ruolo di "cognato" di Rossi.

Riccardo tieni sempre la guardia alta..
21 settembre 2010 21:11 GRIMPEUR82
Bravo Riccò ad autotutelarsi con questa efficace difesa, deve stare lontano da questa gentaglia. lui può vincere e dare emozioni senza nessun aiuto esterno!
Proprio quando cerca in ogni modo di lasciarsi alle spalle quel momento negativo lo pugnalano o lo adulano..
comunque è incredibile che la squadra di Rossi non sapesse niente di ciò che combinava questo corridore..
Ho notato che durante tutto l' anno i due hanno seguito due calendari differenti..certo avendo caratteristiche tecniche agli antipodi è legittimo, forse però qualcosa era trapelato tra le quinte..

Triste Storia
21 settembre 2010 23:00 ev
Riccardo se volete ha tutti i più brutti difetti, è anche antipatico, e forse anche nella scelta della gente che gli deve stare a fianco lascia molto a desiderare (vedi anche le ultime viciende sul trasferimento).
Ora stiamo a vedere come si sviluppa questa vicenda, però da quello che leggiamo in questo servizio che sembra essere estraneo, avere denominato l'inchiesta con "Cobra" è alquanto assurdo e quindi forse un pò di persecuzione verso Riccardo ci può essere oltre ad escluderlo dalle grandi competizioni ora gli intitoliamo le inchieste giudiziarie, questa è la stessa strada persecutoria fatta con un altro corridore e sappiamo tutti come andò a finire.

vai riccò
21 settembre 2010 23:04 camionista58
lasciate stare riccò,quando è toccato a lui era giusto parlare di lui ora basta screditarlo.è un campione scomodo a qualcuno fose doveva confessare meno .forza riki

FINALMENTE
22 settembre 2010 11:45 orsetto
Noto che piano piano alcuni cominciano a parlare di persecuzione nei confronti di Riccò che nominano anche quando non c'entra nulla. Incredibile il nome che hanno dato all’inchiesta ed il titolone della Gazzetta dello Sport: “ Hanno arrestato il cognato di Riccò” e qualcuno vorrebbe fare i complimenti a Zomegnan!.Già lo hanno scritto, mi sembra Bric ,e concordo…… la fesseria più grande Riccò l'ha fatta quando ha collaborato con i giudici ed ha fatto dei nomi , doveva far come ha fatto e suggerito l’on. DellUtri.Negli ambienti del malaffare questo non viene sopportato anche perché con tutti i soldi che girano è facile infiltrarsi ovunque anche in alto loco .Ora ne sta pagando le conseguenze….Tutti gli altri ,compreso Basso , si sono ben guardati dal collaborare ed ora tutti li osannano…..per ringraziarli dello scampato

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