Guardando in Giro. Aldo Sassi, il maestro

| 30/05/2010 | 09:41
C’è anche lui al Giro, il motivatore di atleti e di se stesso. L¹uomo che ama la sfida e non teme di affrontarle. Il preparatore che sogna la vittoria di Ivan Basso ma anche il podio di Cadel Evans. Aldo Sassi è al Giro d’Italia. È arrivato l’altra sera, dopo la tappa del Mortirolo, e si è rifugiato a Bormio, a casa di amici. «Ho visto proprio un gran bel Giro e quello che più mi conforta e mi riempie il cuore e vedere che questo Giro ha il volto credibile di atleti credibili», ci dice il direttore del Centro Mapei Sport di Castellanza.
Ieri Aldo Sassi ha seguito il tappone del Gavia davanti alla tivù. «Si vede meglio, ci si stanca meno», dice lui, che da qualche mese lotta contro un male carogna che lui è certo di rimandare al mittente. Un cancro al cervello, che sta combattendo con una grinta degna di un Basso o di un Evans: i suoi allievi migliori. «Le cure proseguono, gli effetti si vedono e si sentono: ho fiducia nella scienza, nella ricerca e nei medici che sanno fare oggi cose  eccezionali». E pensare che anche loro, i medici, hanno fiducia il lui: tosto come pochi, arrendevole come nessuno.
Lui, Aldo Sassi, guarda avanti. «Mi piacerebbe vedere anche Cadel sul podio...». Un obiettivo difficile, ma non impossibile, reso complicato solo da fattori esterni (febbre e dissenteria), che l’hanno rallentato in una giornata cruciale.  Guarda avanti Aldo. Convinto come pochi, determinato come nessuno. «Vedrai, anche al Tour i miei ragazzi saranno protagonisti. Oltre a Ivan e Cadel ti faccio un altro nome: Michael Rogers. Vedrai se sbaglio». Aldo è deciso e convinto, come pochi. Tra una vita da difendere con i denti e la gioia di ragazzi fantastici che lo aiutano a vivere.

Guardando in Giro, rubrica de Il Giornale
a firma di Pier Augusto Stagi
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