Tragedia Cavorso: parla il direttore sportivo Gavilli

| 26/08/2010 | 21:39

FIRENZE.- La tragedia che è costata la vita al non ancora quattordicenne esordiente Tommaso Cavorso, ricorda drammaticamente quella avvenuta il 22 novembre dello scorso anno e che costò la vita sempre durante un allenamento, al diciottenne campione italiano juniores a cronometro il pistoiese Antony Orsani, scontratosi contro un auto nei pressi di Vinci. Siro Gavilli, fiorentino della zona di Campo di Marte, personaggio conosciuto nel ciclismo per essere stato in passato un ottimo corridore con numerose vittorie al suo attivo, è uno dei direttori sportivi della squadra esordienti dell’Aquila Ganzaroli di Ponte a Ema. Distrutto dal dolore ci racconta quello che è successo dopo aver parlato per telefono con il suo collega Giovanni Ducci, altro direttore sportivo della formazione fiorentina come il giovane Stefano Ballerini, che come hanno fatto diversi altri atleti, dopo aver indossato la maglia della società di Ponte a Ema è voluto restare in società. Ducci, era alla guida dell’ammiraglia che seguiva l’allenamento della squadra esordienti della quale faceva parte Tommaso, lungo il tratto di strada che unisce il Mugello alla Valdisieve.

“ Erano tutti assieme – dice Gavilli affranto dal dolore – quando Tommaso ha provato a scattare, come capita tra i ragazzi durante gli allenamenti. Ha guadagnato un po di vantaggio e subito dopo si è verificato il tragico incidente “.

Nessuno dei suoi compagni, quando dopo qualche secondo sono transitati dalla zona dell’incidente lo ha notato.

“ Proprio così, tanto che i compagni di squadra del povero Tommaso e l’ammiraglia della società sono transitati dal punto dove è avvenuto il tremendo impatto notando solo dei vetri sull’asfalto, Tommaso era volato fuori strada e con lui la bici. Solo un’automobilista più avanti ha raggiunto il gruppo dei ragazzi e l’ammiraglia informando di quanto era successo “.

Attuale presidente dell’Aquila Ganzaroli, società fondata nel 1927 e che ha avuto come atleta il grande Gino Bartali (la prima maglia di Ginettaccio è stata quella bianconera della società di Ponte a Ema, della quale poi fu nominato presidente onorario) è Renato Masini, ruolo che ricopre da un paio di stagioni dopo essere stato per decine di anni direttore sportivo. Ha vissuto gli ultimi minuti di vita di Tommaso all’ospedale di Careggi, assieme ad altri dirigenti, ai familiari e parenti del giovanissimo di Vicchio.

“ Speriamo che Tommaso ce la faccia, è appesa a un filo la sua vita “. Non è stato così dopo mezzora la sua morte ed il presidente di una delle società storiche del ciclismo nazionale è distrutto dal dolore.

“ Non ho parole, non è possibile morire così. C’era gioia e felicità nella squadra che si allenava per la corsa di domenica a Casenuove di Empoli, per la nostra società  un dolore immenso. A proposito voglio soltanto aggiungere che domenica mattina avremmo dovuto organizzare la gara per allievi a Le Palaie di Pelago, località tra l’altro non molto distante dal luogo dell’incidente e c’erano 85 corridori iscritti, ma naturalmente la manifestazione è stata annullata, è il momento solo di piangere Tommaso con i suoi genitori “.

                                 ANTONIO MANNORI

 

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COMMENTI
CORRONO TUTTI
26 agosto 2010 22:52 bric
Corrono tutti come dei pazzi ed i ciclisti proprio non li vedono,e pensare che hanno fatto recentemente una legge che punisce aspramente i ciclisti che non rispettano le norme e sembra quasi che i problemi vengono creati da loro che con la propria bici occupano appena 10 centimetri di spazio ed ogno volta che escono per un giro non sanno ami se ritorneranno a casa....i SUV invece!!!!! non mi meraviglio di ciò che è successo a questo povero giovane campioncino,si allunga la lista dei corridori investiti ( ma questo avviene anche ai comuni ciclisti ed ai cicloamatori).Fanno le leggi ma chi le rispetta? e chi le fa rispettare?Le contravenzioni sono sempre le solite( divieto di sosta in massima parte ovvero quelle facili da fare ed eccesso di velocità per qualche chilometro evidentemente quelli che vedo io sfrecciare a 180 all'ora hanno le targhe false?Tante condoglianze ai genitori ed un saluto a tutta la squadra ...e forza!!!!!

Sacrificio immenso
27 agosto 2010 00:44 LorenzoFiuzzi
Il sacrificio di Tommaso non deve rimanere vano, ma fare capire che le società debbano disporre di circuiti chiusi al traffico dove potersi allenare senza questi assurdi pericoli.
Il ciclismo non è più uno sport in cui ci si può allenare sulle strade normali, perchè la stragrande maggioranza degli automobilisti non rispetta il codice e le forze dell'ordine sono completamente assenti.

manca anche questo
27 agosto 2010 14:46 gianni
...e servono anche piste ciclabili o comunque delimitazioni per bicicletta. Sarebbe comunque già molto rispetto al nulla di tante zona d'Italia.
Insomma! In tutta Europa ce ne sono, ma qui sempre a crogiolarsi di essere i migliori e poi manca quello che deve funzionare nella quotidianità.
gianni

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